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Il partito tedesco anti-euro entra in gioco

L’euro è irreversibile? Draghi lo ha detto, la scorsa estate, brandendo il “bazooka antispread” – che peraltro non ha dovuto mai usare – ma si allarga a macchia d’olio lo spettro delle forze nazionale ed europee che lo mettono in discussione. Non solo nei paesi Piigs, messi in ginocchio da un incolmabile differenziale di “composizione organica del capitale” (più avanzate tecologie di prodotto e di processo), ma persino in quelli che hanno fin qui usufruito al massimo dei benefici di una moneta unica in un mercato diseguale.

La conferma arriva addirittura dalla Germania. Anzi, dagli ambienti che più di altri dovrebbero aver cognizione di causa di pregi e difetti dell’euro: Confindustria e docenti di economia.

La prima riunione del partito anti-euro in formazione si è svolta lunedì sera a Oberursel, vicino Francoforte. Le fonti giornalistiche parlano di una folla di partecipanti decisamente superiore alle attese. Come ogni nuova avventura “di movimento”, c’è un “luogo comune” – inevitabilmente fasullo – che fa da aggregatore: “siamo stanchi dei salvataggi dei Paesi europei in difficoltà con i denari dei contribuenti tedeschi”.

Lo slogan che campeggiava dietro la presidenza era del resto alquanto esplicito: «la fine di questo euro».

Si chiama “Alternative fuer Deutschland” (Alternativa per la Germania), costituita soprattutto da accademici e giornalisti, oltre che dall’ex presidente della Confindustria tedesca, Hans-Olaf Henkel. Un sondaggio apparso in questi giorni sul settimanale “Focus” gli attribuisce le potenziali simpatie del 26% degli elettori.

«Vogliamo che i Paesi che non riescono a stare nell’euro o non vogliono possano uscire», ha detto in quella sede Konrad Adam, un giornalista ora in pensione. L’idea di fondo sembra dunque essere quella di un “doppio euro” – uno per i paesi forti e uno per quelli deboli – non il ritorno alle monete nazionali. È una posizione che si è fatta strada in ambito “borghese”, ma assai diversa dall’euroscetticismo all’inglese. «Stiamo cercando di salvare l’Europa – ha siegato l’economista di Amburgo, Bernd Lucke, “guru” del nascente partito – al momento stiamo assistendo a una divergenza fra le economie, non a una convergenza. Uno scisma è già in atto». E quindi l’euro è definito «un errore fatale» (nemmeno uno dei suoi fondatori, Othmar Issing, ne era stato poi particolamente contento), e soprattutto «una minaccia alla prosperità della Germania».

Come area politico-elettorale gli euroscettici puntano a erodere i consensi che fin qui si sono indirizzati verso liberale e Cdu. I primi potrebbero dunque finire sotto la soglia di sbarramento alle prossime elezioni d’autunno, mentre il partito della Merkel vede a rischio una supremazia sull’Spd che in questi mesi era apparsa netta (anche il 13% di vantaggio, nei sondaggi).

Qui di seguito un’intervista a Konrad Adam, tradotta da “Voci dalla Germania”

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Intervista a Konrad Adam di “Alternative für Deutschland”

WirtschaftsWoche, il settimanale di economia più diffuso, intervista Konrad Adam, uno dei leader della nuova formazione eurocritica„Alternative für Deutschland“. Da WirtschaftsWoche.

Il pubblicista Konrad Adam è uno dei fondatori del nuovo partito „Alternative für Deutschland“. Il movimento guidato dai professori di economia che alle elezioni politiche vuole competere contro il partito unico degli Eurosalvataggi. Non sarà però un movimento monotematico.

Wiwo: I nuovi partiti in Germania da tempo vengono considerati senza grandi possibilità di successo, soprattutto se cercano di fare concorrenza alla CDU-CSU. Con „Alternative für Deutschland“ lei e i suoi colleghi tuttavia ci state provando. Perchè?
Konrad Adam: Per noi è stata decisiva l’impressione che con gli Eurosalvataggi si fosse superato un limite che non doveva essere superato, senza chiedere il parere dei cittadini. A tale proposito ci affidiamo a quanto detto dalla Corte Costituzionale sul tema. Si sta decidendo su un argomento di grande importanza, e su questo siamo d’accordo con la Cancelliera. Tuttavia in Parlamento non è ancora rappresentato un sentimento di scetticismo così diffuso. Tutti i partiti su questo argomento hanno la stessa posizione: siamo per i salvataggi. E questo lo troviamo sbagliato.

C’è stata una causa scatenante che vi ha portato a questa decisione?
Sì, è stata la deliberata e pianificata violazione del Trattato di Maastricht. I criteri nel corso del tempo sono stati ignorati da tutti i firmatari. Non si può certo dire dall’oggi al domani all’elettore: “Pesce di aprile, le vecchie regole non valgono più, da oggi ce ne sono di nuove che ci siamo date fra di noi, senza chiedere la vostra opinione”, è un modo di procedere inaudito e senza precedenti. Se non vogliamo che questa violazione diventi la prassi a livello internazionale, dobbiamo agire ora.

