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Caso Carromero: tutte le bugie e le ipocrisie della Spagna su Cuba

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Il suo caso si sta però rivelando una caporetto per la credibilità del governo Rajoy, per il Partito Popolare e per l’ipocrita durezza con la quale la Spagna ha in questi anni trattato la Cuba rivoluzionaria. Infatti per mano di Carromero la Spagna, il Partito Popolare, l’Unione Europea, ha perso uno dei pochi oppositori dignitosi della Rivoluzione cubana e poi, per difendere lo stesso Carromero, ha perso credibilità e dignità.

Andiamo con ordine. Carromero è ufficialmente un giovane militante del Partito popolare, addirittura per qualcuno, desideroso di ravvivare un curriculum incolore, la grande speranza della destra spagnola. Spicciafaccende di Esperanza Aguirre, vicinissima ad Aznar e oggi presidente del partito e di Pablo Casado, presidente di Nuove Generazioni, la gioventù popolare, Carromero viene imbucato ad appena 23 anni nel Comune di Madrid come consigliere tecnico con uno stipendio di 46.000 € annui. Cosa avrà avuto da consigliare il grigio giovane Carromero bisognerebbe chiederlo alla Contessa Aguirre.

Pagato con soldi pubblici, nella Spagna dove la sua generazione è costretta a emigrare, Carromero lavora a tempo pieno per il partito. Passa però di disastro in disastro, sia economico che, soprattutto, come pilota. Liberista a oltranza le sue imprese falliscono ma trova chi tappa i buchi. Prende la bellezza di 42 multe per violazioni diverse e gravi del codice della strada, tra le quali svariate per eccesso di velocità, accumulando sanzioni per migliaia di Euro e la patente gli viene ritirata almeno due volte. Non si capisce, diviene quasi un segreto di Stato, se la scorsa estate Carromero ne fosse o no in possesso. Come gli Hidalgo della Conquista, figlio cadetto rispetto al più accorsato Casado nel cuore di Aznar e Aguirre, il giovane Carromero decide quest’estate di far merito andando a liberare Cuba dal perfido Fidel Castro.

È un pericolo pubblico Carromero ma quelli del PP non devono aver informato il povero Oswaldo Payá che, per accettare un passaggio non da uno sconosciuto ma da un emissario del proprio principale partner politico in Europa, ci rimette la pelle. Aznar e camerati lo hanno mandato a Cuba con un bel pacco di Euro da consegnare a Paya, sempre su quel crinale tra difesa dei diritti umani, finanziamento a pioggia di personaggi equivoci e profittatori di ogni risma ed eversione aperta che caratterizza le relazioni tra occidente e opposizione cubana. Come ha ben spiegato Fernando Ravsberg, il corrispondente della BBC all’Avana, solo a Cuba succede che sbarchino, entrando rigorosamente come turisti, apprendisti stregoni, benintenzionati esponenti in carriera di partiti europei, a distribuire bigliettoni più o meno a caso.

Appena succede il disastro parte l’operazione mediatica di manipolazione. L’incidente infatti non sarebbe tale ma sarebbe stato provocato dai perfidi servizi segreti cubani che avrebbero avuto la meglio in un inseguimento alla James Bond buttando fuori strada un pilota prudente come Carromero a disagio sulle infide strade dell’isola. Tale versione –completamente inventata- viene goebblesianamente ripetuta in tutte le salse da decine di omerociai in servizio permanente effettivo sui giornali monopolisti di tutto il mondo, fino a divenire per giorni verità inviolabile. Neanche quando lo stesso Carromero ammetterà di aver semplicemente perso il controllo dell’auto le voci smetteranno. Anzi: l’ammissione di Carromero serve a millantare che sia stato torturato.

Quando questo viene condannato a quattro anni, una pena mite tutto sommato visto il disastro provocato, ne rischiava dieci, e senza calcolare le voci che lo avrebbero voluto addirittura ubriaco, l’obiettivo si sposta sul processo. Peccato che gli stessi legali spagnoli di Carromero ammettono che, compatibilmente alle diversità e anche opacità della legislazione cubana, questo ha avuto un processo equo e che Carromero sia stato sempre trattato dignitosamente. Resta solo Yoani Sánchez a rilanciare le balle di cui sopra.

