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Duro scontro tra Pkk ed esercito turco, il capo della Cia ad Istanbul

Sempre più cruenti in Turchia gli scontri tra la guerriglia kurda e l’esercito di Ankara. Almeno 30 persone sarebbero state uccise durante i combattimenti tra i militanti del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) e i militari turchi. Lo scontro sarebbe avvenuto la notte scorsa nei pressi della città di Beytussebap, nel sud-est del paese al confine con l’Iraq.
Secondo Ankara i guerriglieri avrebbero attaccato una colonna dell’esercito turco che avrebbe risposto al fuoco respingendo l’attacco. Il bilancio fornito dalle autorità occupanti è di 20 morti tra i guerriglieri e ben 10 tra i soldati turchi, oltre ad un alto numero di feriti.
Da luglio gli scontri armati nei territori al confine con l’Iraq o addirittura in territorio iraqeno si sono fatti più frequenti e cruenti con un bilancio di molte decine di vittime da entrambe le parti. La Turchia ha aumentato la repressione militare contro la guerriglia kurda in vista di un possibile intervento armato contro la Siria, all’interno del cui territorio le milizie create dai partiti kurdi locali hanno preso il controllo dei territori al confine in base ad un tacito accordo con il governo di Damasco in funzione anti-turca e come forma di dissociazione dalle milizie dell’opposizione egemonizzate da forze estremiste sunnite.

Intanto proprio per discutere di possibili strategie comuni contro il Pkk e contro il governo siriano ieri ad Istanbul è arrivato il capo della Cia David Petraeus. Una visita ‘segreta’ che però è stata annunciata da vari media locali e internazionali senza che sulla questione giungessero smentite.
Scrive l’agenzia di stampa Nena News:
“L’esecutivo islamista del premier turco Erdogan è il più impegnato tra i vari paesi che appoggiano i ribelli sunniti anti-Assad e da tempo insiste per la creazione di una zona cuscinetto all’interno del territorio siriano. La motivazione ufficiale è quella di aiutare i profughi siriani che fuggono dal conflitto e di potere meglio combattere la guerriglia curda che agisce in quella zona grazie anche alla libertà di azione ottenuta dalle autorità siriane (in rappresaglia alla linea portata avanti da Ankara). L’intento però è anche quello creare le condizioni sul terreno per garantire rifornimenti stabili e continui di armi, soldi e di altri aiuti alla milizia dei ribelli, l’Esercito siriano libero, impegnata a combattere il regime e che nel nord ha le sue roccaforti principali.
Una conferma dei piani per la creazione in tempi rapidi di una zona cuscinetto lungo il confine ma all’interno della Siria – zona che la Francia vorrebbe proteggere impiegando forze militari straniere, dando così il via all’intervento militare internazionale – viene dall’offensiva lanciata dai ribelli su Harem, città a soli due km dal confine, a nordovest di Aleppo. E’ un crocevia strategico e la sua cattura permetterebbe agli insorti armati di garantirsi una ulteriore via d’accesso verso la Turchia”.

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