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L’incontro con Carmen Bohorquez, intellettuale venezuelana

Carmen Bohorquez, ex vice Ministro della Cultura, oggi Deputata all’Assemblea Nazionale, Docente di Filosofia è una dei fondatori della Rete degli Intellettuali e Artisti in Difesa dell’Umanità, un movimento di pensiero e azione contro ogni forma di dominazione, che sostiene i popoli soggiogati, i popoli indigeni e originari, le minoranze sessuali, gli sfruttati, gli esclusi. Obiettivo della Rete è quello di mantenere un sistema internazionale di informazione e comunicazione tra intellettuali, artisti, movimenti sociali, per la difesa della diversità culturale, la pace, la libertà, la sovranità e l’autodeterminazione dei popoli e per la costruzione di un mondo che superi ogni forma di sfruttamento che è caratteristica fondante di ogni forma di colonialismo, imperialismo e insita nella stessa natura del modo di produzione capitalista.
Anche in Italia, così come a Cuba, Venezuela, Bolivia, Messico , Brasile, e tanti altri paesi , è molto attivo il Capitolo italiano di tale Rete internazionale di intellettuali militanti e dirigenti di molti movimenti sociali, attraverso il quotidiano lavoro politico caratterizzato da un internazionalismo di classe e militante praticato dalle strutture che sin dall’inizio ne fanno parte, come l’associazione e rivista Nuestra America , il quotidiano Contropiano per la Rete dei Comunisti, Radio Città Aperta, Laboratorio Europeo per la Critica Sociale, l’Associazione Marxista Politica e Classe, il Centro Studi Cestes-Proteo etc.

Carmen Bohorquez ha tenuto una serie di incontri con le strutture che compongono il Capitolo Italiano della Rete, attraverso un fitto interscambio politico e culturale riguardante le problematiche politico-economico-sociali dei due rispettivi paesi e delle questioni internazionali, a partire dalle gravi conseguenze sui lavoratori della crisi sistemica del capitale, alle modalità sempre aggressive e distruttive delle guerre imperialiste – da quelle di invasione ed espansione a carattere militare, alle guerre economico-finanziarie – che si manifestano come vere e proprie forme distruttive di ogni percorso di autodeterminazione anche attraverso la brutalità dello stesso terrorismo massmediatico. Ma ilconfronto si è spinto anche ad approfondire i temi della pianificazione socio-ambientale socialista attuata nella sempre più attiva alternativa espresse dalle esperienze di transizione al socialismo che si rafforzano e avanzano nei paesi dell’ALBA.

Il 7 dicembre, la Professoressa Bohorquez ha partecipato anche ad una conferenza sui temi trattati nel suo ultimo libro, tradotto in italiano: “Francisco de Miranda, precursore delle indipendenze dell’America Latina”, tenuta presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “La Sapienza” nell’ambito dei Seminari Internazionali organizzati dal Delegato del Rettore per i Paesi dell’ALBA, prof. Luciano Vasapollo, e dal prof. Furio Pesci, che ha generato un partecipato e interessantissimo dibattito e interscambio di vera intensità culturale con gli studenti presenti, soprattutto sui temi dell’identità e difesa dell’indipendenza dei popoli e delle loro culture e la difesa dei diritti umani e dell’umanità.

La Bohorquez all’università di Roma ha tenuto una lezione magistrale sulla storia dell’America Latina degli ultimi due secoli: i suoi studi su Francisco de Miranda riportano alla luce il sogno di indipendenza e unità dei Paesi del Sud America nato, un sogno vivo e combattuto in particolare negli ultimi 200 anni e attualmente in atto grazie ai Governi dei Paesi dell’ALBA, con grandi accenti sulle conquiste culturali e dell’educazione realizzati dal Governo Bolivariano del Presidente Chavez, nel quale la Bohorquez ha dato il suo importante apporto come vice Ministra, professoressa universitaria e intellettuale militante. Ripercorrendo due secoli di storia del continente ha evidenziato aspetti centrali e fili conduttori che costituiscono oggi le basi del riscatto e della costruzione della Nuestra America nella concreta realtà dei socialismi dei paesi dell’ALBA.

