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Bulgaria: rivolta contro il caro elettricità, scontri e arresti

Continuano incessanti dal 10 febbraio le proteste in tutta la Bulgaria contro l’aumento del prezzo dell’energia elettrica e contro una situazione economica devastata e devastante. Undici persone, cinque poliziotti e sei manifestanti, sono rimaste ferite nel corso delle proteste anti-governative di ieri sera nella capitale Sofia. Secondo il capo della polizia della capitale, Valeri Yordanov, durante gli scontri di ieri sono state danneggiate sei auto delle forze dell’ordine e undici manifestanti sono stati arrestati per “vandalismo”. Per disperdere i circa 2000 manifestanti che assediavano il parlamento e occupavano alcune strade del centro cittadino è intervenuta la polizia antisommossa con manganelli e scudi. Alcuni gruppi di manifestanti hanno però resistito alle cariche e si sono scontrati con la polizia, lanciando pietre e bottiglie e danneggiando vetrine e negozi di lusso. Manifestazioni si sono tenute sempre ieri anche in altre città della Bulgaria. La rete tv Nova riferisce che a Plovdiv, nel sud della Bulgaria, i dimostranti hanno incendiato quattro veicoli appartenenti alla società austriaca EVN.

Nel mirino della protesta le tre compagnie estere che monopolizzano la distribuzione dell’energia elettrica – le ceche CEZ e Energo-Pro e l’austriaca EVN – accusate di aver gonfiato a dismisura le bollette negli ultimi mesi. Quella che era iniziata come una protesta contro l’aumento dei prezzi dell’elettricità è diventata nel frattempo una rivolta vera e propria che chiede le dimissioni del governo del premier Boyko Borissov ma anche il ritorno alla nazionalizzazione della distribuzione dell’energia elettrica. “Sta emergendo una situazione rivoluzionaria” ha detto l’analista Evgeny Daynov a Nova tv. “La gente respinge l’idea di essere governata da un gruppo di monopolisti e oligarchi”. Intanto i socialisti all’opposizione tentano di cavalcare la protesta in vista delle elezioni anticipate previste per il mese di luglio.

Domenica decine di migliaia di persone erano scese in piazza in tutto il paese, obbligando il premier Borisov a licenziare il ministro delle Finanze Simeon Djankov, uomo di punta dell’impopolare politica di austerità del governo.

Come riferisce il sito Infoaut (www.infoaut.org) nella città costiera di Varna domenica hanno sfilato circa 8 mila persone che oltre all’aumento del prezzo dell’elettricità hanno contestato anche la gestione della distribuzione dell’acqua, bruciando in piazza al termine del corteo migliaia di bollette. Altre migliaia di persone hanno bloccato la principale autostrada (E79) di collegamento con la Grecia, vicino alla cittadina di Duniptsa. Nella capitale, dopo che la polizia aveva bloccato le vie d’accesso al palazzo che ospita la compagnia CEZ, i manifestanti hanno cercato di sfondare i blocchi lanciando pietre, bottiglie e altri oggetti. Anche la vicina sede del partito minoritario di centro-destra “Unione delle Forze democratiche” è stata presa di mira. Poi la protesta è proseguita fino a pochi metri di distanza dal Palazzo della Presidenza bulgara, dove i manifestanti sono stati bloccati dai celerini e da varie linee di blindati e transenne.
Nella seconda città del Paese, Plovdiv, 7 mila persone hanno protestato davanti al palazzo della compagnia di distribuzione energetica EVN. Tra grida di dissenso e cori di scherno,sono state bruciate numerose gigantografie dei principali esponenti politici del Parlamento Bulgaro, comprese quelli del partito socialista all’opposizione. Durante la manifestazione è stato bruciato anche il fantoccio di Meglena Kouneva, membro di spicco della Commissione Europea e dirigente del partito liberale bulgaro MSNV, “Movimento Nazionale per la Stabilità e il Progresso”.

E dopo le nuove violente manifestazioni di ieri sera Boiko Borisov ha promesso oggi un taglio delle bollette elettriche dell’8% annunciando una immediata revoca della licenza per la distribuzione di energia alla ceca Cez, nel tentativo di placare quella che sta assumendo le caratteristiche di una vera e propria rivolta popolare. Da Praga intanto la CEZ – che ora rischia anche una multa – ha ribattuto di aver rispettato gli obblighi concordati con Sofia ed ha a sua volta accusato il governo bulgaro di voler politicizzare la vicenda in vista del voto. “Smentiamo categoricamente qualunque irregolarità che possa in via teorica condurre alla procedura di revoca delle nostre licenze” ha detto la portavoce Barbora Pulpanova.

Ma quelle annunciate da Borisov sono misure parziali che non necessariamente placheranno la rabbia sociale. All’interno della mobilitazione, che in molti casi ha assunto toni radicali, si stanno rafforzando tendenze di estrema sinistra, soprattutto a livello giovanile, e di estrema destra nazionalista che tentano di strumentalizzare in chiave razzista il malessere sociale sempre più diffuso.

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