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Tunisia. Due anni di carcere a rapper per video contro polizia

Un rapper tunisino é stato condannato in contumacia – visto che si è reso irreperibile dopo che contro di lui era scattato un ordine di arresto – a due anni di carcere. La colpa? Aver registrato un videoclip in cui ha descritto poliziotti e magistrati come ”cani”, con un’espressione considerata un grave insulto nella società araba. Il rapper in questione è Ala Yaacoubi, noto con il nome d’arte di Weld El 15. Contro di lui la condanna è stata enunciata da un tribunale di Tunisi a causa del video-denuncia ‘Elboulicia Kleb’ (‘I poliziotti sono cani’), diffuso nelle scorse settimane attraverso i canali YouTube. Lo stesso tribunale ha anche condannato a sei mesi di carcere l’attrice Sabrine Klibi, che appare nel videoclip, e il regista Mohamed Hedi Belgueyed, che ha girato il filmato. I due, arrestati una decina di giorni fa, erano stati messi sotto accusa per ”attentato al pubblico pudore, insulto ai funzionari e minaccia alla sicurezza dello Stato”. Dopo la condanna sono comunque riusciti tramite i loro avvocati, ad ottenere la sospensione della pena e quindi sono tornati alle loro case.

Il caso riporta all’attenzione il tema della difesa della libertà di espressione in Tunisia, a due anni dall’uscita di scena di Ben Ali il cui regime laicista e filoccidentale – ma spietato con gli oppositori – sembra esser stato sostituito con un altro regime, questa volta islamista ma altrettanto liberale e filoccidentale dal punto di vista economico. La canzone, composta anche da versi definiti ‘violenti’ dalla magistratura di Tunisi, é di fatto un duro atto di accusa contro la polizia e i suoi metodi di repressione del dissenso e di persecuzione degli oppositori.

Nel brano, il rapper definisce i poliziotti ”cani” e denuncia il loro ricorso ”ingiustificato” alla violenza. In uno dei passaggi più contestati della canzone il cantante si rivolge a poliziotti e magistrati, dicendo loro: ”Sono venuto a dirvi una cosa sola, siete dei cani, voglio sgozzare un poliziotto come una pecora e ancora datemi una pistola, voglio sparargli”. Nei giorni scorsi il ministero dell’Interno di Tunisi ha definito il video una ”minaccia alla sicurezza nazionale”, denunciando come contenga ”parolacce, espressioni immorali e costituisca una diffamazione verso gli agenti di pubblica sicurezza”.

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