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Spagna: la rabbia degli sfrattati contro il terrorismo finanziario delle banche

Da mesi centinaia, migliaia di persone sono mobilitate contro gli sfratti e nella denuncia del ruolo delle banche. Ma la rabbia vera e propria è esplosa improvvisa a Barakaldo. Sabato mattina decine di succursali bancarie della cittadina della cintura industriale di Bilbao e del resto dei Paesi Baschi erano coperte da scritte inequivocabili, in euskera e in spagnolo: “hiltzaleak”, “asesinos”.

L’ondata di vera e propria indignazione è stata scatenata dalla morte di Amaia Egana. Una signora 53enne che, dopo che l’ufficiale giudiziario accompagnato dai poliziotti era entrato nel suo appartamento al quarto piano per sfrattarla, si è affacciata al balcone e si è gettata nel vuoto, morendo sul colpo.
L’ondata di ‘pintadas’ sulle vetrine di banche e sui bancomat è stata rivendicata dalla piattaforma “Stop Desahucios Bizkaia”, il coordinamento che lotta per bloccare gli sfratti creatosi alcuni mesi fa nella provincia di Bilbao, analogamente a quanto è accaduto altrove. La sua portavoce, Marta Uriarte, ha parlato di ‘terrorismo finanziario’ denunciando i profitti stellari realizzati dalle banche senza scrupoli sulle spalle di decine, centinaia di migliaia di cittadini che causa crisi e disoccupazione non possono più permettersi di pagare mutui sui quali gli istituti finanziari ricaricano tasse e penali anche del 20%.

A Barakaldo a manifestare contro la disoccupazione, gli sfratti e i tagli all’assistenza sociale c’erano quasi 10 mila persone, stretti tra rabbia e commozione. Amaia viveva con il marito e il figlio di 21 anni, finché venerdì mattina ha deciso di togliersi la vita. E oggi una delegazione degli sfrattati è andata da Barakaldo fino a Madrid per manifestare sotto la sede nazionale del Partido Popular di Rajoy, in calle Genova. Contro un governo che ha regalato miliardi euro alle banche ma non ha previsto né aiuti economici alle famiglie alle prese con mutui sempre più pesanti né meccanismi legislativi per interrompere gli sfratti con l’uso della forza pubblica.

Ora contro la politica in tema di sfratti del governo di destra fa la voce grossa anche il Partito Socialista, strumentalizzando il fatto che la Egana era stata per qualche anno consigliera comunale socialista nel comune di Eibar. Ma nelle ultime ore i coordinamenti di lotta hanno ribadito la loro indipendenza dagli schieramenti politici e in alcuni casi hanno esplicitamente invitato il partito di Rubalcaba, liberista in economia ed europeista tanto quanto il PP, a non approfittare della morte della donna per fini propagandistici.

Nello stato spagnolo quello della donna di Barakaldo è la seconda morte in pochi giorni legata all’emergenza sfratti: la vittima precedente era stata, il 25 ottobre, un uomo di 54 anni di Granada, in Andalusia, che si era impiccato poco prima dell’arrivo della polizia. Il giorno dopo uno sfrattato aveva tentato di suicidarsi a Burjassot (Valencia).

Ora la battaglia dei coordinamenti ‘Stop desahucios’ non è più solo contro le banche e i governi locali e nazionali. Ma anche contro la disperazione che spinge alcune vittime dell’emergenza a decidere di togliersi la vita. Non a caso nelle ultime ore si moltiplicano da più parti gli appelli a organizzarsi e a lottare per sbarrare il passo agli ufficiali giudiziari.

Le rivendicazioni dei movimenti contro gli sfratti, sostenute da alcuni sindacati e partiti della sinistra, ha trovato pochi fa un forse insperato appoggio da parte del Tribunale di Giustizia Europeo, che in una sentenza ha censurato la legge di Madrid che regola la materia, risalente nientemeno che al 1909 (!). Il caso di Amaia Egana è emblematico da questo punto di vista. Nonostante lo sfratto non fosse stato ancora eseguito, la banca divenuta proprietaria dell’immobile in seguito al mancato pagamento delle rate del mutuo, La Caixa, aveva messo in vendita l’appartamento da addirittura un anno, senza accettare né un rinvio né alcuna forma di rinegoziazione del debito.

Ora il governo di Rajoy, in seria difficoltà, ha annunciato che rimetterà mano alla legge, ma non è chiaro come. Intanto anche alcune banche hanno cominciato, per evitare forse di diventare bersaglio di forme di protesta più incisive delle scritte, di venire incontro ad alcune delle richieste dei coordinamenti contro i ‘desahucios’. L’istituto basco Kutxabank, ad esempio, ha deciso di sospendere tutti i procedimenti di esecuzione ipotecaria fino a che il governo non avrà chiarito le proprie intenzioni. E anche altre banche hanno annunciato provvedimenti simili. D’altronde molte delle case sequestrate dalle banche agli sfrattati che non riescono a pagare i mutui rimangono invendute oppure vengono svendute nelle aste a poche decine di migliaia di euro. Nel paese c’è crisi nera, e con il 25% di disoccupazione il prezzo degli immobili è crollato, così come la richiesta di case.

La situazione è così grave che spesso sono i magistrati a chiedere al governo statale e a quelli locali di adottare provvedimenti per bloccare gli sgomberi. Che in molti casi non estinguono il debito con le banche, visto che contratti truffaldini fatti firmare a chi chiede un mutuo permettono agli istituti, una volta sequestrato e venduto all’asta l’appartamento, di pretendere dai contraenti il pagamento della differenza tra quanto è fruttato dall’asta e la valutazione iniziale dell’immobile.

In tutto lo stato sono già 350 mila le famiglie buttate in mezzo ad una strada senza tanti complimenti, e in molti casi senza alcuna assistenza. Sapremo nelle prossime ore se, almeno, la morte di Amaia Egana sarà servita a qualcosa…

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