Il presente dell’America Latina non è molto diverso dal passato del XVIII secolo in cui si è combattuto per la liberazione dalla dominazione spagnola; oggi la dominazione si presenta sotto una forma economica e i popoli si battono per completare quel processo di indipendenza e porre le condizioni affinché non sia più realizzabile qualsiasi altro tipo di dominazione politica, militare, economica, finanziaria, mediatica, culturale, che caratterizza ancora oggi la brutalità imperialista.

Tre concetti, ha più volte sottolineato la professoressa Carmen Bohorquez, risultano fondamentali e strettamente connessi tra loro nel processo che conduce all’emancipazione, e sono: la consapevolezza dell’identità culturale dei popoli, la progressiva integrazione tra gli Stati e il raggiungimento dell’indipendenza piena politica ed economica. Due secoli fa Miranda colse il nesso tra unità culturale e progetto politico di emancipazione, convinto che la consapevolezza della propria identità sia un’arma indispensabile contro chi vuole dominare e il presupposto fondamentale per un progetto di indipendenza e unità. Oggi i Paesi dell’ALBA stanno concretizzando il sogno di un’ America indo-africana libera, sovrana e indipendente, unita, non negli interessi dell’élite finanziaria o della borghesia ma nel fine di risolvere i problemi sociali dei popoli e difenderne i diritti complessivi di autodeterminazione che sono i diritti dell’intera umanità, basandosi su principi radicalmente alternativi a quelli dell’economia dello sfruttamento capitalista e che caratterizzano il nuovo orizzonte del socialismo per e nel ventunesimo secolo.

L’etica della Banca del Sud (che inizierà la sua attività nell’Aprile 2013) e gli scambi economici tra i paesi dell’ALBA si basano sul principio della “solidarietà, compartecipazione e complementarietà” in contrapposizione allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla natura connesso alla competizione e alla concorrenza capitalista basata sul profitto , consumismo sviluppista e accumulazione. Gli accordi tra i Paesi dell’ALBA non sono finalizzati al profitto privato, ma sono chiamati a sostenere i popoli e colmare le carenze sociali ed economiche di ognuno, per risolvere problemi quali l’alimentazione, la sanità, il raggiungimento della pace, mettendo la persona umana al centro dell’azione e con lo scopo di raggiungere quello che Bolívar chiama “la maggiore felicità possibile”.

Dall’ALBA arriva una proposta concreta e possibile per costruire un mondo senza fame, senza povertà, un mondo in cui ci sia spazio per tutti e in cui tutti possono vivere armonicamente con la Madre Terra e la natura. L’Alleanza dell’ALBA nasce per creare un polo di potere per la realizzazione del socialismo che ponga al centro l’autodeterminazione dei popoli e che possa difendere la libertà di vivere secondo le proprie tradizioni e la propria cultura e garantendo, attraverso il reciproco aiuto, uno scambio economico rispettoso dei territori, dei popoli e delle economie locali.

Il pomeriggio dell’8 dicembre si è svolta, poi, presso La Casa della Pace a Roma, organizzata dalla Rete dei Comunisti e in collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica Bolivariana del Venezuela, una partecipatissima Conferenza su “Rivoluzione e Cultura nel Venezuela Bolivariano”, tenuta da Carmen Bohorquez e Luciano Vasapollo, Direttore Scientifico della Rivista Nuestra America.

Davanti a una platea numerosa e molto attenta, Carmen Bohorquez ha parlato per più di due ore delle realizzazioni della Rivoluzione Bolivariana e di tutte le difficoltà e i problemi che questa ha dovuto affrontare a causa dell’azione controrivoluzionaria dei nemici interni ed esterni. Il problema basilare presente non solo in Venezuela, ma anche in Bolivia e in Ecuador è come riuscire a realizzare una rivoluzione in un mondo governato dal capitalismo, in una società conformata su un modello capitalista, in una visione del mondo legata all’ottenimento di anti valori capitalisti basati sull’individualismo, l’egoismo, la competitività. La sfida è come riuscire a generare una rivoluzione culturale, ad emancipare le coscienze, a far maturare una coscienza sociale per impedire una volta per tutte il ritorno di qualsiasi dominazione sia essa imperialista o economica o culturale. Carmen ha altresì sottolineato che bisogna costruire egemonia culturale in un paese e in un intero continente che è stato edificato dall’impero coloniale sulla base della dominazione culturale; in un continente dove, finito il culto per la sovranità spagnola, è iniziato il culto per l’”american way of life”: è necessario sostituire questi falsi valori con un’etica rivoluzionaria che risponda al recupero dei valori culturali originali e della dignità umana, nuovi valori che si convertano in un nuovo uomo e in una nuova società socialista. “Ethos e logos devono essere socialisti, se vogliamo realizzare il socialismo” ha aggiunto Carmen Bohorquez.

