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Spagna: su l’età pensionabile, oggi assedio al Congresso

Oltre 1.400 agenti delle Unità di polizia antisommossa stanno occupando oggi il centro di Madrid, in occasione della manifestazione dal titolo ‘Assedia il Congresso’ (cioè il parlamento), convocata dalla piattaforma ‘En Pie’!'(In Piedi), che già a partire dallo scorso 25 settembre aveva promosso una mobilitazione generale contro i tagli e le politiche di austerità del governo di Mariano Rajoy. Domani l’esecutivo di destra ha mobilitato un numero di agenti anche superiore al 14 novembre del 2012, quando in occasione dello sciopero generale convocato dai sindacati si registrarono scontri e arresti. Dall’appello a prendere d’assedio il Parlamento, fino ad arrivare allo scioglimento delle Camere e ”all’apertura di un processo costituente a partire dal quale la maggioranza decide sul modello politico, economico e sociale” si sono smarcati i settori più moderati del cosiddetto movimento degli ‘indignados’. Intanto il governo ha lanciato strumentalmente l’allarme ‘violenti’, affermando che a Madrid stanno affluendo gruppi radicali e antagonisti di vario intenzionati a mettere il centro della capitale iberica a ferro e fuoco. Secondo alcune agenzie di stampa nei pressi dell’Università Complutense di Madrid ieri sarebbero stati fermati tre giovani in possesso di bottiglie molotov. Nel frattempo Eloy Velasco, un giudice dell’Audiencia Nacional (il vecchio tribunale politico franchista) ha aperto un’inchiesta puntando il dito contro il “carattere eversivo” della protesta del 25 aprile.
Ma gli organizzatori della mobilitazione smentiscono la propaganda terroristica del governo e danno appuntamento questo pomeriggio, a partire dalle 17, per un corteo che partirà dalla Puerta de Alcalà e dalla piazza di Atocha per raggiungere Puerta del Sol e il vicino Parlamento. ”Tutti partiamo dal carattere pacifico del movimento popolare – recita il manifesto di convocazione – Tutti rivendichiamo il diritto alla legittima difesa”. Nella web, le istruzioni a lasciare a casa i documenti di identità, il protocollo da seguire in caso di fermo di polizia, la raccomandazione a indossare maschere antigas, ma anche l’appello ad ”agire con responsabilità considerando le conseguenze delle nostre azioni sul resto dei manifestanti”.
Sia la ‘Acampadasol’ del movimento ‘Democracia Real Ya’, protagonista in passato dell’occupazione di Puerta del Sol, che alcune assemblee locali del 15-M hanno escluso un appoggio alla mobilitazione, in polemica con il ‘carattere chiuso’ del coordinamento ‘En piè’ e con una concezione non esattamente pacifista che contempla l’autodifesa attiva delle mobilitazioni da parte degli attivisti.
A loro sono arrivati i ringraziamenti pubblici del ministro degli Interni, Jorge Fernandez Diaz, che ha poi minacciato i manifestanti, avvertendo che ”coloro che manifesteranno, lo faranno al margine della legge”.

Ma di motivi per manifestare ce ne sono in abbondanza. Nei giorni scorsi il premier del PP, Mariano Rajoy ha confermato che venerdì il Consiglio dei ministri approverà nuovi tagli alla spesa pubblica, attraverso la correzione ”di alcune partite di bilancio”, anche se non saranno duri ”come quelli dello scorso anno”. Il premier ha ribadito di non avere intenzione di aumentare l’Iva o l’irpef nel 2013, ”ma dipenderà dalle previsioni”. Inoltre il governo spagnolo ha annunciato un’ulteriore stretta alle pensioni, dopo la controriforma approvata nel 2011, sulla base dei diktat di Bruxelles. Il che porterà l’età pensionabile a 67 anni per uomini e donne a partire dal 2027, con un aumento graduale già nei prossimi anni. Ma non basta: Rajoy ha annunciato anche la volontà di scollegare l’adeguamento automatico degli assegni pensionistici, finora legato all’inflazione, e di aumentare il numero di anni di lavoro necessari a raggiungere il 100% della pensione.
Tutto questo mentre con la coda tra le gambe il governo ha dovuto riconoscere che il paese è in recessione galoppante, e che a fine anno il Pil crollerà di un abbondante 1,5%, tre volte di più di quanto finora ammesso da Madrid. Il che rende i sacrifici imposti ai lavoratori e ai cittadini non solo più ingiusti, ma anche più odiosi.

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