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L’Onu accusa: anche i ribelli responsabili di «crimini di guerra»


Se sarà accertato, il contenuto delle immagini messe in rete due giorni fa, che mostrano l’esecuzione sommaria di una dozzina di militari dell’esercito siriano da parte dei ribelli sunniti anti-Assad, potrebbe costituire un crimine di guerra. Lo dice il portavoce per i diritti umani delle Nazioni Unite, Rupert Colville. «Dobbiamo esaminare il video con attenzione ma sembra che i soldati siano stati uccisi quando non erano più in condizione di combattere. E questo rappresenta un crimine di guerra», spiega Colville. Non è il primo caso di crimini commessi dai ribelli ma la comunità internazionale reagisce ogni volta con stupore, convinta evidentemente che massacri, bombardamenti, abusi e violenze arrivino sempre e solo da una parte, il regime di Bashar Assad. E invece i ribelli, descritti come poco armati, senza munizioni e male addestrati, sparano e pure molto.
Due giorni fa, riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani, vicino all’opposizione anti-Assad, i ribelli hanno ucciso 78 soldati in gran parte negli attacchi ai posti di blocco nella provincia settentrionale di Idlib, sull’autostrada tra Damasco e Aleppo. Al checkpoint di Saraqeb – sostenevano ieri i media governativi – sarebbe avvenuta l’esecuzione sommaria dei militari fatti prigionieri, prima picchiati e poi uccisi con armi automatiche. Ieri i morti sarebbero stati almeno 63, secondo un bilancio diffuso dai Comitati locali di coordinamento (Lcc) dell’opposizione. Intensi combattimenti sarebbero in corso da giorni a Duma, un sobborgo di Damasco. Gli attivisti della ribellione affermano inoltre che anche i miliziani pro-regime avrebbero sommariamente giustiziato nelle ultime ore diverse persone a Hama.
Il Consiglio nazionale siriano (Cns), il braccio politico dei ribelli armati, ha chiesto che venga giudicato «chiunque violi i diritti umani». Più di tutto però in queste ore il Csn punta l’indice contro gli alleati Stati Uniti, e accusano il segretario di stato Hillary Clinton di aver abbandonato la «rivoluzione» – e questo perché lei insiste nel chiedere che il fronte anti-Assad si unisca e parli a una voce. Abdel Basset Sayda, il segretario del Csn, afferma che la sua organizzazione comprende attualmente 420 membri contro i 280 di qualche mese, che un terzo dei suoi componenti sono attivisti di base e che il 15% è formato da donne. Interessanti sono anche i dati economici riferiti di Sayda. Il Csn ha ricevuto sino a oggi finanziamenti esteri per 40,4 milioni di dollari, metà dei quali sono arrivati dalla Libia e i rimanenti dal Qatar e dagli Emirati arabi uniti. Una cifra considerevole per una struttura che a un anno dalla sua formazione rimane piuttosto vaga. E’ da notare che questi finanziamenti al Csn sono distinti da quelli che ricevono i ribelli armati, «stipendiati» dal Qatar.
Intanto la Turchia, altro sponsor dell’opposizione politica e militare al regime di Assad, comincia a subire i colpi della sua politica di sostegno ai ribelli sunniti siriani. La popolarità della Turchia in Medio Oriente è in calo rispetto all’anno scorso. Lo dice un sondaggio pubblicato on line dal quotidiano Hurriyet. Il 69% delle 2.800 persone intervistate ha una percezione positiva della Turchia: ma erano il 78% un anno fa. La percentuale di quanti ritengono che Ankara abbia avuto un impatto positivo sulle Primavere arabe è scesa dal 56% al 42%. Il 28% del totale degli intervistati ritiene che il governo di Tayyep Erdogan sviluppi una politica «settaria sunnita». Da parte sua, il premier turco segue la sua strada e si prepara ad andare a Gaza, per esprimere sostegno al governo del movimento islamico Hamas.

da “il manifesto”

Siria: ribelli sotto accusa, ONU, “crimini di guerra”

 
 

Le immagini di un video amatoriale che mostra l’esecuzione sommaria da parte di ribelli siriani di otto, forse nove o dieci, miliziani e soldati lealisti ha scatenato oggi la condanna internazionale.

Severe critiche sono giunte dell’Onu, della Gran Bretagna, de Amnesty International e del Consiglio Nazionale Siriano (CNS), principale piattaforma di oppositori all’estero che ha chiesto ai leader dell’Esercito Libero (ESL) di giudicare i responsabili delle violazioni dei diritti umani.

Anche perché, secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani, i militari uccisi (molti giustiziati sommariamente dopo essere stati fatti prigionieri) sono 78. La vicenda, verificatasi ieri nel nord della Siria secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), è stata ripresa da un filmato diffuso nelle ultime 24 ore e la cui autenticità non può essere verificata in maniera indipendente.

Le immagini dell’uccisione di quei miliziani e soldati lealisti, in abiti civili, hanno fatto notizia. Infatti sembrano costituire ancora un’eccezione in una Siria segnata dall’uccisione di circa 36.000 persone, per lo più civili, morte in un anno e mezzo di repressione governativa delle proteste svoltesi per lunghi mesi pacificamente e poi trasformatesi in resistenza armata.

