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I jihadisti accorrono in massa in Siria

I soldati fedeli al presidente Bashar Assad hanno riconquistato il terreno perduto a Midan e Mezze e altri quartieri della capitale Damasco ponendo fine all’attacco massiccio dei ribelli conosciuto «Il Vulcano di Damasco». Ripresa anche Barzeh, dice l’agenzia Reuters, dove i militari, giunti con almeno 20 carri armati, poi avrebbero giustiziato sommariamente una ventina di giovani accusati di aver aiutato i ribelli. Da ieri però le truppe governative devono affrontare l’offensiva dei ribelli «al Furqan», ad Aleppo, la seconda città del paese. Per ore si è combattuto intorno ad una sede della polizia e delle forze di sicurezza. Vicino Aleppo i ribelli hanno catturato una base militare e annunciato di aver preso il controllo di un altro posto di confine.
E’ un mordi e fuggi quello che attua il cosiddetto “Esercito libero siriano” (Els), la milizia ribelle finanziata ed armata da vari attori regionali (e non solo), di cui fanno parte anche migliaia di jihadisti provenienti da diversi paesi e che hanno formato reparti di mujahedin sempre più consistenti ed armati (grazie a fondi che starebbe mettendo a disposizione «privati» sauditi, iracheni e kuwaitiani). La stampa e le agenzie internazionali riferiscono che altre migliaia di jihadisti stanno affluendo in Siria, passando tra Turchia, Iraq e Giordania. Ieri è stata annunciata la nascita della Brigata «al Tawhid», che è solo l’ultima delle decine di formazioni di orientamento islamista che compongono l’Els.
La lotta contro Bashar Assad assume sempre di più le caratteristiche di una guerra santa del sunnismo radicale contro il regime alawita (sciita) di Assad e, in senso di largo, contro quella Mezzaluna sciita che si era levata negli anni scorsi con la crescita dell’influenza iraniana in Medio Oriente, con grave sgomento delle petromonarchie del Golfo. Oggi dovrebbe partire una raccolta di fondi straordinari in Arabia saudita a favore dei «fratelli in Siria» (i ribelli) e Riyadh conta di organizzare ad agosto un vertice di paesi islamici “contro la sedizione”, al quale certo non verra’ invitato lo sciita Iran.
Re Abdallah di Giordania, nei giorni scorsi, aveva avvertito che, caduto il regime di Assad, le armi della Siria, a cominciare da quelle chimiche, potrebbero finire nelle mani di al Qaeda che, aveva aggiunto, ha stabilito diverse basi in Siria, così come aveva fatto in Iraq dopo l’invasione anglo-americana di quel paese nel 2003.
Israele invece non vuole che quelle armi passino ad Hezbollah in Libano e il premier Netanyahu ieri è tornato ad avvertire che il suo paese potrebbe intervenire militarmente per impedirlo. Su questo punto il coordinamento tra Tel Aviv e gli Usa è stretto. Washington ha nuovamente ammonito Damasco dal trasferire il suo arsenale chimico, nonostante questa possibilità sia ritenuta improbabile anche da diversi esperti ed analisti americani.
Intanto è salito ad almeno 19mila il totale delle vittime di questi 16 mesi di guerra civile. Ieri la Farnesina ha chiesto di lasciare il paese a tutti gli italiani, due dei quali sono scomparsi mentre cercavano di andare all’aeroporto. Bloccati da uomini armati, di loro al momento non si sa nulla.

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1 Commento


  • aldo

    Ora mi aspetto che anche Radio popolare, che non manca mai di distinguersi per l’appoggio all’occidente guerrafondaio,sospenda le trasmissioni per andare ad unirsi ai cosiddetti ribelli siriani. Che schifo,questa pseudo sinistra fatta di sinistrati.

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