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L’Islam egiziano in corsa per le alleanze

E già dal mese di novembre,  quand’era in atto la battaglia sulla Carta costituzionale giunta sino ai sanguinosi scontri di Heliopolis, c’è stato un pullulare di neo formazioni, divisioni e nuove aggregazioni che hanno riguardato soprattutto l’opposizione alla Fratellanza Musulmana. Il più significativo è stato il patto fra El-Baradei, Sabbahi e Moussa che dava vita al Fronte di Salvezza Nazionale raggruppamento laico in chiara concorrenza con l’attuale guida del Paese. Ma anche l’area islamica è in fibrillazione nonostante il successo conseguito con l’approvazione della Costituzione accusata di orientamenti teolocratici. I maggiori colpi di scena si sono verificati nella casa madre salafita, il partito Al-Nour, che ha perso ben 150 quadri. Qualcuno s’è ritirato a vita privata, la maggior parte continua l’impegno sotto altre sigle. Il nome più illustre è quello di Abdel Ghafour dal 1° dicembre fondatore, assieme ad altri ex colleghi, del Salafi Watan Party definito dagli osservatori un raggruppamento islamico “moderato”. Un recente accordo l’avvicina a un’altra nuova creatura politica egiziana la Free Homeland Alliance dello sheikh Abu Ismail, uno degli estromessi dalla corsa alle presidenziali.

La relazione “pericolosa” con una figura pubblica notissima, carismatica e tutt’altro che moderata come il leader che infiamma il salafismo estremo è stata di recente spiegata in un’intervista dallo stesso Ghafour che ritiene Ismail una grande risorsa per la nazione. “I suoi punti di vista si confronteranno con quelli di altri esperti di diritto islamico presenti nel partito e questo sarà un bene per attutire le posizioni anziché esasperarle soprattutto sul tema dell’uso della violenza. Ne trarrà vantaggio il confronto politico che smusserà le asprezze di taluni supporter di Ismail. Le decisioni di entrambe le componenti non saranno vincolanti per ciascuno”. Infatti Ghafour tende a distinguere alleanze elettorali da quelle programmatiche interne al Parlamento, sottolineando come un comitato del Salafi Watan procederà a una valutazione delle posizioni caso per caso, attuando una sorta di leadership collegiale. Il Watan si dichiara aperto al contributo d’intellettuali e personalità del Paese. “Puntiamo ad alleanze con tutte le forze patriottiche che lavorano per l’Egitto anche esterne al mondo islamico”. Però gli inviti a un confronto pubblico rivolti a liberali e sinistra non sono stati raccolti, perché moderata finché si vuole ma l’impostazione islamica della formazione è chiarissima e a quelle forze proprio non va giù. Il forfeit all’incontro della stessa Fratellanza già chiarisce il clima di concorrenza in atto. Nell’intervista Ghafour rivela la presenza anche d’un comitato religioso che valuterà la sintonìa della linea di partito coi princìpi islamici.

Stuzzicato da una domanda sulla Shari’a aggiunge “Più che discuterne occorrerebbe metterla in pratica come la giustizia e la dignità. Sharia vuol dire giustizia, misericordia, saggezza se applichiamo questi valori nella pratica quotidiana ecco la Shari’a”. E chiude sul programma: “Argomento centrale è la giustizia con la conseguente riforma dei ministeri (Giustizia e Interni, ndr), poi la riforma economica”. Comunque per Ghafour le divisioni dentro Al-Nour riguardavano più la conduzione che la linea ispiratrice, infatti uno dei portavoce di Watan ha pubblicamente ricordato l’amicizia e la vicinanza ideologica che li lega al gruppo d’origine. Questo fa prevedere che i salafiti cercheranno alleanze tattiche elettorali per non svilirsi nel duello a distanza con Fratellanza, previsto da alcuni osservatori come accesissimo. Dall’inizio dell’anno una diceria insistente accusa la Confraternita d’aver ispirato la diaspora salafita, cercando di frazionarne la compattezza per limitare la concorrenza nel bacino elettorale musulmano. La nuova guida di Al-Nour, Younes Makhioun, non fa sconti né nasconde velleità da primato sottolineando che nelle consultazioni di marzo il gruppo non punta solo a una riconferma bensì alla maggioranza nell’Assemblea del Popolo (un anno fa ebbe 109 seggi, contro i 216 di Libertà e Giustizia). Fra i tentativi di cannibalizzazione nello schieramento salafita e quelli interni al fronte islamico può, invece, prevalere la pace tattica per continuare a controllare la nazione e rintuzzare il rovesciamento agognato dai laici.

Le alleanze devono servire a questo, perciò partiti e partitini saranno costretti ad accorparsi per evitare dispersioni di voti. Nel seguire tale logica il Wasat, quarta forza alle consultazioni del 2011-2012, ha discusso una possibile unione con altre componenti salafite (Asala, Fadila, Sarh Al-Masry) puntualizzando che contenuti politici e culturali permarranno oltre la scadenza elettorale. Mentre un avvicinamento ad Al-Nour c’è stato da parte di Asala e Costruzione e Sviluppo che fuggivano deluse dalla Brotherhood che le aveva fagocitate a fini elettorali a proprio vantaggio. E si prospettano anche strani matrimoni fra altri moderati come Strong Egypt di Abol Fotuh e l’ultraconservatrice Al-Gamaa Al-Islamiya che comunque guardano entrambi al Watan Party. Anche stavolta la forza di contrattazione dei gruppi minori risulterà limitata però quest’ultimi hanno coscienza di quanto diventi centrale il fattore alleanza e puntano a ricavarne il massimo profitto. Regola che vale assolutamente per tutti. 

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