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Grecia: tsunami su pensioni e salari. Il 26 settembre sciopero generale

Tempi  duri per il governo greco, che pensava di poter convincere l’Unione Europea e il Fmi ad allentare la morsa sul paese in cambio dei cosiddetti aiuti economici. E tempi durissimi per i greci, sfiniti da anni di tagli, licenziamenti e crisi, e che ora si vedono strizzare ancora di più da un establishment europeo che non sembra mai sazio.
Già nei giorni scorsi i rappresentanti della troika in visita ad Atene e prima ancora altri ‘pezzi da 90’ comunitari avevano intimato al governo greco di estendere la settimana lavorativa a sei giorni comprendendo anche il sabato, di aumentare l’orario giornaliero massimo fino a 13 ore, e di rendere più facili i licenziamenti. Richieste che si aggiungono ad altre altrettanto drastiche, come ad esempio quella di ridurre anche le pensioni minime, ulteriori licenziamenti di pubblici dipendenti e decurtazioni salariali (che nel settore pubblico sono già calati del 40% in due anni).

La novità delle ultime ore è la richiesta di innalzamento, immediata, dell’età pensionabile, da 65 a 67 anni. Il che farebbe naturalmente risparmiare alle casse dello stato circa un miliardo di euro ogni anno, che però andrebbe subito girato all’UE e alle banche. Naturalmente il debole e balbettante governo di coalizione guidato dal premier Antonis Samaras si è detto pronto a fare tale modifica per garantirsi i circa 30 miliardi che Germania e compari non vogliono concedere prima di vedere applicate le ‘riforme’ che chiedono da tempo. La Grecia ha già revisionato il suo sistema pensionistico nel 2010, aumentando l’età pensionabile e l’entità dei contributi che i lavoratori devono versare, ma ai tecnocrati di Bruxelles non basta.

”La troika deve accettare le nostre misure meno severe quando due terzi del pacchetto proviene già da tagli a salari, pensioni e sussidi” si è lamentato un rappresentante del governo, come se ‘lassù’ qualcuno lo ascoltasse. In discussione però c’è anche un ulteriore abbassamento della soglia di esenzione fiscale, già ridotta lo scorso anno, che attualmente è a 5.000 euro. Nel quadro di una riforma del sistema fiscale, la troika ha “proposto” ad Atene di introdurre solo quattro fasce di reddito: con un imposta del 18% per coloro che guadagnano fino a 22mila euro, del 35% per i redditi fra i 22mila e i 45mila euro, del 40% per quelli fra i 45mila e i 100mila euro e del 45% per i redditi oltre i 100mila euro. Questi ultimi, in un paese dove l’evasione fiscale è diffusissima tra i ceti imprenditoriali medio alti, sono una sparuta minoranza.

Per fare cassa il governo ha anche stilato una lista di 40 tra isole e isolotti disabitati da concedere in affitto a privati o a imprese per un periodo dai 30 ai 50 anni. La lista comprende isole con una superficie che varia dai 500mila ai tre milioni di metri quadri che potrebbero essere valorizzate come località turistiche di alto livello. Ma che Israele è interessata ad accaparrarsi per impiantarvi non meglio precisate attività di altro tipo.

Di fronte a questo vero e proprio tsunami in arrivo i sindacati ellenici Adedy e Gsee hanno indetto una nuova giornata di sciopero generale per il prossimo 26 di settembre. Si tratta del primo sciopero generale da quando è in carica il nuovo governo del leader di Nuova Democrazia Antonis Samaras sostenuto anche da socialisti e ‘Sinistra Democratica’. A partire dal 2008 i sindacati greci hanno convocato 22 scioperi generali di 24 ore e tre di 48. L’ultimo risale allo scorso febbraio quando i lavoratori avevano incrociato le braccia per 48 ore e la Grecia era arrivata ad un passo da una vera e propria insurrezione.

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