Due sono stati i concetti fondamentali espressi dalla Rivoluzione Bolivariana, la costruzione di uno Stato di diritto e la democrazia partecipativa e protagonistica. La nuova Costituzione Bolivariana, approvata nel 1999 con referendum popolare dall’80% della popolazione, mira alla costruzione di uno Stato di diritto a democrazia partecipativa per fare giustizia nei confronti di quei gruppi sociali secolarmente esclusi -come gli indigeni, le donne, i disabili e i bambini- e risponde alla necessità di rompere con i valori capitalisti e formare una cittadinanza cosciente che lotti per l’applicazione di tutti i diritti dell’umanità ben evidenziati e difesi dalla Costituzione Bolivariana.

La prima urgenza che ha dovuto affrontare il governo è stata quella di risolvere i gravi problemi basilari di sopravvivenza dignitosa che attanagliavano la società: la povertà di una popolazione senza casa, senza assistenza sanitaria, senza istruzione. Naturalmente l’approvazione della nuova Costituzione che contemplava, tra l’altro, la nazionalizzazione delle risorse energetiche, che ha permesso allo stato di investire parte degli utili nel sociale, ha scatenato la controffensiva rabbiosa, aggressiva dei controrivoluzionari fascisti e dell’oligarchia che è sfociata anche in due colpi di Stato: il primo dell’11 aprile del 2002 che ha portato all’ arresto di Hugo Chavez, ma che è fallito grazie alla risposta popolare che ha materialmente liberato e reinsediato il suo legittimo Presidente restituendo la piena sovranità al popolo; e l’altro quello petrolifero che è durato più di tre mesi, con gravi ripercussioni sulla società e l’economia venezuelana. Con questi due golpe, ci si è resi conto che la Rivoluzione Bolivariana era andata alla guida del governo del paese con la vittoria elettorale, ma non era stato preso realmente il potere. Si dà quindi il via a tappe veloci e decise al recupero sociale delle rendite private delle risorse petrolifere, con le nazionalizzazioni e l’inizio dei processi di socializzazione il governo ha potuto investire nel sociale, redistribuire socialmente redditi e ricchezza realizzata nel paese garantendo con le Missioni i diritti previsti costituzionalmente.

In pochi anni il Venezuela è stato dichiarato libero dall’analfabetismo, lo Stato con sovvenzioni ha garantito il ritorno a scuola di bambini e adulti che l’avevano abbandonata per motivi economici, l’aumento rapidissimo di laureati, l’assistenza sanitaria pubblica e gratuita, l’assegnazione di alloggi forniti di mobilio ed elettrodomestici a chi aveva perso la casa per calamità o a chi viveva in zone a rischio. Le donne sono forse quelle che hanno ottenuto maggiore attenzione da parte del governo, proprio perché totalmente discriminate dalle normative precedenti; lo stesso comandante Chavez ha detto che una rivoluzione socialista per essere tale deve essere femminista: oggi in Venezuela c’è il Ministero della Donna, la Banca della Donna per la concessione di micro finanziamenti rinnovabili, la Missione Madri del Barrio che garantisce un salario alle donne che si prendono cura dei figli delle altre lavoratrici del quartiere; su 5 poteri (Legislativo, Esecutivo, Giudiziario, Cittadino ed Elettorale) 4 sono guidati da donne. Ma, nonostante una legge molto severa, esiste ancora troppa violenza di genere, per questo ed altri motivi Carmen Bohorquez non si ritiene completamente soddisfatta e, anche se la rivoluzione ha fatto fare passi da gigante alla piena emancipazione femminile, pensa che la normativa debba ancora andare avanti per conquiste sempre più significative.

