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India-Italia. Accordo sullo scambio di detenuti

Ieri è stato il Quirinale a sdoganare velocemente un Accordo tra Roma e Delhi che è stato siglato lo scorso 10 agosto. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha infatti ratificato l’accordo dopo il via libera delle Camere – a tempo di record anche l’ok di Camera e Senato – giunto nei giorni scorsi.
Un provvedimento che permetterà il trasferimento di persone condannate consentendogli di scontare la pena residua nei rispettivi Paesi di provenienza. Un accordo che riguarda un centinaia di cittadini indiani detenuti in Italia e poco più di una quindicina di connazionali rinchiusi nelle carceri indiane. Tra loro anche Tomaso Bruno e Elisabetta Boncompagni, due italiani condannati all’ergastolo per aver provocato la morte di un compagno di viaggio a Varanasi.
Ma il provvedimento sembra soprattutto essere  un ‘paracadute’ per i due marò che avevano ucciso due pescatori lungo le coste del Kerala, dopo che si erano avvicinati troppo alla petroliera privata (la Enrica Lexie) su cui i due prestavano servizio di scorta per cui lo Stato riceveva un compenso.
Naturalmente, l’accordo tornerà utile a questo scopo solo se i due marò saranno condannati.
Il ministro Terzi è tornato a essere pateticamente minaccioso nel suo colloquio con il nuovo capo della diplomazia indiana: a Salman Khurshid Giulio Terzi ha sottolineato “l’urgenza di una soluzione positiva e improcrastinabile” del caso dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Vicenda alla quale “il governo dà importanza prioritaria nel quadro delle relazioni tra Italia e India”.
Per ora, tuttavia, l’accordo non sortisce alcun effetto: i due marò, da mesi prigionieri in India, sono infatti ancora in attesa della cruciale decisione della Corte Suprema sulla giurisdizione del caso. Il dibattimento della Corte, a cui aveva fatto ricorso l’Italia, si è chiuso il 4 settembre e per le prossime settimane si attende la sentenza. Mentre anche il tribunale di Kollam, nell’attesa della Corte di New Delhi, ha rinviato all’8 novembre il processo di merito. I due militari restano in libertà vigilata a Kochi.

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