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Istanbul: migliaia in piazza contro la guerra

L’artiglieria turca aveva da poco cessato di martellare le postazioni dell’esercito siriano oltreconfine ma le forze politiche e sociali contrarie all’avventura militare sono comunque scese in piazza, nel pomeriggio, a Istanbul.
Le decine di persone che coraggiosamente avevano manifestato in mattinata nei pressi del parlamento ad Ankara nella multietnica e progressista Istanbul sono diventate molte, molte di più.

Circa cinquemila persone – attivisti curdi, dei partiti della sinistra radicale turca e dei gruppi pacifisti – si sono ritrovati in piazza Taksim, il tradizionale centro della vita politica della città, per protestare contro l’autorizzazione accordata dal Parlamento al governo Erdogan a realizzare operazioni militari oltreconfine per un anno intero. A Istanbul i manifestanti hanno contestato il premier Tayyip Erdogan e il suo partito Akp, che con i nazionalisti di destra del Mhp ha votato a favore della mozione del parlamento. Fra gli slogan, si é sentito urlare ”Akp, via le mani dalla Siria” e ”Sharia, fascismo e oscurantismo non passeranno”. Secondo tutti i sondaggi realizzati negli ultimi mesi e ancora ieri dopo l’inizio dei bombardamenti turchi in Siria, una netta maggioranza della popolazione in Turchia é contraria ad un coinvolgimento militare del paese nella crisi siriana. Lo sono in particolare le comunità curde e alawite, che contano milioni di membri, ma anche le correnti di opinione progressiste o semplicemente laiche, che non vedono di buon occhio il sostegno all’opposizione armata siriana egemonizzata da fazioni differenti dell’universo islamico fondamentalista.
nowaristanbul1“Il popolo turco e quello siriano non sono nemici, ma il governo dell’Akp sta tentando di trascinare il nostro paese in una Guerra contro la Siria per compiacere gli interessi degli Stati Uniti” ha detto un manifestante ai media. Ma la lettura della sinistra turca è prevalentemente un’altra: gli interessi di Ankara in Siria sono diretti e molteplici. Di tipo geopolitico, innanzitutto. Non è un segreto che dopo aver esercitato un ruolo chiave nella defenestrazione di Gheddafi in Libia e nella restaurazione che ha seguito le cosiddette ‘primavere arabe’ in Tunisia ed Egitto, la borghesia islamico-nazionalista turca aspiri a esercitare un ruolo egemonico anche a Damasco. In secondo luogo il controllo della Siria da parte della Turchia permetterebbe di infliggere un colpo mortale alla guerriglia curda che negli ultimi mesi si è fatta più aggressiva e le cui operazioni militari stanno mettendo a dura prova le truppe di Ankara. 
Dopo le cariche e le botte di ieri mattina, ieri sera anche ad Ankara alcuni gruppi politici dell’opposizione hanno provato a manifestare contro la guerra, ma sono stati attaccati dagli  agenti in tenuta antisommossa. Alcuni manifestanti sono rimasti feriti e la polizia ha usato, oltre ai manganelli e agli spray urticanti, anche i cannoni ad acqua.
Partecipate manifestazioni contro la guerra hanno sfilato anche a Izmir, Mersin, Eskisehir e in altre città turche.

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