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L’Islanda vince sull’UE: non dovrà risarcire le banche straniere

Il Tribunale dell’EFTA (Associazione Europea del Libero Commercio, alla quale aderiscono oltre ai paesi dell’UE anche Islanda, Liechtenstein e Norvegia), con sede a Lussemburgo, ha stabilito oggi che il governo dell’Islanda non ha violato la legislazione europea quando ha deciso di non risarcire gli investitori straneri della banca on-line Icesave, dipendente da una delle principali entità finanziarie fallite nel 2008.
Nella sentenza l’Efta spiega che l’Islanda non ha contravvenuto le normative europee vigenti al momento dei fatti quando decise di non risarcire gli azionisti stranieri, decisione tra l’altro avallata da un referendum appositamente convocato, attraverso il quale la maggioranza dei cittadini del paese valutarono di non investire denaro pubblico per ripianare i debiti con le banche private fallite. Il Tribunale dell’Efta ha anche stabilito che il governo islandese non ha compiuto un atto discriminatorio decidendo invece di risarcire gli azionisti del paese.
Immediatamente dopo la sentenza, il Governo di Reykiavik si è detto molto soddisfatto per la decisione del tribunale dell’organismo internazionale che ha dato ragione all’Islanda, rimarcando che il giudizio é “definitivo e non può essere oggetto di ricorso”.
Giudizio opposto naturalmente da parte di vari governi europei secondo i quali c’è bisogno di una normativa più stringente per i casi simili a quelli che squassarono l’economia islandese nel 2008-2009. Piccata la Commissione Europea, secondo la quale “i rimborsi dei depositi bancari devono sempre essere garantiti, anche nel caso di una crisi sistemica”.

A investire il Tribunale dell’Efta del caso era stato un ricorso dell’Autorità di Vigilanza degli Accordi Efta contro il rifiuto dell’Islanda di pagare 3,9 miliardi di euro alla Gran Bretagna e all’Olanda. I governi di Londra e l’Aja avevano scelto di coprire le perdite dei propri cittadini, e successivamente avevano chiesto un indennizzo alle autorità di Reykjavik, richiesta impugnata dall’Islanda.
La Corte di Giustizia di Lussemburgo doveva stabilire se il governo islandese avesse l’obbligo di compensare con un risarcimento di 20 mila euro (26.000 dollari) i titolari dei conti aperti presso la Icesave, fililale online del colosso Landsbanki. Ma con la sentenza di oggi il tribunale ha respinto il ricorso ed ha dato ragione a Reykiavik, stabilendo un importante precedente. In realtà il governo dell’Islanda si è impegnato a risarcire per quanto possibile gli investitori stranieri, ma in maniera graduale e senza attingere ai fondi pubblici.

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4 Commenti


  • francescodl

    Non sono un esperto, ma da quel che ho capito io la questione è leggermente diversa. L’Islanda ripagherà gli investitori britannici e olandesi, ma lo farà gradualmente, non nei tempi richiesti, e soprattutto non con i soldi dei cittadini ma attingendo al patrimonio della banca Landsbanki.

    Ciò non toglie che l’esperienza dell’Islanda ci dice una cosa fondamentale: le banche si possono lasciar fallire, senza mandare in rovina i semplici risparmiatori, e senza far pagare ai cittadini il costo di un salvataggio che praticamente perdona alla banca tutte le colpe come se nulla fosse successo, e la rimette in piedi esattamente uguale a come era prima.


  • Emanuele

    Non sono un esperto nemmeno io, ma mi domando come fai a sostenere che le banche in Islanda siano fallite senza che i cittadini ne abbiano pagato il costo: l’unico debito non pagato attiene alle posizioni estere di Icesave, ma il debito sovrano, oltre 10 volte maggiore, verrà OVVIAMENTE pagato come da richieste del FMI, e stante la nazionalizzazione delle banche, mi sa tanto che saranno proprio i cittadini, a ripianarlo.


  • mauro

    Scusate la mia ignoranza . Ma a noi se ci danno un mutuo non ci fanno fare un ‘assicurazione sulla vita ? Perché loro non fanno una cosa simile per pagare come in questo caso? Perché deve pagare sempre il cittadino ?


  • aigor

    Ancora una volta si nota come sia indispensabile dividere le attivita’ di una banca, non e’ possibile che una banca possa fallire a causa di speculazioni volte ad arraffare sempre piu’ denaro e che queste portino a fondo anche i correntisti e/o i risparmiatori piu’ accorti, si devono separare le attivita’ di credito con la raccolta dei risparmi, e quella della speculazione tramite soldi degli investitori adeguatamente informati che il loro capitale puo’ volatilizzarsi e che non riceveranno manco un cent visto che sono operazioni rischiose e su cui non c’e’ nessuna garanzia.

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