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Duri scontri a Belfast. I dissidenti repubblicani scalpitano

 
E’ di 47 poliziotti feriti il bilancio dei duri scontri avvenuti ieri a Belfast, nel corso di una manifestazione organizzata da alcuni movimenti repubblicani e nazionalisti di sinistra a favore della riunificazione con la Repubblica d’Irlanda delle province sotto occupazione britannica. Lo hanno reso noto fonti della polizia dell’Ulster, che in un precedente comunicato aveva parlato di dieci agenti feriti. Non è dato sapere quale sia il numero di manifestanti feriti.
Il corteo – convocato dalla Rete Repubblicana per l’Unità – è stato attaccato da militanti unionisti (favorevoli all’occupazione di Londra) e ne sono nati cruenti scontri con lanci di pietre, mattoni e bombe molotov. La Polizia contro i manifestanti ha usato anche i cannoni ad acqua.
Gli scontri nelle città dell’Irlanda del Nord sono sempre più frequenti e il processo di pace avviato ormai parecchi anni fa dall’Esercito Repubblicano Irlandese e dalla maggioranza del movimento indipendentista sembra sempre più indebolito dalle conseguenze della crisi economica e dalla mancanza di passi in avanti sul fronte della concessione di un maggiore autogoverno alle province sotto occupazione inglese.
Un passo indietro che non è piaciuto agli ambienti repubblicani più radicali è stata la decisione da parte della polizia nordirlandese – la Psni che ha sostituito da alcuni anni la famigerata Ruc – di prevedere l’intervento della polizia britannica nei casi in cui si verifichino “incrementi di violenza o disordini urbani”. A dimostrazione che di fronte all’impasse nel processo di pace l’egemonia dei movimenti repubblicani ufficiali – lo Sinn Fein in particolare – è messa in seria difficoltà dai gruppi nazionalisti e di sinistra più radicali che le autorità locali trattano sempre più come un ‘problema di ordine’ pubblico.
La galassia dei gruppi dissidenti e critici rispetto alla strategia dello Sinn Fein – che pure negli ultimi anni è stato protagonista di un’ascesa elettorale consistente – è stata finora assai divisa e rissosa. Ma a fine luglio tre diversi gruppi armati repubblicani dissidenti hanno annunciato in una dichiarazione congiunta l’avvio di una “struttura unificata sotto un unico comando”. Nella nuova organizzazione che dichiara di battersi per liberare l’Irlanda del Nord dall’occupazione britannica, sono confluiti tre dei quattro gruppi dissidenti che non hanno accettato gli accordi di pace con Londra o che ne hanno duramente criticato la gestione: la Real IRA, Republican Action Against Drugs e i repubblicani “non conformisti”. La Continuity IRA e il Republican Sinn Féin hanno invece deciso di rimanerne fuori.
Tra gli obiettivi potenziali della nuova sigla le sedi regionali dell’Ulster Bank, i commissariati di polizia e il festival UK City of Culture 2013 di Derry, considerato uno strumento di colonizzazione culturale britannica.
Il gruppo armato non sembra per ora godere nè di una particolare capacità operativa nè di un consistente appoggio popolare, ma lo scontento per l’immobilismo del movimento repubblicano ufficiale e contro l’apartheid sociale al quale sono sottoposti gli irlandesi dell’Ulster cresce sempre di più. Per non parlare delle continue provocazioni da parte dei gruppi paramilitari unionisti. E la scarsa capacità finora dimostrata dallo Sinn Fein di affrontare le varie contraddizioni in termini politici potrebbe far deflagrare una situazione già molto tesa.

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