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Miliziani islamici contro i manifestanti. Egitto nel caos

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Ora si picchiano, fratelli di fede contro fratelli laici. Possono uccidersi anzi ieri è accaduto. Due le vittime negli scontri, una è una ragazza di cui non s’è fatto il nome, l’altro Mohamed Assem è conosciuto come un attivista della Brotherhood. Circa duecento i feriti e molti, si sa, in questi casi non s’infilano negli ospedali per evitare l’identificazione. Sicuramente può accadere di peggio. Già ieri si sono sentiti colpi di arma da fuoco e la polizia smentisce d’averle usate. Dopo i rinnovati assalti alle sedi della Fratellanza Musulmana avvenuti nell’area di Suez l’Esercito torna in strada. Da domani Il Cairo sarà presidiato dalla Nona Compagnìa d’Assalto. La situazione nella capitale precipita nel primo pomeriggio quando militanti della Fratellanza Musulmana si radunano vicino al palazzo presidenziale posto da martedì sotto l’assedio degli oppositori a Mursi. Gli islamisti cercano lo scontro. Si lanciano contro le tende che i laici avevano piantato alla maniera di Tahrir nei giardini di Heliopolis e nelle aiuole che circondano il Palazzo del potere. Divelgono i picchetti, strappano i teli. Mursi stamane era tornato nella sede perché insistenti erano diventate le voci d’una sua fuga precipitosa sotto la pressione della folla. Il Presidente non vuole dare l’impressione di cedimento o peggio di timori, eppure di una piazza che cresce e non placa la rabbia c’è d’aver paura. L’iniziativa di contrapporre i propri militanti a quelli dell’opposizione diventa pericolosissima.

Ieri le fazioni non si sono scontrate a suon di slogan, hanno impugnato armi improprie e in serata i sassi hanno lasciato il posto alle bottiglie incendiarie. Il Presidente è in palese difficoltà e non ha fatto nessuna apparizione pubblica, il suo isolamento cresce visto che dopo Ayman El Sayat altri suoi consiglieri hanno dato ufficialmente le dimissioni. Una dichiarazione ufficiale alla tivù di Stato è venuta dal vice Mohamed Mekki: il Referendum costituzionale si farà sebbene alcuni articoli della Carta potranno venire discussi ulteriormente. Il Fronte di Salvezza Nazionale, come s’è definito il trio Elbaradei, Moussa, Sabbahi che ispira il fronte antislamista, ha chiesto categoricamente a Mursi di: rinviare il Referendum, ritirare il disegno costituzionale, recedere dall’accentramento dei poteri che il Capo dello Stato s’è assegnato con la Dichiarazione dello scorso 22 novembre. Anche lo sciopero operato martedì da una dozzina d’importanti testate e da tre reti televisive rappresenta un monito contro il desiderio di “normalizzare” a proprio vantaggio l’informazione che l’Islam politico s’è dato da giugno a oggi. Perlomeno questa è l’esplicita accusa che il Sindacato dei Giornalisti fa alla leadership della Confraternita. E poi ricorda come ogni manovra assolutista mette in pericolo la liberà di pensiero. Molte voci auspicano un superamento della gravissima crisi, dal Segretario di Stato statunitense Hillary Clinton che s’è detta molto preoccupata allo stesso Moussa. L’imam della Moschea Al-Azhar Ahmed Al-Tayeb ha invitato tutte le forze politiche alla moderazione per l’interesse della popolazione e della nazione.

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lacrime

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