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Quebec, vittoria degli studenti! Indipendentisti annullano aumento delle tasse universitarie

Mesi di manifestazioni oceaniche e di blocchi e occupazioni. Scontri continui con la Polizia e migliaia di arresti. Addirittura una legge varata ad hoc prima dell’estate dal governo ‘liberale’ di Charest per impedire le mobilitazioni. Ma alla fine a vincere la battaglia sono stati gli studenti che, armati di bandiere rosse, chiedevano a gran voce il ritiro del provvedimento che aumentava del 75% le tasse universitarie nella grande e popolosa provincia francofona del Canada. Studenti che sono riusciti a coinvolgere anche altre categorie sociali e del mondo del lavoro in una lotta che ha assunto il significato di una difesa non solo del diritto allo studio e della denuncia della selezione di classe, ma anche dello stato sociale e dei diritti contro l’arbitrio e l’esclusione di classe. Una domanda che ha fatto breccia nella popolazione francofona che alle scorse elezioni ha premiato il Parti Quebecois, che in campagna elettorale aveva promesso il ritiro immediato dell’odiato provvedimento.

Detto, fatto. Pauline Marois, leader del partito indipendentista di centrosinistra uscito vincitore dalle elezioni anticipate del 4 settembre, tra i primi provvedimenti adottati ha annunciato l’annullamento delle tasse previsto nei disegni di legge presentati dal suo predecessore nel frattempo scalzato dal potere dopo molti anni. Annullata anche la cosiddetta ‘legge 12’, quella che proibiva le manifestazioni nei pressi delle scuole e delle università e concedeva ampi poteri di repressione indiscriminata agli apparati di polizia.

Un ottimo e importante segnale per i movimenti studenteschi che nel continente americano – dagli Stati Uniti al Cile – sono in prima linea contro sistemi escludenti e basati su una falsa meritocrazia che non è altro che la manifestazione di una differenza di classe resa immutabile da sistemi di istruzione differenziali. E la dimostrazione che la lotta – quella vera e radicale, quella che mobilita su richieste precise e socialmente condivise – paga. La dimostrazione che o l’indignazione si trasforma in conflitto organizzato oppure la denuncia etica di un sistema che non va non porta da nessuna parte.

Fanno ben sperare anche le dichiarazioni dei portavoce delle varie organizzazioni studentesche reduci da 7 mesi di mobilitazione continua. Tutti hanno annunciato che controlleranno ogni mossa del nuovo esecutivo e chiederanno di ridurre ineguaglianze e inefficienze di un sistema d’istruzione che è uno dei meno cari di tutto il continente americano ma che comunque deve e può essere ampiamente migliorato. Gli studenti chiedono più borse di studio visto che molti di loro – più del 50% – per concludere la loro carriera universitaria devono comunque indebitarsi.

I sindacati studenteschi hanno già indetto per il prossimo 22 settembre una grande manifestazione, in coincidenza con l’apertura dell’anno scolastico e accademico, per ricordare a tutti che per i movimenti sociali ‘non esistono governi amici’.

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