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Quebec: vince le elezioni, spari contro la premier indipendentista

Un attentato ha funestato ieri la storica vittoria del partito indipendentista del Quebec, il Parti Quebecois. Un uomo di circa 50 anni – da stabilire se si tratti di un estremista o di uno squilibrato, o di entrambe le cose – ha prima provocato un incendio nella sala concerti di Montreal dove la leader indipendentista Pauline Marois stava celebrando la vittoria insieme a migliaia di sostenitori, e poi ha aperto il fuoco contro di lei colpendo però due persone che partecipavano al comizio. Una è morta e l’altra versa in gravi condizioni, mentre la leader indipendentista è stata immediatamente condotta via dalle guardie del corpo ed è rimasta illesa. L’uomo, che aveva utilizzato una carabina, è stato immediatamente arrestato. L’attentatore avrebbe cominciato a sparare subito dopo che il nuovo primo ministro ha detto ”il futuro del Quebec é quello di diventare un Paese sovrano”. E, con un forte accento inglese, al momento del suo arresto avrebbe detto in francese ”gli inglesi si stanno svegliando”.

Nonostante l’attentato, la premier designata Marois è tornata poco dopo sul palco della sala da concerti Metropolis, nel centro della città, per celebrare l’affermazione del suo partito che, dopo nove anni, è tornato al governo della grande provincia francofona del Canada vincendo di misura le legislative anticipate di ieri.

Secondo dati ancora non definitivi, al Pq vengono assegnati 54 dei 125 seggi totali dell’Assemblea nazionale (32%), sufficienti a formare un governo di minoranza, guidato dalla 63enne che quindi sarà la prima donna a ricoprire la carica di primo ministro del Quebec. Buon risultato per il partito Liberale del premier uscente Jean Charest, capo del governo provinciale per ben tre mandati dal 2003, che ha contenuto l’annunciata sconfitta, collocandosi in seconda posizione con 50 seggi e il 31% dei voti. Al terzo posto con 19 seggi è giunta la Coalition Avenir Quebec (la ‘Coalizione per il futuro del Quebec’) una formazione nazionalista – ma non indipendentista – nata un anno e mezzo fa e guidata da Francois Legault (27%). In ultima posizione, con un buon risultato, è giunta la coalizione della sinistra indipendentista Quebec Solidaire con il 6%.

Alla consultazione di ieri erano chiamati circa sei milioni di elettori, dopo che il primo agosto il premier liberale Charest, contestato dal movimento studentesco e dai sindacati per le sue leggi repressive contro la libertà di manifestazione e per l’aumento draconiano delle tasse universitarie, oltre che per alcune accuse di corruzione, ha sciolto l’Assemblea Nazionale (così si chiama il Parlamento della provincia francofona).

La Marois ha fatto campagna elettorale promettendo di creare le condizioni politiche ed economiche per un nuovo referendum per l’indipendenza e di abolire l’aumento delle tasse universitarie ed altre misure iperliberiste in campo economico. Ma anche se potrà governare, il Parti Quebecois non ha ricevuto una maggioranza tale da poter facilmente indire un nuovo referendum per l’indipendenza, e comunque dagli ultimi sondaggi risulta che solo un terzo dei circa 8 milioni di abitanti della provincia sono a favore della secessione dal Canada. Ma l’intransigenza delle autorità canadesi rispetto ad un aumento delle prerogative di autogoverno della provincia e gli effetti della crisi economica potrebbero rapidamente rendere l’opzione indipendentista più appetibile per larghi strati della popolazione francofona.

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