Il portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani, Rupert Colville, ha detto che il video “sarà esaminato con attenzione”. “Quei soldati non erano più combattenti, erano prigionieri e quindi molto probabilmente si tratta di un crimine, di un altro crimine di guerra”, ha detto.

Il video è stato reso pubblico ieri dall’Ondus, una piattaforma diretta dal siriano in esilio Rami Abdel Rahman che dal 2006 denuncia le violazioni commesse in Siria grazie a una fitta rete di attivisti.

Dall’inizio della repressione nella primavera del 2011, i sostenitori in patria e all’estero del regime hanno tentato in vari modi di screditare il lavoro dell’Ondus accusandola di essere una “Ong corrotta” che falsifica le notizie e i filmati per “preparare il terreno a un intervento militare contro il legittimo e riformatore governo siriano”.

Eppure è stata l’Ondus l’estate scorsa a denunciare un altro crimine commesso da ribelli, ad al Bab, alle porte di Aleppo, dove un gruppo di miliziani sostenuti dalla cittadinanza solidale con la rivolta avevano infierito sui corpi di soldati lealisti.

La stessa Ondus ha oggi diffuso un altro video di un’altra esecuzione sommaria, questa volta però senza datarlo e localizzarlo: un gruppo di militari di Damasco, con indosso la divisa, sparano su cinque ribelli a terra e poi calpestano i loro visi definendoli “cani”. Lo stesso termine è usato, nel video di ieri, dai ribelli che definiscono i soldati governativi dei “cani di Assad”. Il modo con cui gli scarponi dei ribelli calpestano la schiena di un lealista a terra prima dell’esecuzione ricorda un ormai noto filmato, girato a Baniyas sulla costa siriana nell’aprile 2011, durante una delle tante retate commesse dalla Guardia repubblicana contro attivisti non violenti.

Secondo il portavoce Onu, “un anno fa notizie di eccessi e atrocità commesse da forze dell’opposizione erano poche e non frequenti. Ma dalla fine dell’anno scorso e in particolare durante il 2012 abbiamo assistito a episodi del genere”.

Il governo di Londra ha manifestato la sua “profonda preoccupazione” mentre Amnesty International ha detto che si tratta “di un potenziale crimine di guerra”. Dal canto suo il CNS, che dall’estero non è mai riuscito a imporre una propria leadership sulle fazioni della resistenza armata, ha chiesto ai ribelli di individuare e giudicare gli autori delle violazioni dei diritti umani.

Questo a due giorni dall’attesa conferenza di Doha dove le varie anime delle opposizioni siriane tenteranno di riunirsi in un’unica voce. La riunione in Qatar è inoltre preceduta da un botta e risposta tra il CNS e gli Stati Uniti, col primo che non ha gradito l’appello dei secondi a essere più rappresentativi del movimento di protesta in Siria.

E mentre l’Occidente si indigna per l’esecuzione dei soldati lealisti, il regime ha oggi proseguito la sua campagna di bombardamenti aerei su zone civili attorno a Damasco e in altre regioni del Paese uccidendo – secondo i Comitati di coordinamento locali degli attivisti – ben 148 persone, per lo più civili tra cui donne e bambini. Le ultime vittime in ordine di tempo, sono membri di tre famiglie ad Amiriya, quartiere di Aleppo centrato stasera dalle bombe dei caccia governativi. Ma anche queste informazioni non possono essere verificate da fonti indipendenti sul terreno.

da Swisscom

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1 Commento


  • alexfaro

    Ma guarda!Anche l’ONU si é finalmente accorta dei crimini di guerra compiuti dai”ratti”tagliagole del cd”ESL”
    finanziato,armato ed organizzato,tra gli altri,
    da:NATO,UE e sopratutto da quei campioni di democrazia e libertà(ma x favore!)che rispondono al nome di:GCC,Arabia Saudita,Qatar,Oman,”nuova”Libia,ecc…
    I cui combattenti sono x la maggior parte(95% secondo proprio l’ONU)stranieri e NON Siriani?
    certo che di tempo ce ne é voluto!
    Nonostante le numerose testimonianze di giornalisti(quelli non venduti ai poteri forti,s’intende)cittadini Siriani,ed anche dei”media” NON occidentali(i quali tranne alcune lodevoli eccezioni sono tutti schierati contro il governo Siriano)come ad es. RT(Russia today)e Tele-sur.
    Come dicevo prima,finalmente si sono accorti,che in Siria c’é una sanguinosa guerra civile,dove uno stato sovrano,viene invaso da migliaia di mercenari stranieri,i quali sono stati mandati da quei governi di cui sopra x destabilizzare la repubblica Araba Siriana,in quanto essa é ormai l’ultimo baluardo x arrivare poi ad accerchiare(ed invadere?) l’Iran Sciita.
    PS
    A me tutto questo fa venire in mente la Spagna del 1936,infatti a ben vedere le analogie sono molto simili.
    un saluto
    Alexfaro

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