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Svezia: l’estrema destra raddoppia i consensi

Un parlamentare svedese, considerato finora il possibile candidato alla guida del partito di estrema destra Democratici di Svezia (DS), ha dovuto dare le dimissioni dal parlamento e della sua formazione perche’ travolto da uno scandalo a sfondo razzista. 
Erik Almqvist, 31 anni, responsabile economico e portavoce del partito, era stato filmato nel giugno del 2010 mentre con tre colleghi apostrofava con ingiurie razziste due uomini, brandiva una spranga di ferro e definiva una donna intervenuta per sedare la rissa ‘piccola puttana’. Il video, pubblicato solo recentemente sul sito internet dell’Expressen, conteneva anche la frase di Almqvist ”Questo non é il vostro paese, é il mio”, e ha indotto il deputato a prendere la decisione di andarsene. Il caso, afferma il giovane leader dei DS, Jimmie Aakesson che ha minacciato purghe contro gli xenofobi, non sembra aver nuociuto al partito che, entrato in Parlamento proprio nel 2010 con il 5,7% cento dei voti é accreditato ora dai più recenti sondaggi, del 10. Raddoppiando i consensi in due anni.
La Svezia ha tenuto sempre alta la sensibilità sul tema, più volte ha messo sulla graticola uno dei suoi esponenti economici più potenti, quell’Ingvar Kamprad fondatore dell’Ikea accusato da sempre di passate simpatie naziste, e recentemente ha condannato all’ergastolo il quarantenne Peter Mangs, per l’omicidio di due cittadini stranieri compiuto a Malmoe, dove il 30% della popolazione è di origine straniera. Manifestanti hanno denunciato con vigore gli striscioni razzisti negli stadi, l’ultimo dei quali esposto il 23 novembre scorso durante la partita contro il Napoli, con la scritta: ‘Napoletani tubercolosi’. Le contraddizioni comunque sono stridenti: nel paese che per l’Economic World Forum é il quarto più competitivo al mondo e in cui, per fare un piccolo esempio, il catalogo della principale industria di mobili a basso costo contiene immagini politicamente corrette con persone di ogni colore, simbolo della perfetta integrazione, l’ECRI, organismo per la tutela dei diritti umani in seno al Consiglio d’Europa, segnala in un rapporto numerosi problemi ancora da risolvere, come la ”segregazione abitativa con disparità di trattamento nel mercato immobiliare che colpisce in particolare Rom, musulmani, afro-svedesi e richiedenti asilo. E poi la disuguaglianza in materia di istruzione per i gruppi vulnerabili, vittime di bullismo e molestie, infine il sistema legale e i media con solo una piccola percentuale di incidenti e conseguenti condanne per comportamenti razzisti raccontata da radio e televisioni nazionali”. Di alcuni mesi fa infine l’ ‘incidente’ occorso alla ministra della cultura Lena Adelsohn Liljeroth durante una mostra contro la pratica delle mutilazioni genitali femminili: una torta raffigurante una caricatura di una donna nera come se ne facevano negli anni Trenta -di cui la ministra ha allegramente tagliato una fetta di genitali- ha gettato nello scandalo l’intera Svezia. Troppo esplicito il luogo comune, troppa disinvoltura nell’accettare stereotipi del secolo scorso. Resta il fatto che il paese comincia a fare fatica ad assimilare le ondate migratorie, se persino il leader dell’opposizione di centrosinistra Stefan Loefven prima di Natale in un’intervista al Dagens Nyheter ha criticato l’arrivo di un numero troppo alto di immigrati che ”non semplifica la lotta alla disoccupazione”, giunta in Svezia all’8%.

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