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Referendum egiziano, il primo giro dice sì

Il Fronte di Salvezza Nazionale, che fino alla vigilia parlava di boicottaggio, deve aver spinto i suoi verso un’opposizione attiva nell’urna sottolineata dal no. In ciascuna provincia si sono registrate accuse di violazione delle regole consistenti in casi di mancanza di certificati elettorali, defunti risultati nell’elenco dei votanti, assenza di osservatori neutrali e soprattutto 120 falsi giudici denunciati dall’opposizione. Secondo le prime valutazioni la popolazione sta comunque aderendo alla consultazione nonostante la grave crisi che ha spaccato il Paese attorno alle modalità di stesura di questa Costituzione. L’elettorato non sembra neppure afflitto dalla temuta sindrome dell’affaticamento da voto prospettata da alcuni sociologi, visto che l’attuale è il quarto ricorso alle urne dal marzo 2011. Mentre da parte loro statistici e politologi rilanciano un paragone soprattutto coi dati del ballottaggio alle presidenziali del giugno scorso.

Roccaforte dell’assenso alla Costituzione islamica risulta l’area di Assiut dove i sì toccano il 76% (449.000 voti) contro il 23.9% dei no. Schiacciante anche il risultato di Sharqiya 65.6% di assensi e 34.1% di voti contrari. La capitale continua a incarnare la diga al disegno islamico la maggioranza è del no col 56.9% (1.256.000 voti) contro un 43.1% di sì che sfiora ma non supera il milione di voti. Servizi televisivi hanno mostrato lunghe file ai seggi con una massiccia presenza di donne velate e non e dal mondo femminile laico è venuta una decisa contrarietà all’attuale proposta costituzionale. Anche ad Alessandria, dove è forte la presenza salafita e dove in queste ultime settimane più violenti sono stati gli assalti  alle sedi politiche dei partiti musulmani, il no vince col 52.13% contro il 49.88% dei sì. Sebbene poi nelle campagne si registra il sorpasso dell’assenso al disegno costituzionale che raccoglie 665.000 voti attestandosi sul 55.6% mentre gli oppositori  si fermano a 531.000 no (44.4%). Fra i centri industriali anche il governatorato di Gharbiya ha visto una maggioranza che rifiuta la Carta: i no sono prevalsi col 52.1% contro il 49.8%. Il 22 dicembre si vota il altri 17 distretti e ancora una volta il Club dei Giudici dichiara di non voler presiedere operazioni di voto e spoglio delle schede.

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