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Gli Usa agitano la minaccia della “guerra cibernetica”

La notizia si prende la prima pagina della Cnn. E quindi la potente piattaforma mediatica Usa le dà molto credito.

Gli analisti di sicurezza prevedono infatti che il 2013 sarà l’anno della guerra informatica sponsorizzata dagli stati, e non si esclude affatto che tali attacchi possano portare a morti reali.
Nel 2012, ricorda la Cnn, sono stati scoperti e rivelati gli attacchi informatici su larga scala rivolti contro il governo iraniano soprattutto da Isarele e Stati Uniti. E naturalmente l’Iran sostiene di aver a sua volta risposto con attacchi massicci contro alcune banche americane e le compagnie petrolifere saudite.

In ogni caso, almeno 12 delle maggiori potenze militari del mondo stanno costruendo programmi di guerra informatica; è il parere di James Lewis, un esperto di sicurezza informatica presso il Centro di Studi Strategici e Internazionali.

Quindi, una guerra fredda informatica è già in corso. Ma alcune società di sicurezza ritengono che la battaglia sarà ancora più accesa quest’anno.
“Gli Stati nazionali e gli eserciti saranno i protagonisti e le vittime più frequenti di minacce informatiche!, riferisce un team di ricercatori della McAfee Labs, ascoltati dalla Cnn.
Michael Sutton, capo della ricerca sulla sicurezza della Cloud Security Zscaler, ha detto di aspettarsi che i governi aumenti furiosamente ,la propria spesa per la costruzione di arsenali informatici, sia per attacco che per difesa. Alcune operazioni potrebbero anche essere esternalizzate ad hacker online, con buona pace di quanti credono stupidamente che l’attività hacker sia di per sé sinonimo di “antisistema”.

Naturalmente, come in ogni “allarme”, c’è molto di artificiale, di corrispondente ad interessi industriali o politici particolari. Altri analisti spiegano che è altamente impobabile che si possano verificare attacchi invalidanti contro le infrastrutture principali degli Stati Uniti (reti elettriche comunicazioni, distribuzione dell’acqua, ecc). I nemici più potenti sull’on-line, la Russia e la Cina, non hanno mostrato alcun interesse per gli attacchi alle infrastrutture. Persino l’Iran, spesso menzionato – non ha ancora dimostrato una minima capacità di tirare fuori qualcosa di importante su questo settore.
Gli Stati Uniti – però – si muovono sempre in modo preventivo e hanno già messo sull’avviso quelli che secondo loro potrebbero essere gli aspiranti “aggressori”. Il segretario alla Difesa Leon Panetta ha recentemente dichiarato che gli Stati Uniti si riservano il diritto di usare la forza militare contro una nazione che lancia un attacco informatico sul paese.
Anche se gli attacchi informatici non sono in grado di uccidere, non vi è alcun dubbio che sono diventati potenzialmente più distruttivi.
In agosto l’attacco alla compagnia petrolifera saudita Aramco, per esempio, ha bloccato 30.000 computer. Un mese dopo, una serie di attacchi hanno mandato in tilt i siti di alcune tra le maggiori banche degli Stati Uniti. E ‘stato il più grande “denial of service” mai registrato.
“Recentemente, abbiamo visto diversi attacchi in cui l’unico obiettivo era quello di causare danni, per quanto possibile, ci aspettiamo che questo comportamento dannoso a crescere nel 2013”, dicono ancora i ricercatori McAfee. “Il fatto preoccupante è che le aziende sembrano essere piuttosto vulnerabile a questi attacchi”. Non sembra secondario il fatto che McAfee sia però una società specializzata nella produzione di antivirus e quindi nella protezione delle reti cibernetiche. Aumentare il grado di allarme signficia di fatto allargare il giro del business, creare la domanda per i propri prodotti.

D’altro canto, è cambiata profondamente la struttura sia produttiva che militare dei paesi più industrializzati. L’informatica permette di gestire reti infrastrutturali sempre più complesse e interconnesse. Attacchi “virali” mirati possono creare danni economici e funzionali prima inimmaginabili senza il ricorso a strumenti classicamente militari, come aerei o missili. E anche la responsabilità di ogni singolo attacco diventa difficilmente identificabile.

La retorica dominante nella superpotenza Usa resta “vittimistica”, nel senso di presentarsi sempre come oggetto di attacchi altrui, tanto violenti quanto immotivati. Nella realtà empirica, come ahnno sperimentato popoli di mezzo mondo, è esattamente il contrario. Quindi possiamo dire una sola cosa: gli Stati Uniti (ed Israele) si preparano ad attaccare tutti i potenziali “nemici” (o semplicemente partner scomodi). In forma cibernetica, per ora.

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