Da chi è partita l’iniziativa per il vostro movimento?
Ci sono stati diversi contatti, tuttora attivi. Durante l’ultimo anno il livello di rischio è salito. E questo ci ha portato ad una conclusione: nonostante tutte le difficoltà, su cui non ci facciamo alcuna illusione, è necessario osare. Sono uno di quelli che già da tempo sbatteva i piedi per terra. L’iniziativa è partita prima di tutto da Bernd Lucke, con il quale abbiamo lavorato molto, ma anche dal mio vecchio amico Alexander Gauland. E molti altri hanno dato il loro contributo. C’è inoltre un gran numero di persone che considerano la nostra causa giusta, ma che per diverse ragioni si rifiutano di entrare in un partito formale.

Sarete presenti alle elezioni federali del settembre 2013?
L’abbiamo in programma e faremo il possibile per superare gli ostacoli. Facciamo naturalmente i conti con la resistenza dei partiti politici concorrenti.

Svilupperete un programma politico che si occupa anche di altre questioni europee problematiche?
Sicuramente. Non vogliamo restare un partito con un solo tema. La nostra priorità è la preoccupazione per la moneta – e per me personalmente ancora più importante – la proccupazione per il futuro della democrazia. Se il cittadino va a votare, vuole avere anche una scelta. Al momento per i motivi sopra menzionati non ce l’ha.

Dove vi posizionate nello spettro politico?
Io credo che la suddivisione fra destra, sinistra e centro non possa più spiegare molto. A causa dell’azione della Cancelliera queste parole sono diventate così sfumate che ormai ci dicono poco. Abbiamo consapevolmente rinunciato al nome “Centro civile” e scelto al suo posto „Alternative“. Al centro sono in molti ad affollarsi.

In passato „alternativ“ era una parola per la sinistra e i movimenti ecologisti.
Personalmente, poiché mi considero un liberale-conservatore, da sempre ho una grande simpatia per le tematiche ambientali dei Verdi. Non riesco ancora a capire perché Helmut Kohl abbia escluso questo tema.

Vuole diventare segretario del partito?
No

Sarete in grado di inserire nel partito nuove strutture, diverse da quelle dei partiti tradizionali?
Su questo ancora non abbiamo deciso. Naturalmente abbiamo bisogno di un’organizzazione e senza un minimo di gerarchia non riusciremo a sopravvivere. Fino ad ora la nostra struttura preliminare è stata volutamente piatta. Abbiamo 3 portavoce, Bernd Lucke, Dagmar Metzger e il sottoscritto, a questi si aggiungono 3 membri di una commissione etica. Io credo che dovremmo mantenere un’organizzazione piatta e consapevolmente democratica anche in futuro.

Uno dei vostri sostenitori, Hans Olaf Henkel, è legato anche ai “Freie Wähler”. Pensa ad alleanze elettorali o a collaborazioni simili con i “Freie Wähler” (Liberi elettori).
Non si può escludere. Alle elezioni regionali in Niedersachsen abbiamo corso con i “Freie Wähler” perché sapevamo quanto difficile fosse la fondazione di un nuovo partito. Il risultato è stato deludente e l’esperienza ambivalmente. I “Freie Wähler” sono giustamente felici per le loro radici comunali. Dicono però: ci interessiamo per la palestra locale, restiamo fuori dai temi di Berlino e di Bruessel. E’ una posizione legittima, ma difficilmente conciliabile con i nostri temi. Se i “Freie Wähler” sull’argomento non si mostreranno aperti, vedo grandi difficoltà per una ulteriore forma di collaborazione.

I “Freie Wähler” sotto la guida di Hubert Aiwangers hanno fondato un’associazione federale.
Adesso avrà il compito di convinvere i circoli locali dei “Freie Wähler” di quanto siano importanti i grandi temi. Non saranno decisivi il livello comunale e quello regionale, piuttosto il livello federale e sempre più quello europeo.

I “Freie Wähler” e i “Pirati” sono cresciuti dal basso, il vostro partito invece nasce dall’alto. Una formazione fondata da professori di fama, giornalisti e alti funzionari.
Siamo solo all’inizio. Ma non siamo certo un partito nato dall’alto. Io sono pensionato

Ma come giornalista non certo sconosciuto
Abbiamo una piccola imprenditrice di Leipzig, varie persone dal settore IT che hanno appena aperto la loro attività. C’è una certa sovrarappresentazione dei professori di economia, ma è dovuto al tema trattato. Per ottenere l’attenzione delle masse, cercheremo di avere una militanza più ampia e rappresentativa. Abbiamo gettato una rete molto ampia.

Tradotto da
Voci dalla Germania

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