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Brasilia: indios occupano il Parlamento

Un’irruzione in Parlamento di un centinaio di indios brasiliani di varie etnie ha colto di sorpresa e costretto alla fuga parecchi deputati, la notte scorsa, a Brasilia. Gli indigeni sono dapprima riusciti a forzare l’entrata del Congresso, nonostante la barriera montata dagli addetti alla sicurezza, poi, accompagnati da grida di battaglia, hanno invaso l’aula durante una seduta: alcuni ‘onorevoli’, spaventati, sono corsi in fretta verso le uscite. 

Gli indigeni sono arrivati da tutto il Brasile per impedire il varo di un pacchetto di cosiddette riforme mirante ad aumentare il potere del gruppo parlamentare dei ‘ruralistas’, che difende gli interessi dei grandi produttori agricoli, minacciando così i loro territori. E dopo aver fatto irruzione alla plenaria del Congresso, circa 300 dirigenti nativi di diversi popoli originari hanno ottenuto almeno in parte ciò che volevano: bloccare l’emendamento costituzionale noto come Pec 215 che trasferisce dal governo al Congresso la competenza di approvare e demarcare i territori riservati alle comunità indigene nonché i parchi naturali.
Invitati a esporre le loro istanze, hanno deciso di non abbandonare l’aula fino al raggiungimento di un accordo con i presidenti della Camera dei Deputati. “Siamo contrari all’invasione delle nostre terre. Noi siamo i primi abitanti e l’uomo bianco ci sta comandando, questo non ci piace” ha detto in tono solenne e nel suo idioma il noto cacique Raoni, capo supremo del popolo Kayapó; Raoni ha ottenuto una notevole fama internazionale quando i media hanno diffuso una sua fotografia in cui piange mestamente dopo la notizia del via libera dato nel 2011 dall’agenzia brasiliana dell’ambiente alla mega-diga di Belo Monte, ribattezzata dai suoi detrattori Belo Monstro.
Il presidente della camera bassa, Henrique Alves, ha proposto che la commissione chiamata a decidere sulla riforma costituzionale sia rinviata al secondo semestre dell’anno e che i popoli indigeni partecipino con una loro rappresentanza al tavolo del negoziato. “Mai prima d’ora l’assemblea legislativa aveva incluso gli indigeni nel dibattito sui loro diritti. Vigileremo affinché sia davvero così” ha detto ai media Paulinho Montejo, dell’Articolazione dei popoli indigeni del Brasile (Apib).
Le terre indigene rappresentano il 12% del territorio del Brasile e il 20% di quello dell’Amazzonia. Nonostante lo sterminio di cui sono stati vittime e le continue e crescenti minacce alla loro sopravvivenza, oggi in Brasile si contano 896.900 nativi distribuiti però in 305 etnie diverse che parlano 274 lingue. Molti popoli però sono ridotti a poche centinaia o addirittura decine di unità il che rende la loro sopravvivenza assai a rischio.

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