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Croazia al voto europeo tra sfiducia e pessimismo

*Ansa

Al paese spettano dodici europarlamentari che verranno eletti con sistema proporzionale, sbarramento al 5% e, per la prima volta, voto di preferenza dopo una campagna elettorale quasi invisibile, senza comizi o dibattiti tv, limitata a una timida presentazione dei candidati sui portali internet e sulla stampa. Tutti i leader politici hanno definito ”storiche” queste elezioni, ricordando che l’ingresso in Europa era dal momento della proclamazione dell’indipendenza dalla Jugoslavia socialista nel 1991 il prinicipale obiettivo strategico nazionale. Gli sforzi concreti per unirsi all’Ue ebbero inizio nel 2000, dopo la vittoria elettorale delle forze europeiste e democratiche e la fine del regime autoritario del presidente Franjo Tudjman. I negoziati, iniziati nel 2005, sono stati condotti in base a criteri e condizioni molto piu’ severi rispetto a qualsiasi altro Paese, anche per l’esperienza in parte negativa che Bruxelles ha avuto con Romania e Bulgaria. In questi otto anni la Croazia si e’ drasticamente trasformata, attuando difficili riforme in tutti i settori della societa’ e delle istituzioni, in particolare nel rispetto dei diritti umani, del funzionamento del sistema giudiziario e della pubblica amministrazione. Oggi e’ di fatto gia’ integrata nel sistema economico comunitario, ha un mercato aperto, regolato e funzionante, e la valuta nazionale, la kuna, saldamente legata all’euro. Il Paese sara’ comunque uno tra i piu’ poveri Ue, con un Pil pro capite pari al 60% della media. Al referendum sull’adesione, nel gennaio del 2012, il 66,3% si espresse a favore, ma l’affluenza fu deludente (43,5% degli aventi diritto) e stando alle previsioni, anche le europee potrebbero essere caratterizzate da un sentimento di indifferenza, con un’affluenza anche minore. E non perche’ gli eurodeputati croati avranno un mandato molto limitato (solo un anno visto che nel 2014 si votera’ per il rinnovo dell’intero europarlamento) ma per la situazione economica, in recessione per il quinto anno consecutivo. Gli annunci che a Bruxelles sono pronti fondi strutturali per 600 milioni di euro da destinare alla Croazia nei primi sei mesi,e altri 13 miliardi fino al 2020, non sembrano capaci di bilanciare i timori per l’economia dell’eurozona.

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