Menu

Guatemala: ex dittatore accusato di genocidio, attesa per la sentenza

La pubblica accusa ha chiesto al ‘Tribunal Primero A de Mayor Riesgo’ una condanna a 75 anni per l’ex dittatore Efraín Ríos Montt e il suo ex capo dell’intelligence militare, José Rodríguez, processati per genocidio e crimini di lesa umanità per la strage di 1771 indigeni Maya Ixiles durante la guerra civile (1960-1996).

Dopo aver proceduto a fasi alterne, fra sospensioni e rinvii, lo storico dibattimento è giunto alle battute finali: secondo il pm Orlando López, i 98 testimoni a carico, che hanno raccontato gli orrori subiti dalla popolazione civile per mano dei militari, i rapporti dei periti e ogni prova esibita dimostrano la responsabilità dei due imputati. “L’esercito uccise gli indigeni con una percentuale otto volte superiore ai non indigeni, commise un genocidio nella regione Ixil, i cui membri furono considerati nemici interni” ha puntualizzato López. Ríos Montt, 86 anni, presidente ‘de facto’ del Guatemala dal 23 marzo 1982 all’8 agosto 1983, è accusato di aver ordinato, autorizzato e applicato piani militari anti-guerriglia il cui scopo era annichilire la popolazione indigena “con premeditazione, cattiveria, ira e disprezzo per l’offeso”.

“Purtroppo in Guatemala la legge ha molte falle. È inefficace e manipolata dai potenti. Il processo ha avuto fasi alterne, si è fermato, è ripreso, ma la comunità indigena è rimasta fiduciosa e in attesa che la giustizia faccia il suo corso” ha detto alla MISNA Concepcion Santay, dirigente indigeno Maya Ixil di San Juan Cotzal, nel dipartimento settentrionale del Quiché, uno dei più colpiti dal conflitto. “Anche il presidente Otto Pérez Molina (generale a riposo, in servizio fra il 1966 e il 2000, ndr) vuole salvare questo cosiddetto ex presidente, perché lui stesso è stato militare nella regione Ixil durante la guerra ed è complice di quanto è stato fatto” ha aggiunto Santay, rilanciando accuse che hanno accompagnato l’attuale capo di Stato sin dalla campagna elettorale per le presidenziali del novembre 2011. Pérez è stato fra l’altro citato da un testimone al processo contro Ríos Montt: secondo la deposizione di Hugo Bernal, già membro del Corpo degli ingegneri dell’esercito del Guatemala presso la caserma di El Pino di Nebaj, nella regione Ixil, “i militari, i soldati, agli ordini del maggiore Tito Arias, conosciuto come Otto Pérez Molina, coordinavano gli incendi e il saccheggio della gente per poi giustiziarla”.

“In Guatemala – insiste Santay – c’è stato un genocidio, dei massacri, è stata applicata la politica della ‘terra bruciata’, la gente è stata uccisa in modo barbaro, ma questo presidente sostiene che questo non sia mai avvenuto. E i nostri dirigenti si ritengono persone oneste, per bene. Poco tempo fa il presidente è venuto nella regione Ixil portando aiuti sotto forma di ‘borse solidali’, forse sperando che la gente taccia e si dimentichi di quello che è accaduto. Ma ora non è più come un tempo, la comunità indigena è ben sveglia e attende giustizia”.

Dopo la presentazione delle conclusioni della pubblica accusa, il processo dovrebbe riprendere oggi con quelle della difesa. Poi i giudici dovrebbero chiudersi in camera di consiglio e, secondo fonti di stampa, la sentenza potrebbe arrivare in giornata.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *