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Atene: le banche fanno credito ai deputati, ai cittadini no

Gli scioperi ad Atene non mancano di certo da quando governi locali e troika hanno deciso di spremere lavoratori e cittadini come limoni in nome del pagamento del debito. Ma uno oggi ha fatto imbestialire il premier Antonis Samaras e i suoi ministri. Perché oggi mentre nella capitale ellenica è arrivato il premier francese Francois Hollande a controllare che Samaras e i suoi rispettino fino all’ultima virgola le ‘raccomandazioni’ di Bruxelles i giornalisti hanno deciso di scioperare provocando un vero e proprio blackout dell’informazione. Una protesta, quella del sindacato dei giornalisti che ha mandato su tutte le furie il portavoce dell’esecutivo Simos Kedikoglou, secondo il quale “la decisione dell’Esiea di indire uno sciopero di 24 ore per oggi 19 febbraio e non per domani insieme con tutti gli altri sindacati, ha un evidente obiettivo: quello di far scomparire dai media la notizia dell’odierna visita del presidente francese Francois Hollande in Grecia”.

Ma se ministri e collaboratori di Samaras sono arrabbiati, i cittadini e i lavoratori greci lo sono anche di più da quando alcuni media hanno diffuso, prima dell’inizio della protesta, una notizia che per molti costituisce la famosa goccia che fa traboccare il vaso. Secondo il quotidiano Parapolitika più di 35 parlamentari hanno chiesto alla Banca della Camera un prestito per “eccezionali necessità finanziarie” e ciascuno di loro, senza eccezioni, si è visto concedere già 10.000 euro, mentre altre quindici richieste sono in attesa di essere valutate. Da tempo le banche non concedono più prestiti ad aziende e famiglie strozzate da tagli e aumenti delle tasse, ma i parlamentari ricevono un contestatissimo e ingiustificato trattamento di favore.

Domani i lavoratori che sciopereranno per l’ennesima volta contro le politiche del governo e contro le imposizioni della troika avranno quindi un motivo in più. Lo sciopero generale convocato da Adedy, Gsee e Pame paralizzerà di nuovo il paese per 24 ore. I sindacati chiedono uno stop immediato agli ulteriori tagli ordinati dal governo, a partire dai 25 mila licenziamenti di dipendenti pubblici che scatteranno dal prossimo 1° marzo in un paese dove la disoccupazione ha toccato il record del 27% e non dà segni di essere in procinto di diminuire.  Anzi, si prevede che nei prossimi mesi circa 25 mila dipendenti del settore bancario perdano il posto a causa delle operazioni di fusione tra alcune grandi banche.

Le organizzazioni dei lavoratori chiedono anche uno stop alla politica delle precettazioni dei dipendenti di quelle aziende che ricorrono a scioperi ad oltranza per bloccare licenziamenti e dismissioni, accompagnata sempre più spesso dall’intervento della polizia con cariche, denunce e arresti.

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