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“Stop sfratti”, l’Andalusia confisca le case

Quella degli sfratti in Spagna è diventata una vera e propria emergenza sociale, e da tempo appare evidente che senza un cambiamento radicale delle regole del gioco non potrà essere risolta. Un cambiamento che le classi dirigenti del paese non sembrano intenzionati ad accettare, arroccate come sono nella difesa strenua dei privilegi loro, delle banche e di un capitale finanziario sempre più vorace.
Nel frattempo ogni giorno finiscono per strada centinaia di famiglie – centinaia di migliaia sono stati gli sfratti eseguiti, spesso con la forza pubblica, negli ultimi anni – e si allunga la lista di coloro che non ce la fanno, che soccombono alla disperazione e alla solitudine e si tolgono la vita.

Ma dal sud dello Stato Spagnolo sembra venire un segnale di controtendenza, parziale ma importante, visto che per la prima volta evoca la possibilità – o meglio, la necessità – per una istituzione pubblica di limitare gli abusi della proprietà privata, in particolare quando essa fa riferimento al monopolio delle banche nel settore edilizio.

La notizia, accolta con fastidio e preoccupazione dalla stampa padronale iberica, è che la giunta dell’Andalusia (la più grande comunità autonoma dello stato con quasi 9 milioni di abitanti) per far fronte all’escalation degli sfratti causati dall’incapacità dei contraenti di pagare i mutui, ha approvato un decreto legge che consentirà la “espropriazione” degli alloggi di proprietà delle banche per un periodo di tre anni, in caso di sgomberi di famiglie a rischio di esclusione sociale. La normativa, in vigore già da oggi, giorno della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, prevede inoltre multe fino a 9.000 euro agli enti bancari e ad altre persone fisiche che mantengano sfitti i propri immobili per un periodo eccessivo, con lo scopo di dinamizzare il mercato degli affitti ed abbassarne il prezzo rendendoli più facilmente accessibili a una popolazione sempre più povera.

La normativa regionale, varata dal governo locale formato dai socialisti del Psoe e dalla Sinistra Unita (che in Andalusia ha un carattere più radicale che nel resto del paese) di fatto sembra essere un contraltare alle politiche nazionali del Partito Popolare che al congresso dei deputati da tempo paralizza l’approvazione di una nuova norma che riduca il potere ora assoluto delle banche in tema di mercato immobiliare e sfratti. Anche perchè in Andalusia quella degli sfratti è ormai da tempo una piaga, viste le 45 famiglie che di media finiscono in mezzo a una strada ogni giorno, spesso lasciate sole da istituzioni pubbliche che, per scarsa sensibilità e a causa dei draconiani tagli dei finanziamenti al welfare da parte del governo centrale, non hanno risorse per assistere gli sfrattati. Dal 2007 ad oggi solo in Andalusia sono stati eseguiti 86.000 sgomberi con confisca degli alloggi da parte delle banche, causati dall’impossibilità da parte degli inquilini di pagare le rate di mutui stellari e spesso truffaldini.

Diversi studi stimano che in Andalusia esistano fra 700.000 e un milione di alloggi lasciati vuoti, di cui almeno la metà in possesso di persone giuridiche, ovvero banche o società immobiliari.

Infatti il decreto approvato dalla giunta di Siviglia esclude dalla confisca – che in realtà è un congelamento di tre anni della requisizione della casa da parte del proprietario – le persone fisiche proprietarie di appartamenti vuoti, per le quali è previsto un pacchetto di incentivi, sopratutto di carattere fiscale, affinché affittino gli alloggi. La norma prevede infine la creazione di un Registro di alloggi disabitati. Misure che hanno scatenato la furia del governo Rajoy, e in particolare dell’aggressivo ministro della Giustizia del governo statale, Alberto Ruiz-Gallardon, che ha contestato la legalità del decreto approvato in Andalusia ed ha affermato che la soluzione al problema degli sfratti non può venire dalle singole comunità ma deve essere il risultato di una riforma centrale, agitando per l’ennesima volta uno spettro della ‘secessione’ delle comunità autonome che nasconde l’immobilismo del suo partito e del nazionalismo spagnolo di fronte a una realtà sociale ed economica sempre più grave. Il governo non ha escluso la possibilità di presentare un ricorso di costituzionalità contro il decreto regionale, mentre il presidente della giunta andalusa, il socialista José Antonio Grian, ha difeso la costituzionalità del suo provvedimento ed ha invitato il PP locale a presentare eventualmente emendamenti correttivi durante l’iter di conversione in legge all’interno del Parlamento regionale.Se il governo decidesse di bloccasse la legge regionale andalusa, ha avvertito l’esecutivo locale, renderebbe patente all’opinione pubblica quanto il Partito Popolare sia schierato “a difesa degli interessi delle banche e dei settori speculativi”.

Ma non sembra che i dirigenti della destra spagnola siano molto preoccupati di dare questa “sensazione”. 

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