Intanto gli inflessibili spagnoli, spesso perfino più aspri degli USA nel denunciare il gulag tropicale di Fidel Castro, trattano con Cuba per salvare il soldato Carromero. Si muovono ben quattro ministeri, Esteri, Interni, Giustizia e Presidenza del governo e, secondo male lingue, ovviamente non verificabili, girano anche molti soldi per riportare a casa il rampollo del PP.  Alla fine ottengono il pacco indietro a tre mesi dalla condanna e a sei mesi dalla tragedia. Cercano perfino di santificarlo, ma Carromero è un irresponsabile e un personaggio totalmente di serie B e, soprattutto, non ha il fisico del martire. Tra lui e il caso per certi versi simile dei fucilieri della marina italiana in India non c’è proprio paragone su chi abbia più dignità.

Defilatosi Aznar, al ritorno di Carromero recluso per ora nel carcere di Segovia, la bomba è così esplosiva che sia Aguirre che Casado devono metterci la faccia. Lo vanno a trovare, lo trattano come un martire ed un eroe, sostengono sia stato torturato, rilanciano la tesi del complotto e chiedono un’inchiesta internazionale sulla morte di Payá. Non tutti sono d’accordo con l’oltranzismo di Aguirre. Meglio finirla qui ed evitare altre figuracce. Perfino «El País» il quotidiano da sempre in prima linea contro Cuba, questa volta è critico: trasformare Carromero in un eroe e una vittima è un errore. Inoltre «El País» ammette che la versione da spy story, per la quale l’incidente sarebbe stato provocato dai servizi cubani, che pure il quotidiano aveva ripetutamente veicolato, «non ha alcun fondamento». È una fissura interessante nella ragion di stato anticubana con «El País» che per la prima volta fa parola dei precedenti poco commendevoli di Carromero come pilota, delle infinite multe e il ritiro della patente, un dettaglio sul quale il PP preferisce da sempre glissare. Non aspettatevi però di trovare un solo aggiornamento sul caso Carromero sui giornali italiani, sempre prodighi di notizie su Cuba e sempre pronti a copincollare quanto scrive «El País».

Carromero intanto ha mantenuto ovviamente l’incarico ben retribuito a Madrid e ciò dovrebbe procurargli rapidamente la semilibertà salvando almeno ufficialmente la faccia rispetto al trattato di estradizione del 1998 con Cuba. Tuttavia il favoritismo sfacciato per il giovane cattolico integralista vicino all’Opus Dei e smanioso di far carriera politica non passa inosservato. L’associazione dei legali e dei familiari dei 2.440 cittadini spagnoli detenuti all’estero, per i quali il governo spagnolo non ha mosso e non muoverà un dito, inscena addirittura una manifestazione di protesta. Perché per Carromero, condannato per un delitto tutt’altro che politico e che anche in Spagna costerebbe il carcere, si muovono i vertici dello Stato mentre i nostri figli sono lasciati a marcire nelle peggiori carceri del mondo?

Insomma per il Partito Popolare e per il governo Rajoy è un disastro, sia diplomatico che politico, fatto di avventurismo, arroganza, disprezzo, incapacità condita sempre da volgare menzogna utilizzando un infinito potere mediatico. Oswaldo Payá, il più credibile oppositore della Rivoluzione cubana, un cattolico riformista che non prendeva ordini e soldi dai terroristi di Miami e che non desideraba che a Cuba scorresse sangue, è morto in un incidente provocato da un irresponsabile mandato a Cuba dal Partito Popolare. Questo poi tratta con la stessa Cuba per riportarlo a casa a qualunque costo mentre contemporaneamente se ne infischia di migliaia di spagnoli detenuti all’estero fino a spaccare perfino l’unanimismo anticubano della politica spagnola.

Il tutto indebolisce molto quel PP stesso che pretende di porsi come ultimo ostacolo, in nome della libertà, all’accordo che chiude ogni differenza tra UE e Cuba, normalizzando le relazioni e che sta per essere chiuso dal rappresentante a Cuba dell’Unione Europea Herman Portocarrero? Con quale ipocrisia la Spagna può ancora criticare Cuba?

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