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Germania. Neonazisti da proteggere, preti da processare

La storia è talmente soprendente che persino un giornale assolutamente padronale, come La Stampa, ha ritenuto molto inopportuno il precesso a Lothar Konig, denunciato dalla polizia locale in modo talmente pretestuoso e falsario da fare pensare che il germe neonazista abbia scavato una nicchia nel corpo della polizia.
Per cui abbiamo, agli occhi del mondo, questa situazione: nell’Est della Germania, un prete dissidente già ai tempi della Ddr viene processato per aver partecipato “rumorosamente” a una protesta democratica, peraltro assolutamente maggioritaria in città (onore a Dresda, dunque), contro una sparuta sfilata neonazi.
La polizia lo denuncia per aver pronunciato – ma filmati e testimoni smentiscono – frasi che incitavano i manifestanti a colpire la polizia. Viene il sospeto, alquanto fondato, che la polizia locale abbia voluto intimidire il movimento antifascista in città, dando così “oggettivamente” copertura ai neonazisti. Una pagina davvero oscena, che si spera la magistratura tedesca chiuda subito.

*****

Che Lothar König sia un ribelle non ci sono dubbi: già a 15 anni fu interrogato dalla Stasi, dopo aver espresso la sua ammirazione per il leader della Primavera di Praga, Alexander Dubcek. Finora, però, nessuno aveva equiparato questo pastore protestante dalla corporatura generosa e dalla lunga barba bianca incolta, impegnato a Jena al fianco dei più giovani, a un pericoloso estremista di sinistra. Almeno fino a ieri, quando König, 59 anni, ha preso posto sul banco degli imputati al tribunale di Dresda, accusato di «grave violazione dell’ordine pubblico»: secondo il pubblico ministero avrebbe istigato i manifestanti ad attaccare la polizia durante una dimostrazione organizzata a Dresda due anni fa per protestare contro un raduno neonazista.  

È il 19 febbraio 2011, gli estremisti di destra marciano per le strade di Dresda tentando di sfruttare a scopi propagandistici l’anniversario del bombardamento alleato sulla città sassone del febbraio 1945. Da un lato ci sono 3000 neonazisti, dall’altro 20.000 controdimostranti, tra cui molti politici tedeschi. A margine si registrano scontri, un centinaio di agenti resta feriti. 

Quel giorno a opporsi al raduno c’è anche König: da anni si batte contro i neonazisti, che nel 1997 l’hanno pure attaccato con una mazza ferrata. 

Il pastore si presenta col suo tradizionale furgoncino blu, su cui ha montato due grandi casse. È quello, secondo l’accusa, il punto d’incontro degli autonomi di sinistra, è da lì che vengono sobillati. «Ricoprite gli sbirri di pietre», avrebbe detto König al microfono, una frase da lui sempre smentita.  

La difesa parla di accuse vaghe e costruite ad arte. Per il pm, ad esempio, dalle casse del suo furgone il pastore avrebbe sparato a tutto volume musica con ritmi «aggressivi», per aizzare i manifestanti. Un esempio di canzone sovversiva? La leggendaria «Paint It, Black» dei Rolling Stones. In alcuni video amatoriali si sente König che invita a protestare pacificamente e a evitare un’escalation. 

E così non sono pochi a sospettare che in realtà quello che si è aperto a Dresda tra le proteste di una settantina di persone fuori dal tribunale sia un processo politico. «Qui si vogliono criminalizzare e diffamare i dimostranti anti-neonazisti, se mi dovessero condannare nessuno andrà più con la coscienza tranquilla a una dimostrazione contro gli estremisti di destra», ha detto più volte il pastore. Al suo fianco si sono schierati politici dei Verdi e della Linke, che parlano di accuse «assurde», ma non solo loro: a Dresda ieri per solidarizzare con lui sono arrivati anche il sindaco socialdemocratico di Jena, Albrecht Schröter, e il vescovo evangelico regionale Diethard Kamm.  

In campo resta una domanda più generale: possibile che chi scende in strada per opporsi ai neonazisti rischi una condanna? 

Ad agosto una trentina di agenti perquisirono l’appartamento di servizio di König a Jena, provocando forti critiche. Ora il religioso rischia da 6 mesi a 10 anni di carcere.

Che Lothar König sia un ribelle non ci sono dubbi: già a 15 anni fu interrogato dalla Stasi, dopo aver espresso la sua ammirazione per il leader della Primavera di Praga, Alexander Dubcek. Finora, però, nessuno aveva equiparato questo pastore protestante dalla corporatura generosa e dalla lunga barba bianca incolta, impegnato a Jena al fianco dei più giovani, a un pericoloso estremista di sinistra. Almeno fino a ieri, quando König, 59 anni, ha preso posto sul banco degli imputati al tribunale di Dresda, accusato di «grave violazione dell’ordine pubblico»: secondo il pubblico ministero avrebbe istigato i manifestanti ad attaccare la polizia durante una dimostrazione organizzata a Dresda due anni fa per protestare contro un raduno neonazista.  

È il 19 febbraio 2011, gli estremisti di destra marciano per le strade di Dresda tentando di sfruttare a scopi propagandistici l’anniversario del bombardamento alleato sulla città sassone del febbraio 1945. Da un lato ci sono 3000 neonazisti, dall’altro 20.000 controdimostranti, tra cui molti politici tedeschi. A margine si registrano scontri, un centinaio di agenti resta feriti. 

Quel giorno a opporsi al raduno c’è anche König: da anni si batte contro i neonazisti, che nel 1997 l’hanno pure attaccato con una mazza ferrata. 

Il pastore si presenta col suo tradizionale furgoncino blu, su cui ha montato due grandi casse. È quello, secondo l’accusa, il punto d’incontro degli autonomi di sinistra, è da lì che vengono sobillati. «Ricoprite gli sbirri di pietre», avrebbe detto König al microfono, una frase da lui sempre smentita.  

La difesa parla di accuse vaghe e costruite ad arte. Per il pm, ad esempio, dalle casse del suo furgone il pastore avrebbe sparato a tutto volume musica con ritmi «aggressivi», per aizzare i manifestanti. Un esempio di canzone sovversiva? La leggendaria «Paint It, Black» dei Rolling Stones. In alcuni video amatoriali si sente König che invita a protestare pacificamente e a evitare un’escalation. 

E così non sono pochi a sospettare che in realtà quello che si è aperto a Dresda tra le proteste di una settantina di persone fuori dal tribunale sia un processo politico. «Qui si vogliono criminalizzare e diffamare i dimostranti anti-neonazisti, se mi dovessero condannare nessuno andrà più con la coscienza tranquilla a una dimostrazione contro gli estremisti di destra», ha detto più volte il pastore. Al suo fianco si sono schierati politici dei Verdi e della Linke, che parlano di accuse «assurde», ma non solo loro: a Dresda ieri per solidarizzare con lui sono arrivati anche il sindaco socialdemocratico di Jena, Albrecht Schröter, e il vescovo evangelico regionale Diethard Kamm.  

In campo resta una domanda più generale: possibile che chi scende in strada per opporsi ai neonazisti rischi una condanna? 

Ad agosto una trentina di agenti perquisirono l’appartamento di servizio di König a Jena, provocando forti critiche. Ora il religioso rischia da 6 mesi a 10 anni di carcere.

da La Stampa

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