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Algeria. Bagno di sangue nel blitz per liberare gli ostaggi

Il pesantissimo bilancio delle vittime, secondo un comunicato del Ministero dell’Interno algerino, diffuso dall’Aps, deve essere comunque ritenuto ancora provvisorio. Secondo il Ministero, quindi, l’intervento dei militari ha consentito la liberazione di 685 lavoratori algerini e 107 stranieri. Ma manca ancora un bilancio ufficiale. Anche ieri c’è stato un nuovo massacro – 18 morti tra ostaggi e terroristi (che porta il bilancio provvisorio delle vittime a 55) – come epilogo dell’assalto compiuto da un gruppo di jihadisti al sito gasiero di In Amenas, nel sud-est dell’Algeria. Dopo giorni da incubo, le unità speciali algerine – che avevano fallito il primo tentativo la scorsa notte – hanno rotto gli indugi, attaccando.

Cinque cittadini britannici e un residente nel Regno Unito sono morti o dati per dispersi dopo la conclusione della drammatica presa di ostaggi nel campo gasiero di In Amenas. Lo ha detto il segretario del Foreign Office William Hague. Un norvegese, di cui si erano perse le tracce mercoledì scorso – giorno dell’attacco al campo gasiero di In Amenas in Algeria – è stato tratto in salvo, portando così a cinque i norvegesi ancora dispersi. Lo ha reso noto il gruppo petrolifero norvegese Statoil. “Un altro norvegese è salvo ed al sicuro – ha detto il direttore generale di Statoil, Helge Lund – Siamo seriamente preoccupati per la sorte degli altri nostri cinque colleghi”, di cui non si ha notizia.
Altri sedici ostaggi, non si sa di quale nazionalità, sono stati trovati vivi al termine del blitz militare. Si tratta di persone che, all’inizio dell’attacco, si erano nascoste nei macchinari degli impianti di estrazione. Lo riferisce l’agenzia tunisina Ats. Quindici corpi carbonizzati sono stati invece rinvenuti nell’impianto di gas attaccato dagli estremisti islamici. Un’indagine è in corso per cercare di identificare le vittime.

Il comandante del commando che ha preso gli ostaggi sarebbe stato identificato in Abdul Rahman al-Nigeri, originario del Niger e definito un “veterano combattente” strettamente legato al capo del gruppo che ha organizzato l’azione, Moctar Belmoctar.

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