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Guantanamo: le bugie di Obama

Cresce la protesta dei prigionieri di Guantanamo. Ieri erano diventati 24 i detenuti che stanno portando avanti uno sciopero della fame all’interno del lager illegale che gli Stati Uniti hanno realizzato a Cuba senza il consenso del governo de l’Avana. La settimana scorsa i detenuti in sciopero della fame erano 14, ma poi il loro numero è cresciuto, ha dovuto riconoscere un portavoce del Pentagono, il colonnello Todd Breasseale. In realtà già la scorsa settimana un gruppo di avvocati difensori di numerosi dei detenuti di Guantanamo aveva affermato che i prigionieri in sciopero della fame erano un centinaio, e che la protesta era scattata per denunciare i continui controlli e le continue confische di effetti personali, comprese alcune copie del Corano, vissute dai prigionieri come una vera e propria forma di persecuzione. I legali hanno anche riferito di aver scritto una lettera al segretario alla Difesa Chuck Hagel, per chiedere il suo intervento. Ma il portavoce ha smentito la denuncia, affermando che il numero di detenuti in lotta ammonta a soli 24 sui 166 attualmente tenuti prigionieri. Il Dipartimento di Giustizia di Washington ha poi aggiunto che ben 8 di loro sarebbero così gravi da avergli imposto l’alimentazione forzata per mezzo di un sondino nel naso.

Qualcuno si chiederà: ma le autorità degli Stati Uniti, presidente Obama in testa, non avevano solennemente promesso la chiusura del lager? Eh si. Ma Washington non ci pensa proprio a chiudere il carcere di Guantanamo, semmai si vuole impegnare in una ristrutturazione. L’idea è quella di realizzare delle nuove costruzioni, per dare vita a un progetto che prevede un nuovo ospedale, nuove mense e alloggi per i militari di guardia ai prigionieri rapiti in varie parti del mondo nel corso di quelle che sono state definite “extraordinary rendition”. A riportare la notizia è stata la Nbc News.

Obama “non ha detto nulla nel suo discorso inaugurale, non ha detto nulla nel discorso sullo stato dell’Unione, non ha detto proprio nulla sulla chiusura del carcere” ha sottolineato John Kelly, comandante dello U.S. Southern Command, responsabile delle attività militari statunitensi in Centro e Sud America. Inoltre, “non ha riassegnato l’incarico di inviato speciale per la chiusura del campo di detenzione (Daniel Fried ha ricevuto un altro incarico, lasciando scoperto il posto, ndr)”. Questo, agli occhi dei prigionieri – e non solo – dimostra che Obama ha ormai accantonato l’idea di chiudere la prigione, come invece promesso appena entrato alla Casa Bianca. Nonostante i tagli alla spesa, Washington non sembra intenzionata a risparmiare su Guantanamo, già considerata la prigione più cara (pro capite), con un budget operativo quest’anno di circa 177 milioni di dollari; questo significa che i contribuenti statunitensi pagano più di un milione di dollari per ognuno dei 166 detenuti.

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