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Il giorno del fiscal cliff

La regia è hollywoodiana: entrambi i “partiti” hanno bisogno di presentarsi come “salvatori della patria” risolvendo all’ultimo istante un problema che solo loro hanno creato. Nessuno pensa davvero che possano non riuscirci, provocando una scossa tellurica non soltanto per l’economia statunitense, ma per l’intera e incerta situazione globale.
Ma con gli americani non è mai detto.
Intanto, un primo robusto segnale di “distensione” è arrivato dal fronte democratico: ha rinunciato al cardine della proposta di Barack Obama, cioè l’aumento delle tasse per i redditi superiori ai 250mila dollari. Ora, nei negoziati che il vice presidente Joseph Biden sta conducendo con il leader Gop al Senato Mitch McConnell, si parla di aumenti di tasse solo per i redditi superiori a 450mila dollari annui.
Inoltre i democratici hanno accettato di non aumentare le tasse di successione. Nonostante questo i repubblicani continuano a negare l’accordo, perchè vorrebbero che il tetto per l’aumento delle tasse fosse ancora più alto, a 550mila dollari annui, e contestano la proposta democratica di aumentare le tasse sui redditi finanziari anche per le famiglie con un reddito di 250mila dollari.
Ancora più netti poi i contrasti tra le due parti riguardo all’ormai famosa ‘sequestration’, cioè i tagli automatici, e drastici, alla spesa pubblica che scatterebbero da domani in assenza di un accordo. I democratici vorrebberro trovare un modo di rinviarle la loro entrata in vigore al 2015, ma i repubblicani chiedono in cambio tagli al Medicare e ai sussidi per i disoccupati.
Sempre buoni con i loro poveri, da quelle parti. Vien da pensare che Fornero e Monti vi siano andati a lezione molto tempo fa…

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