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In Olanda i liberali primo partito. Vince l’UE

Dopo un lungo testa a testa nello scrutinio, i liberali del primo ministro uscente Mark Rutte restano il primo partito olandese. La leader dei laburisti Diederik Samsom ha ammesso la sconfitta ma comunque esulta per aver portato il suo partito di centrosinistra in seconda posizione dalla quarta che gli davano i sondaggi fino a poche settimane fa.
Con il 90% dei voti scrutinati, i Liberali (centrodestra) hanno 41 seggi dei 150 del parlamento, contro i 39 del Partito laburista. «Domani far•ò il primo passo verso la formazione di un governo» ha detto Rutte in tv, ma non ha indicato a quali partiti proporrà… di formare una coalizione.
Con tutta probabilità Rutte proporrà un patto di governo ai laburisti, in nome di una politica di austerity e di cosiddetto rigore che le due formazioni condividono, anche se con toni e tempi teoricamente diversi. D’altronde il quarantacinquenne Mark Rutte è un ex dirigente del gruppo agro-alimentare Unilever, descritto come affascinato dal liberalismo economico anglo-sassone e dal “sogno americano”. Nei suoi interventi cita volentieri Ronald Reagan, Margaret Thatcher e Winston Churchill, e ha già dichiarato di voler ridurre al minimo l’amministrazione pubblica, tagliando nettamente dipendenti e servizi.

Entrambi i partiti – profondamente europeisti e liberisti in campo economico – hanno sbancato le urne, mentre gli elettori hanno punito pesantemente i populisti di destra che avevano fatto crollare il precedente governo dicendo no ai provvedimenti di austerity e ai tagli imposti da Bruxelles. Il che ha portato alle elezioni anticipate di ieri.
Insieme laburisti e liberali possono contare su un’ampia maggioranza al parlamento, 80 e più seggi sui 150 locali. Smentiti i sondaggi secondo i quali le due formazioni per poter governare avrebbero dovuto imbarcare una qualche formazione minore di centrodestra o di centrosinistra, scelta che Rutte e Samson potrebbero comunque confermare per rendere più solida la maggioranza e condividere la responsabilità dei sacrifici e dei tagli con altri partiti.

Puniti dagli elettori anche gli alleati storici dei liberali, i cristiano-democratici (da 21 a 13 seggi) penalizzati dalla loro precedente alleanza con gli xenofobi euroscettici di Wilders. Quest’ultimo, che in aprile aveva fatto cadere il governo nella speranza di cavalcare un’ondata antieuropeista (che non c’Š stata) appare ormai del tutto marginalizzato e scende da 24 a 11 seggi. A sinistra, i socialisti dati fino a qualche settimana in testa da alcuni sondaggi si fermano ai 15 seggi che avevano ottenuto alle precedenti elezioni. Un pareggio che suona come una sconfitta per una formazione politica punita per i suoi discorsi confusi e poco coerenti. Di fronte ad una austerity soft e ad un discorso poco chiaro rispetto ai rapporti con l’Unione Europea evidentemente molti elettori hanno deciso di votare per i laburisti.
Brutto risultato, nel centrosinistra, per la Sinistra verde (Gl) che crolla da 10 a 4 seggi. I cristiani uniti passerebbero da 5 a 4 eletti, i calvinisti ortodossi (Sgp)da 2 a 3, gli animalisti confermerebbero i 2 seggi precedenti.

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