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Cairo e Port Said in fiamme dopo conferma condanne a morte

Port Said e il Cairo sono di nuovo precipitate nella spirale della violenza dopo che un tribunale del Cairo ha confermato in appello 21 condanne a morte per la strage allo stadio di Port Said del primo febbraio 2012, in cui ci morirono 74 tifosi del club di calcio dell’Ahly.

La sentenza ha condannato due alti ufficiali di polizia a 15 anni di carcere, in particolare per non aver fatto aprire i cancelli impedendo la fuga ai tifosi dell’Ahly aggrediti dagli avversari del Masri, la squadra di Port Said. Altri sette agenti finiti sotto processo sono stati assolti.

Le 21 condanne a morte “mediante impiccagione” sono ora sottoposte al vaglio del Gran Mufti islamico, che normalmente avalla le decisioni dei tribunali ma in questo ha chiesto più tempo per esaminare il caso.

L’annuncio ha scatenato la protesta a Port Said, apertamente in rivolta contro il governo islamista del presidente Mohamed Morsi e che chiede che siano revocate le condanne a morte. Nella città portuale la situazione è di massima allerta. Questa mattina manifestanti hanno tolto gli ormeggi a dei motoscafi utilizzati per i collegamenti nel Canale di Suez con l’obiettivo di ostacolare la navigazione delle altre imbarcazioni. Circa 2.000 persone hanno invece bloccato i traghetti in partenza dalla citta’.

Grave la situazione anche al Cairo. I tifosi della squadra di calcio al-Ahly hanno dato alle fiamme una sede delle forze di polizia, nel quartiere di Zamalek, in segno di protesta per la sentenza. Gli ultras contestano il fatto che solo due agenti di polizia sono stati condannati per il massacro di Port Said, mentre gli altre sette poliziotti imputati sono stati prosciolti.

L’esercito egiziano ha schierato carri armati nel centro del Cairo per garantire la sicurezza davanti alla sede del governo e al Consiglio della Shura. Gruppi di tifosi dell’Ahly stanno marciando sul ponte del 6 ottobre con l’intenzione di raggiungere il ministero degli interni. Il traffico è stato bloccato.

Protestano anche i leader dell’opposizione. «In attesa dei dettagli della sentenza per sapere chi è la mente del massacro di Port Said e conoscere la verità di quello che sta succedendo in Egitto. Mi auguro che non sia la mano invisibile che ci ha perseguitato per due anni», ha scritto il presidente del Partito della Costituzione e leader dell’opposizione Mohammed ElBaradei su Twitter.

da Nena News

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