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Egitto. Solo 32% elettori ha partecipato al referendum

Morsi ha firmato la nuova Costituzione. In un discorso in tv ha individuato in riforme economiche e incentivi agli investitori le priorità del suo mandato. Non solo, tra gli islamisti si fanno insistenti le voci di un possibile rimpasto di governo dopo le defezioni del vice presidente Mahmoud Mekki e dei consiglieri di Morsi. In questo senso circolano le voci di un possibile avvicendamento tra il primo ministro, Hesham Qandil, e l’ideologo dei Fratelli musulmani, Khairat al-Shater. Ieri la Camera alta (Shura) ha acquisito pieni poteri legislativi fino alle nuove elezioni parlamentari che dovranno tenersi entro 60 giorni. Contemporaneamente è stata approvata una legge che impedisce a chi lascia il paese di portare con sé oltre 7,5 mila euro, in seguito alla fuga di capitali all’estero delle ultime settimane.

Tuttavia, il risultato del referendum è ancora contestato dalle opposizioni. Dall’esilio dorato negli Emirati, l’ultimo premier di Mubarak, Ahmed Shafiq, ha definito il procedimento elettorale come «falso». I punti controversi: bassa affluenza alle urne e risicato scarto tra sostenitori e oppositori della Costituzione. Nonostante il ruolo essenziale della Carta fondamentale non era previsto un quorum. Tuttavia un’affluenza ferma al 32% va contro le peggiori aspettative. È la percentuale di votanti più bassa nelle ultime cinque tornate elettorali. Si è tornati alla bassa partecipazione del dicembre 2010 per le ultime elezioni parlamentari dell’era Mubarak. I «sì» hanno prevalso con il 64%, una buona affermazione ma meno significativa del plebiscito ottenuto dagli islamisti alle presidenziali e ancora di più alle parlamentari di un anno fa. Il dato definitivo dimostra ancora un volta che i sostenitori della Fratellanza si concentrano nelle campagne e nelle aree più povere del paese, nella classe media e tra i poveri. Hanno bocciato la Costituzione invece le classi medie urbane e la piccola borghesia.

I principali nodi del testo riguardano prima di tutto l’ambigua estensione dell’applicazione della legge islamica. Queste regole potrebbero direttamente colpire i diritti di minoranze religiose non riconosciute, donne e bambini. Il testo Costituzionale non fa un passo avanti nei diritti sociali. Non si fa un riferimento chiaro ad un sistema di welfare diffuso né alla costruzione di un meccanismo pensionistico e scolastico equo. Il testo non limita i poteri dei militari che possono continuare a processare i civili senza controllo, non conferma gli impegni nei trattati internazionali, imbavaglia tutti i cittadini e la stampa con principi vaghi di moralità e rispetto della famiglia. Ci sono anche luci: il bando agli esponenti del Partito nazionale democratico di Hosni Mubarak da ogni incarico politico e il via libera ad elezioni regionali e locali che finalmente applichino i principi di sussidiarietà amministrativa e non impongano localmente le élite scelte al Cairo dal governo o dai militari. Sarà da valutare invece se, i previsti bilanciamenti al potere presidenziale e il rinnovato ruolo per il governo funzionino realmente nel nuovo rapporto tra potere legislativo ed esecutivo. Il decreto del 22 novembre, poi ritirato, che ampliava i poteri presidenziali non fa ben sperare in questo senso. Lo scontro nelle settimane del voto ha reso evidente la frammentazione dell’opposizione egiziana. E neppure la decisione di boicottare il tentativo di dialogo nazionale con il presidente ha ottenuto una risposta unanime.

L’opposizione è composta di tante anime, dai cristiani alle donne, dai lavoratori ai giovani rivoluzionari. Una dura critica all’operato del governo islamista è venuto anche dagli uomini di Mubarak che avevano votato per Ahmed Shafiq. Per questo tra approvare, come volevano i Fratelli musulmani, o bocciare la Costituzione, come voleva il vecchio regime, molti egiziani hanno ancora una volta scelto di boicottare. La vera opposizione è stata fatta dai giudici.

Nella notte di domenica, Ahmed el-Zind, presidente del club dei giudici, è stato aggredito da ignoti. Con il boicottaggio del voto, i giudici egiziani hanno dimostrato che in nessun caso accetteranno un’applicazione estesa della legge islamica nel diritto ordinario. Questo però ha permesso ai giudici vicini ai Fratelli musulmani di supervisionare le operazioni di voto e di rendere in questo modo meno trasparente l’intera procedura elettorale. Questa nuova Costituzione è una grande vittoria per gli islamisti. Ma non è un passo in avanti per tutti gli egiziani, non solo potrebbe innescare nuove tensioni e instabilità politica, mettendo in discussione la tenuta delle istituzioni pubbliche.

da “il manifesto”

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