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Fragole e sangue: la violenza dei padroni

Sono le 18 del pomeriggio. Duecento lavoratori immigrati, provenienti per lo più dal Bangladesh, protestano con i propri ‘datori di lavoro’ – in italiano si direbbe caporali – perchè ormai da mesi nessuno li paga, anche se loro tutte le mattine all’alba vanno nei campi a raccogliere le fragole. Chiedono di poter parlare con il padrone, ma i loro sorveglianti gli sbarrano il passo, il proprietario non riceve, non può essere disturbato. Uno dei tre sorveglianti dell’impresa all’improvviso imbraccia un fucile e comincia a sparare all’impazzata sulla folla, ad altezza d’uomo. Ventotto braccianti rimangono feriti, alcuni in modo grave, dai colpi sparati, gli altri fuggono in preda al panico e all’incredulità. 

Non siamo in Colombia, ma in Grecia. L’esplosione di violenza da parte dei padroni greci contro i loro operai stranieri oggi è su tutti i quotidiani ellenici, mentre l’invito a boicottare le fragole prodotte dall’azienda ‘Manolada’ rimbalza sui social network e sui blog fino ad approdare su qualche sito web più sensibile e attento. L’episodio – rivelatore di una violenza padronale che la crisi porta alla ribalta senza mediazioni e infingimenti – è avvenuto ieri mattina nel distretto di Ilia, nel Peloponneso, dove da anni si ripetono episodi di abusi e di sopraffazione nei confronti dei lavoratori immigrati, e non, occupati in agricoltura. Come quando un bracciante egiziano fu picchiato e trascinato per centinaia di metri dopo esser stato legato dietro ad una macchina. La colpa dei lavoratori è stata quella di scioperare e reclamare così all’azienda il pagamento di quegli stipendi non più percepiti ormai da sei mesi. Stipendi da fame, peraltro, in cambio di orari di lavoro sfiancanti e di un regime di semischiavitù, senza diritti, senza assicurazione.
La sinistra greca, i sindacati, le associazioni antirazziste chiedono ora che i colpevoli, gli sparatori, siano arrestati e puniti in maniera rapida ed esemplare. Finora la polizia ha arrestato il proprietario dell’azienda, noto per la sua crudeltà nei confronti dei suoi operai, che però si dichiara estraneo ai fatti. Anche un altro uomo, che avrebbe aiutato due sorveglianti a fuggire (ora sono ricercati), sarebbe in stato di arresto. 

Gli immigrati intanto denunciano che tramite i caporali i titolari dell’azienda hanno fatto sapere ai braccianti che è inutile che continuino a chiedere il pagamento degli stipendi arretrati e che anzi è meglio che si vadano a cercare un altro lavoro.
Sette lavoratori stranieri rimangono tuttora ricoverati negli ospedali di Pyrgos e Patrasso. Ma i feriti meno gravi e molti dei lavoratori bangladesi che sono stati testimoni della tentata strage all’interno dell’azienda di Nea Manolada sono stati arrestati dalla Polizia e portati al Tribunale di Patrasso, in quanto sarebbero ‘non a posto’ con i documenti di soggiorno in Grecia. La notizia ha scatenato la dura reazione di Syriza e del Partito Comunista Greco che accusano apertamente la polizia e il ministro degli Interni (pardon, ‘Ministro per la Protezione del Cittadino’) di spalleggiare il sorvegliante dell’azienda agricola accusato di tentato omicidio e di cercare di intimidire o addirittura togliere di mezzo vittime e testimoni.

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