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Egitto, il risveglio della sinistra

La sinistra egiziana: Partito socialista, Alleanza popolare socialista, Tagammu, Partito degli operai e contadini, Partito Comunista, Movimento democratico popolare, Coalizione egiziana per combattere la corruzione, Movimento socialista rivoluzionario, Unione giovanile socialista, Movimento Mina Daniel dopo aver annunciato l’avvio di questa confederazione chiamano oggi militanti e cittadini a manifestare nella piazza cairota Talaat Harb. Piazza che dista poco più di mezzo km da Tahrir ma molto più piccola, che può riempirsi con maggiore facilità e confortare gli organizzatori. L’area simbolo delle rivolte è resa indisponibile da un maquillage che sta collocando un tappeto erboso nelle grandi aiuole quale possibile  preludio alla chiusura definitiva della zona a sit-in e proteste. La prima uscita unitaria della sinistra rappresenta un evento nella storia dell’Egitto moderno e si sviluppa sui seguenti punti: rifiuto del dominio islamico nella seconda Assemblea Costituente che sta reimpostando la Carta Costituzionale, rilascio dei prigionieri politici tuttora detenuti, scarcerazione degli ufficiali arrestati l’8 aprile, coloro che si rifiutarono di attuare una delle tante azioni repressive ordinate dal Consiglio Supremo delle Forze Armate.

Su questa piattaforma convergono tutti i dieci partiti, ma riguardo alla possibilità di stilare un programma dettagliato attorno a questioni come l’opposizione al prestito del Fondo Monetario Internazionale sottoposto a pesanti contropartite, qualche componente storce il naso. Così già c’è chi come Hesham Fouad, membro dei socialisti rivoluzionari, appare dubbioso sulla possibilità di lavorare a fianco di “compagni” del Tagammu accusati d’opportunismo. Tagammu Party, durante le politiche dei mesi scorsi s’accordò col partito moderato sostenuto e diretto dal tycoon copto Sawiris. La questione finanziaria: come e con quali fondi rilanciare l’economia e come combattere disoccupazione e povertà – uno scoglio su cui può infrangersi lo stesso governo Qandil – è la grande incognita con cui deve misurarsi l’opposizione dell’alleanza di sinistra. Alcune componenti vogliono sbugiardare il falso populismo del Freedom and Justice Party che predica (è il caso di dirlo) bene ma da settimane attacca le proteste dei lavoratori nella zona industriale di Port Said e Alessandria e degli agricoltori del Delta e della valle del Nilo. Secondo alcuni comunicati sindacali proteste e scioperi trovano la mano pesante delle Forze dell’Ordine come ai tempi dell’odiato ministro dell’interno al-Adly, rimosso dal presidente Mursi ma degnamente sostituito da un altro uomo di ferro (Gamal Eddin).

Nella presunta continuità coi tempi di Mubarak, che la sinistra attribuisce non a Shafiq ma al presidente islamico, rientra la corte dei businessmen con cui Mursi è volato in Cina alla ricerca di fondi. Una classe imprenditoriale non nasce in pochi mesi, specie se questi sono caratterizzati da crisi politica e sociale, però i segnali della neo presidenza sono stati criticati da più parti. Il Paese che, pur dibattendosi fra contraddizioni vecchie e nuove, continua a mantenersi vivacissimo ultimamente si anima attorno alla forma Stato e a quella partito. Lo strapotere della Fratellanza Musulmana e la centralità della questione islamica, sia per il sedicente “putsch di velluto” praticato da Mursi sulla lobby militare sia la ricomparsa jihadista tramite l’organizzazione Ansar Al-Sharia ravvivata dalle proteste contro le offese all’Islam, riporta i laici di fronte alla realtà. Che suggerisce di unirsi, come la sinistra, o ricollocarsi nell’agone, è il caso di El-Baradei animatore del Costitutional Party. Nell’area che sottolinea non solo la diversità ma vuol contendere alla Fratellanza la leadership si pone la Corrente popolare del nasseriano Sabbahi , il quale forte dei consensi ricevuti alle presidenziali corre solo. Personale è anche l’impegno del riformista Abol Fotouh, giocato in alternativa agli ex Fratelli ma non in opposizione alla fede in Allah. Il suo distinguo dice: l’Egitto deve proseguire la trasformazione evitando il confessionalismo. Il timore di tale deriva sta facendo muovere molte teste. Peccato che nella sua foto di gruppo scattata mercoledì scorso la sinistra mostri solo teste canute. Che la gioventù desiderosa di futuro sia rimasta, a Dio e a Marx piacendo, a piazza Tahrir ?

Enrico Campofreda, 21 settembre 2012

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