Oltre ad affrontare i nemici interni, il governo bolivariano si è dovuto attrezzare e rafforzare anche contro il temibile nemico esterno rappresentato dal governo imperialista statunitense che ha sempre dominato l’America Latina, finanziando le dittature militari prima e le oligarchie borghesi dopo, o appoggiando i tentavi di rovesciamento di governi legittimi; golpe riusciti come nel caso contro Zelaya in Honduras e contro Lugo in Paraguay, o falliti come nel caso del Venezuela, della Bolivia e dell’Ecuador, tutti e tre sventati grazie alla grande mobilitazione dei popoli rivoluzionari.

Altro argomento più volte sottolineato da Carmen è stato quello relativo alla dittatura mediatica, diffusa in tutti gli angoli del pianeta per il controllo e la manipolazione dell’informazione da parte della società del capitale, essa non ammette critiche, come se si trattasse secondo l’intellettuale venezuelana di una moderna “infallibilità papale”; il monopolio dell’informazione è lo strumento più efficace dell’impero per la manipolazione della realtà. E’ necessario per la Bohorquez produrre controinformazione per riscattare la verità, ricorrendo alla fantasia e a qualsiasi mezzo dalla televisione di Stato non controllata dalla borghesia locale, come Telesur che è stata fondamentale nei casi dell’attacco alla Libia o nel colpo di stato in Honduras, ai 600/800 mezzi comunitari che lavorano localmente, alle mille forme popolari di uso rivoluzionario connettendosi alla rete, ai manifesti, ai volantini, a Facebook.

Sovranità nazionale, indipendenza dai dettami di qualsiasi ingerenza straniera e mondo multicentrico, sono le condizioni indispensabili per l’esecuzione della politica estera di uno Stato sovrano e socialista che possa definirsi tale a tutti gli effetti. Per questo motivo il governo ha perseguito una politica di unità all’interno e all’esterno del Venezuela, lavorando alla costruzione, l’allargamento e il rafforzamento dell’ALBA , di UNASUR e della CELAC -Comunità degli Stati Latino Americani e Caraibici, che ha festeggiato in questi giorni il suo primo anno di vita e che rappresenta il primo esempio di un’unione di tutti i paesi latino americani, in cui non esiste la tutela di alcun Stato esterno come, invece, è il caso dell’Oea Organizzazione degli Stati Americani dove gli USA ingeriscono pesantemente sulle scelte dell’istituzione, o dell’Organizzazione degli Stati Iberoamericani che è controllata dalla Spagna.

Il Venezuela si è liberato della DEA, che con la scusa di intervenire sul traffico di droga faceva spionaggio, del FMI e della BM, rifiutando le loro politiche neoliberali e rafforzando l’ALBA e la sua Banca, come alternativa al modello capitalista. Ora il Venezuela deve portare avanti il processo di indipendenza, iniziato duecento anni fa contro la corona spagnola, di transizione al socialismo e di approfondimento della democrazia partecipativa con l’attuazione dei cinque obiettivi storici del Secondo Piano Socialista della Patria: difendere e consolidare l’indipendenza nazionale; continuare nella costruzione di una patria socialista come alternativa al sistema distruttivo e selvaggio del capitalismo; convertire il Venezuela in una potenza sociale, economica e politica in America Latina e nel Caribe sulla base della solidarietà fra popoli e complementarietà; contribuire allo sviluppo di una nuova geopolitica internazionale che permetta di raggiungere l’equilibrio dell’Universo e garantire così la pace; preservare la vita del pianeta e salvare la natura e la specie umana.

Il Presidente Hugo Chavez ha proposto il piano durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali come programma di governo per il periodo 2013-2019, piano che sarà presentato il 10 gennaio 2013 all’Assemblea Nazionale per la sua approvazione, dopo un’attenta e partecipata valutazione da parte della popolazione che da più di un mese ne discute in assemblee pubbliche, facendo proposte di cambiamento, di completamento e di modifica.

E’ la prima volta, ha sottolineato Carmen Bohorquez, che un governo chiede ai suoi cittadini di pianificare e di eseguire insieme le politiche di approfondimento e consolidamento del socialismo, a dimostrazione che la democrazia partecipativa e protagonistica è una felice e concreta realtà in Venezuela.

* NUESTRA AMERICA

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