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Usa. Accordo in extremis sul “fiscal cliff”

Ci sono modi migliori di salutare l’arrivo del nuovo anno, ma se si tratta di soldi e potere l’establishment di qualsiasi paese diventa disponibile a un piccolo sacrificio. Tanto quelli veri – con nuovi drastici tagli alla spesa pubblica, concentrati soprattutto sulla giò scarsa spesa sociale – dovranno farli gli altri.
Già al Senato l’accordo era arrivato due ore dopo lo scadenza fissata (la mezzanotte del 31 dicembre). Sembrava fatta, ma alla Camera – dove sono maggioranza – i repubblicani hanno deciso di farsi sentire con pesantezza.
Eric Cantor, capo della maggioranza repubblicana, aveva annunciato che non intendeva approvare il testo licenziato dal Senato, aggiungendo che avrebbe cercato di inserire degli emendamenti. spese”.
Poi una parte consistente dei repubblicani non se l’è sentita di farsi indicare come responsabile della “catastrofe dei mercati” da tutti prevista come logica conseguenza, stamattina, se “la finanziaria Usa” non fosse stata approvata. A questo punto persino a prescindere dai dettagli contenuti nel testo. Una pessima “stabilità”, sui mercati, vale comunque più di nessuna stabilità.

Non erano mancati seri problemi anche in campo democratico, dove diversi esponenti dell’ala “radical” avevano giudicato il testo del Senato come un brutto compromesso che metteva in discussione anche quel poco di spesa sociale (specie sanitaria) esistente negli Usa,

Alla fine il testo è passato con una maggioranza bipartisan di 257 sì e 167 no. Contro l’intesa si sono espressi alcuni deputati dell’ala progressista del partito democratico e gli esponenti piu’ conservatori del partito repubblicano, vicini all’ala dura del Tea Party, il movimento radicalmente contro ogni innalzamento delle tasse.

Sul piano politico-parlamentare possiamo quindi parlare di un “compromesso montiano-centrista”, che taglia le estreme.

I punti salienti della legge:

  • Aumento dal 35% al 39,6% dell’aliquota per le persone che guadagnano più di 400 mila dollari l’anno e le famiglie i cui guadagni superano i 450 mila dollari l’anno.
  • Vengono confermati gli sgravi fiscali per le famiglie della classe media e si rendono permanenti le aliquote della minimum tax.
  • Verranno tassati al 20% i capital gains (guadagni proveninenti da investimenti finanziari) per le persone che guadagnano sopra i 400 mila dollari l’anno e le famiglie con più di 450 mila dollari l’anno.
  • L’aliquota della tassa di successione viene innalzata dal 35% al 40% sulle proprietà che superano il valore di 10 milioni di dollari.
  • Le agevolazioni per i disoccupati di lungo periodo vengono estese fino alla fine del 2013.
  • I crediti di imposta per chi ha figli e per gli studenti che devono pagare il college – sempre all’interno della classe media – vengono estesi per cinque anni.
  • Vengono estesi fino alla fine del 2013 i crediti di imposta per le imprese che investono in ricerca e innovazione e per quelle del settore delle energie rinnovabili. – ‘DOC FIX’. Stop alla riduzione dei pagamenti ai medici del programma Medicare (quello per anziani e disabili).
  • I tagli di spesa vengono rinviati di due mesi e rimpiazzati con le nuove entrate e con tagli mirati in alcuni settori come quello della difesa.

Obama ha subito rivendicato di aver “mantenuto le promesse”, anche se “l’intesa è importante, eviterà aumenti delle tasse. Ma è solo un primo passo nella lotta al deficit. Serve ora un’intesa più ampia per rilanciare economia”.

Il Senato degli Stati Uniti aveva approvato con una maggioranza schiacciante – 89 voti favorevoli e 8 contrari – il testo messo a punto dal vicepresidente Joe Biden e dal leader della minoranza repubblicana al Senato Mitch McConnell. Ma l’accordo raggiunto in extremis lascia aperte diverse questioni
L’accelerazione nelle trattative si era avuta tre giorni fa, quando il vicepresidente Biden ha preso il posto del leader della maggioranza democratica al Senato Harry Reid, i cui colloqui con il collega repubblicano Mitch McConnell avevano raggiunto un punto morto.

Le borse asiatiche hanno immediatamente festeggiato lo scampato pericolo. La borsa di Hong Kong, vicina al’orario della chiusura, guadagnava il 2%; in rialzo anche Seoul (+1,4%) e Sydney (+1,26%) mentre Tokyo e Shanghai sono chiuse per le festività.

Addirittura trionfale, invece, la giornata delle borse europee, che viaggiano tutte con guadagni intorno al 3%.

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