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Atene. La troika uccide, coi gas

Avevamo raccontato ieri in diretta l’aggressione a freddo dei reparti speciali della Polizia ellenica contro i manifestanti ad Atene, quando tutto era tranquillo e decine di migliaia di giovani e lavoratori si avvicinavano a Piazza Syntagma in assenza di scontri. I MAT avevano spezzato in due il corteo a qualche centinaio di metri dalla meta finale, provocando inutili e ingiustificate tensioni e rispondendo alle giuste rimostranze dei sindacalisti inondandoli di gas lacrimogeni. La tensione si era alzata ma il corteo aveva continuato a scorrere e solo qualche decina di minuti a Piazza Syntagma era continuata la tradizionale battaglia tra gruppi di manifestanti che avevano cercato di forzare i cordoni a difesa del Parlamento e centinaia di poliziotti in assetto antisommossa che avevano cominciato a inondare la spianata di gas velenosi. Quei gas che hanno poi causato la morte di un anziano manifestante, stroncato da un infarto come era già avvenuto lo scorso anno ad un altro lavoratore, anche in quel caso aderente al Pame. 
A un giorno di distanza il governo ellenico si guarda bene dall’assumersi le sue responsabilità per la morte dell’ex lavoratore marittimo rimasto disoccupato. Come d’altronde hanno sempre fatto i loro omologhi di Madrid ogni qualvolta le palle di gomma sparate dalla polizia spagnola ad altezza d’uomo hanno mietuto qualche vittima tra i manifestanti. Nessuna dimissione, nessuna colpa, nessun cambiamento nei metodi brutali usati dalle rispettive polizie contro gente inerme. Al massimo un ‘circostanziale’ e obbligato cordoglio per la ‘tragica fatalità’.
La vittima di ieri – che dovrebbe cominciare a porre ad un sindacato combattivo e organizzato come il Pame il problema dell’autodifesa dei suoi militanti quando vanno in piazza – è morta in una giornata caratterizzata da una buona riuscita dello sciopero generale e delle manifestazioni convocate in decine di città. Se ad Atene sono scese in piazza quasi 100 mila persone,considerando i due appuntamenti, moltissime altre hanno manifestato in altre località grandi e piccole, a volte facendo seguire occupazioni e blitz di denuncia ai cortei. Alcuni particolari in più ce li fornisce la cronaca da Atene del corrispondente de Il Manifesto.

 

Grecia in piazza, una vittima


Argiris Panagopoulos
 

 
Centomila ateniesi hanno manifestato ieri di fronte al parlamento il loro rifiuto delle politiche dei nuovi tagli di 13,5 miliardi e dei tentativi della troika europea di eliminare l’intera legislazione che protegge i diritti dei lavoratori. Mentre nel corteo del sindacato comunista Pame, il manifestante Xenofon Lougaris è morto per un attacco cardiaco a poca distanza da piazza Syntagma probabilmente a causa della respirazione dei gas e delle sostanze chimiche che stava utilizzando la polizia nella zona per disperdere i «soliti ignoti» che avevano attaccato con pietre, pezzi di marmo e molotov reparti dei celerini nel momento che entrava in piazza il grande corteo dei sindacati, dei movimenti e dei partiti di sinistra. 
La polizia ha utilizzato a dismisura le sue forze nel tentativo di disperdere i pacifici manifestanti e lasciare praticamente indisturbati i «soliti ignoti» di muoversi nelle vicinanze senza grandi problemi. La polizia ha fatto 7 arresti e 103 fermi, mentre ci sono stati almeno 3 manifestanti feriti. 
La morte del 65enne disoccupato da lungo periodo che apparteneva al Pame, sindacato di riferimento del Kke, ha commosso il paese e ha accresciuto la rabbia della gente, mentre la polizia insiste a dire che il manifestante ha avuto l’attacco cardiaco lontano dagli incidenti. Il Kke ieri sera ha sottolineato che Xenogon Lougaris «se n’è andato lottando insieme con altre migliaia di lavoratori, giovani e dei suoi compagni di lavoro disoccupati, per i diritti del lavoratori», mentre medici e deputati di Kke e di Syriza sono rimasti fino a sera tardi all’ospedale di Evangelismos per avere notizie sui motivi della morte del manifestante. L’annuncio nel parlamento greco della morte di Lougaris ha scatenato l’ira dei deputati di sinistra che si trovavano dentro il parlamento per vari motivi. Lo sciopero generale di ieri, il quinto in un anno, è riuscito molto meglio di quello di dieci giorni fa e la manifestazione è stata imponente, più di quella dello sciopero generale dell’8 ottobre che della protesta per la visita della Merkel ad Atene il giorno dopo. 
Il corteo dei sindacati dei settori pubblico e privato, Gsee e Adedy, e dei movimenti si è snodato per più di due chilometri e quando la testa era in piazza Syntagma la coda ancora non partiva dal Campo di Marte, vicino al Politecnico. Il corteo del Pame era passato per primo per dissolversi subito, perché il Kke preferisce che la sua gente non resti nelle piazze con i manifestanti degli altri cortei. La morte di Xenogon Lougaris ha fatto pensare ieri a tutti all’altra tragica morte di un manifestante del Pame l’anno scorso, sempre dopo aver «respirato» i gas della polizia. I manifestanti e attivisti di piazza Syntagma hanno espresso molte volte le loro perplessità perché i militanti di Pame manifestano a viso aperto senza protezione, come fanno ormai tutti, di mascherine semplici o malox e altro medicine. 
Il ritorno degli ateniesi nelle strade dimostra anche l’impatto che hanno avuto le nuove misure tra i lavoratori, i pensionati, i disoccupati e specialmente i giovani. Per l’ennesima volta le manifestazioni di protesta vedevano la sinistra d’opposizione divisa, tra i cortei del Pame del Kke e quelli dei sindacati, i movimenti e gli altri partiti di sinistra. 
Molto grandi erano le proteste anche nel resto della Grecia. A Salonicco, la seconda città del paese, alla testa del corteo si sono trovate le ambulanze del servizio nazionale della sanità Ekab che avevano messo le loro sirene a funzionare per protestare contro i tagli. Quando il corteo è arrivato di fronte al ministero della Macedonia e Tracia, le ambulanze lo hanno circondato e manifestanti hanno gettato spazzatura all’ingresso. 
La rabbia dei lavoratori nel comune di Patrasso, la terza città greca, ha diviso il grande corteo di protesta, perché gli impiegati nell’amministrazione locale e molta gente volevano passare di fronte al municipio per protestare contro la privatizzazione dei servizi della raccolta della spazzatura. Quasi tutti i negozi della città sono rimasti chiusi e le caffetterie offrivano gratis caffè ai manifestanti. A Kalamata, sempre nel Peloponneso, gli ingegneri civili hanno assediato la sede locale della Banca Centrale di Grecia, mentre nel vicino Nafplio il Pame e i contadini hanno occupato l’ente per i sussidi di disoccupazione Oead, a Sparta manifestanti hanno assediato gli uffici di tre deputati locali chiedendo di non votare i tagli. A Canea, a Creta, il grande corteo è finito di fronte alla sede del governo locale, che era isolato dai grandi macchinari per costruire opere pubbliche, mentre a Herakleio i manifestanti hanno occupato la sede del Centro di Decentramento di Creta. Nell’isola di Samos si era svolta l’unica manifestazione unitaria tra i sindacati confederali e il Pame, con la partecipazione in piazza di tutte le anime della sinistra greca che lotta contro Samaras e i tagli, ormai insopportabili per tutti, della troika.

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