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Tunisia: terremoto politico dopo l’omicidio di Belaid

Le proteste di massa che hanno attraversato tutto il paese dopo l’omicidio da parte di alcuni sicari di Chokri Belaid, dirigente comunista del Partito dei Patrioti Democratici e numero due del Fronte Popolare, hanno scatenato un vero e proprio terremoto politico in Tunisia.

Dopo una giornata che ha visto manifestazioni di dolore e rabbia sfociate in scontri e assalti alle sedi del partito islamista di governo – a Tunisi un poliziotto è morto negli scontri del tardo pomeriggio – in serata il premier Hamadi Jebali ha annunciato l’intenzione di sciogliere il governo tripartito (egemonizzato da Ennahda e composto anche da Ettakatol e Congresso per la Repubblica) e di formare un ‘governo di tecnici’ per traghettare il paese verso elezioni rapide che pongano fine all’instabilità politica. Nel pomeriggio la coalizione dei partiti di sinistra riuniti nel Fronte Popolare ed altri tre partiti di centrosinistra laici avevano annunciato il ritiro dei propri rappresentanti dall’Assemblea Costituente e formalizzato la richiesta di dimissioni del governo ed in particolare del ministro degli Interni, accusato di essere in qualche modo legato all’assassinio di Belaid. Questa mattina però i massimi dirigenti di Ennahda hanno fatto sapere di essere contrari alla formazione di un governo di unità nazionale retto da tecnocrati indipendenti, aprendo uno scontro istituzionale di cui per ora non si intravede la soluzione.

Intanto ieri sera su alcuni siti e pagine di Facebook gestiti da organizzazioni islamiche radicale della Tunisia sono comparse delle frasi che inneggiano all’uccisione del 48enne dirigente comunista. A denunciarlo tra gli altri è stato l’avvocato Abdennaceur Aouini, anch’egli esponente del Fronte Popolare. Nei siti e nei profili dei social network Belaid viene apostrofato come il capofila dei ”kouffars”, i miscredenti.

Ieri la famiglia Belaid ha respinto le condoglianze del governo, ritenute false e strumentali: “non sappiamo che farcene” ha detto la moglie. La notizia dell’agguato s’è propagata velocemente ai quattro angoli della Tunisia e a decine di migliaia sono scesi in piazza dando sfogo al dolore e poi alla propria rabbia nei confronti del nuovo opprimente regime che ha sostituito quello dominato da Ben Alì, estromesso due anni fa dalla cosiddetta ‘rivoluzione dei gelsomini’.
A Tunisi, davanti alla clinica dove Belaid era stato portato agonizzante, ci sono state scene di dolore vero, con gente che si abbracciava in lacrime, altri che si percuotevano il petto. Poi una marea umana ha accompagnato l’ambulanza che dalla clinica ha portato all’obitorio dell’ospedale Charles Nicolle: ancora lacrime, migliaia di bandiere tunisine sventolate e l’inno cantato a squarciagola. E poi, su avenue Boughiba, davanti alla sede del Ministero degli Interni il dolore si è trasformato in protesta e rabbia: scontri violentissimi, sassaiole, lacrimogeni, tentativi di assalto e poliziotti a mulinare i matraques, i manganelli. Le cariche e i lacrimogeni hanno respinto i giovani nelle vie limitrofe ed in altri punti della città: a Bab el-Jazira, poco distante da avenue Bourghiba, un poliziotto è morto dopo esser stato colpito al petto da una grossa pietra scagliata da un manifestante.

Belaid sarà sepolto domani in quella che si preannuncia un’altra giornata campale. La salma della vittima dovrebbe essere inumata nel cimitero di Jallez, a Tunisi, dopo la preghiera del venerdi’. Lo spostamento di un giorno della cerimonia (la tradizione impone che si faccia entro le 24 ore successive) è legata alle esigenze giudiziarie, in particolare per consentire la conclusione del lavoro dell’equipe di anatomopatologi incaricati dell’autopsia.
In contemporanea con l’inumazione si svolgerà uno sciopero generale convocato dall’Ugtt, il principale sindacato del paese, da tutte le associazioni degli avvocati del paese e dai partiti dell’opposizione di sinistra. In quel giorno, ha chiesto Hamma Hammami, segretario del Partito Comunista Operaio e amico del dirigente assassinato ieri, “il Paese dovrà fermarsi per onorare ‘un martire’ non di un partito ma di tutti i tunisini”. 

Quella che ha messo fine alla vita di un leader politico apprezzato e riconosciuto assai al di là della cerchia dei partiti di sinistra é stata una vera e propria esecuzione. Un commando di due persone, a bordo di una motocicletta, si é affiancato alla sua auto, ha atteso che uscisse dalla propria abitazione per recarsi a lavoro e poi lo ha freddato sparandogli al petto e all’addome. Nadia Daoud, giornalista vicina di casa del dirigente politico, ha denunciato che l’autista di Belaid potrebbe essere coinvolto nell’omicidio, avendolo visto chiacchierare con un membro del commando appena prima dell’agguato.

Amnesty International ha chiesto alle autorità tunisine l’apertura immediata di un’indagine approfondita, indipendente e imparziale sull’uccisione di Chokri Belaid. ”Le autorità tunisine non credano che potranno condannare l’omicidio e tirare dritto. Solo un’indagine pienamente indipendente e trasparente potrà aiutare a fare luce sulle circostanze dell’omicidio di Chokri Belaid. Mai come oggi occorre che vi sia giustizia”’, ha dichiarato Hassiba Haji Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. ”Due anni dopo l’uscita di scena dell’ex presidente Ben Ali, assistiamo a una crescente sfiducia nei confronti delle istituzioni che dovrebbero proteggere i diritti umani. Le tunisine e i tunisini non si accontenteranno di un’indagine superficiale” ha proseguito Sahraoui. ”Questo agghiacciante omicidio dev’essere una sveglia per le autorità. E’ loro dovere proteggere tutti dalla violenza, compresi coloro che criticano il governo o il partito di maggioranza Ennahda. Nessun gruppo, a prescindere dalla sua affiliazione, deve sentirsi al di sopra della legge” ha concluso.

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