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Istanbul: Primo Maggio vietato, scontri e feriti

In Turchia le celebrazioni del Primo Maggio, vietate nel 1980, sono state riammesse solo nel 2009. Solo teoricamente però, perché anche negli ultimi anni i cortei dei lavoratori, tranne che in poche eccezioni, sono stati attaccati violentemente dalla polizia in assetto antisommossa. E anche quest’anno la centralissima Piazza Taksim di Istanbul, luogo simbolo del movimento dei lavoratori turchi e kurdi, si è trasformata in un campo di battaglia dopo che centinaia di agenti bardati per la guerra hanno attaccato migliaia di manifestanti che, nonostante i divieti e le minacce delle autorità, avevano deciso di scendere in piazza comunque.
Le autorità non si sono particolarmente curate quest’anno della credibilità del proprio divieto. Quest’anno la scusa per proibire il raduno di Piazza Taksim era quanto mai futile: ‘motivi di sicurezza’, perché nella spianata che è il cuore civile della città sono in corso dei lavori stradali (!). Era stato il ministro degli Interni turco in persona, Muammer Guler, ad annunciare il divieto di manifestare scatenando la rabbia della centrale operaia di sinistra Disk, che ha deciso di ignorare la proibizione e di confermare la manifestazione. “Taksim è sacra per noi, è in gioco la nostra dignità” ha detto il presidente del sindacato, Kani Beko, in un’intervista pubblicata dal quotidiano Milliyet. “Taksim ha un posto speciale nel mondo operaio, qui 34 nostri amici sono stati massacrati e vogliamo ritrovarci qui” ha detto il leader sindacale ricordando la strage che il 1 maggio 1977, proprio a Taksim, costò la vita a 34 persone. Una strage da sempre attribuita all’estrema destra turca e ai servizi segreti di Ankara. Gli stessi che poi il 12 settembre del 1980 si impossessarono del potere per mezzo di un colpo di stato militare e che hanno utilizzato – paradossalmente – la strage di pochi anni prima per proibire le celebrazioni di massa nel centro di Istanbul.
Ma anche questa mattina intorno alle nove parecchie migliaia di militanti dei sindacati di classe, delle organizzazioni studentesche e femministe e dei partiti di sinistra – alcuni dei quali messi fuori legge dal regime di Ankara, come il Fronte Rivoluzionario di Liberazione del Popolo (Dhkp/C) – si sono comunque concentrati in una strada adiacente alla piazza, arrivando in corteo dal quartiere adiacente di Şişli. Poi alcune centinaia di loro sono entrati all’interno del perimetro dichiarato ‘zona rossa’, nonostante il permesso fosse stato accordato a una piccola delegazione di sindacalisti che avrebbero dovuto deporre una corona di fiori nel luogo dove avvenne la strage del 1977, leggere un breve messaggio e poi abbandonare Taksim.
E così dopo pochi istanti e la polizia si è scatenata, utilizzando cannoni ad acqua e lacrimogeni – oltre ai soliti manganelli – per sloggiare i disubbidienti e costringerli a desistere. Ma i manifestanti erano preparati, e contro gli agenti e le camionette blindate lanciate a folle velocità contro i dimostranti a centinaia hanno risposto con lanci di sassi e altri oggetti trovati sul luogo al grido di ‘morte al fascismo’, mentre il centro di Istanbul si riempiva del fumo acre dei gas lacrimogeni e i ristoranti della zona distribuivano limoni ai passanti per cercare di contrastare gli effetti dei gas urticanti. Gli scontri sono continuati a lungo, mentre per bloccare la caccia ai manifestanti alcuni di questi hanno eretto barricate improvvisate. A migliaia i poliziotti hanno blindato la città fin da questa notte, in particolare schierandosi a protezione degli uffici del primo ministro, il liberal-islamista Erdogan.
Alla fine degli scontri si contano – almeno così riporta il quotidiano turco Hurriyet – almeno 16 manifestanti feriti e ricoverati nell’ospedale di Şişli, e molti altri che nonostante le contusioni hanno evitato di passare per gli ospedali per non essere identificati e denunciati. “In nessun altro paese si lanciano i gas lacrimogeni contro i lavoratori, altrove il Primo Maggio lo si può celebrare in pace. Molti dei nostri compagni sono stati portati negli ospedali. Condanno gli attacchi terroristici contro i lavoratori” ha detto il segretario del Disk, Beko.
Ma i militanti della sinistra radicale e dei sindacati di classe non sono stati gli unici ad assaggiare il bastone di Erdogan. Anche migliaia di attivisti di partiti di centrosinistra – come il Partito Repubblicano del Popolo (Chp, all’opposizione in parlamento) e del Partito della Libertà e della Solidarietà (Odp) – e di sindacati – come la Confederazione dei sindacati del Settore Pubblico (Kesk) – sono stati bloccati dalla polizia durante la loro marcia nel popolare quartiere di Beşiktaş. Per evitare che il corteo si avvicinasse alla zona di Piazza Taksim la polizia ha inondato i manifestanti con una enorme nuvola di gas lacrimogeni e poi con gli idranti. Anche in questo caso i manifestanti hanno risposto col lancio di sassi, e a farne le spese è stato un giornalista colpito da una pietra che gli ha fratturato una mano.
Più fortunati sono stati i dimostranti del Partito Comunista Turco (TKP) che hanno potuto sfilare senza problemi. Forse perché avevano scelto di manifestare a parecchi chilometri di distanza dal centro, nel quartiere di Kadıköy, nella parte asiatica di Istanbul… 

 

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