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Anche Portorico vota: referendum sull’indipendenza

Siete d’accordo nel mantenere l’attuale condizione di Stato libero associato con gli Stati Uniti? Questa la principale domanda a cui circa quattro milioni di portoricani sono chiamati a rispondere oggi, in concomitanza con le presidenziali statunitensi, al referendum promosso dal governatore repubblicano dell’isola caraibica Luis Fortuño. Sempre oggi si voterà anche per la successione a Fortuño e il rinnovo dell’assemblea legislativa.
La seconda domanda che i cittadini troveranno sulla scheda del referendum li porrà di fronte a tre opzioni: ottenere l’indipendenza, diventare il 51° Stato degli Usa o acquistare una forma di sovranità che mantenga allo stesso tempo la libera associazione con Washington. Dal 1967 i portoricani hanno già votato quattro volte sullo status del paese confermando ogni volta la decisione di rimanere associati agli Usa, sebbene con sempre meno adesioni.
I portoricani sono infatti cittadini statunitensi ma non possono votare alle presidenziali Usa e la loro unica presenza al Congresso è costituita da un membro della Camera dei rappresentanti senza diritto di voto. Fortuño, del partito New Progressive, spinge per trasformare Portorico in uno Stato dell’Unione, contrastato dal candidato a governatore dell’opposizione, il senatore Alejandro García Padilla, del Popular Democratic Party (democratico). All’interno del movimento di García Padilla sono presenti però diverse ‘anime’ che vorrebbero comunque una modifica dello status attuale.
Nell’isola sono attivi numerosi movimenti politici e sociali che da tempo lottano per l’indipendenza completa dell’isola dagli Stati Uniti. Molti di questi vengono considerati di natura violenta o addirittura terroristica dalle autorità statunitensi e nel corso degli anni sono state poste fuori legge.

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