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Paese Basco: un nuovo muro di solidarietà contro la repressione

Da ieri centinaia di cittadini, attivisti e dirigenti della sinistra indipendentista basca stanno mettendo in atto una straordinaria dimostrazione di solidarietà e organizzazione. 
Centinaia di persone stanno riempiendo 24 ore su 24 il centro storico della località di Ondarroa, piccolo ma combattivo comune della costa basca, per impedire che la polizia autonoma basca arresti una giovane, Urtza Alkorta, accusata dal regime di Madrid di ‘collaborazione con l’ETA’.
Nella tarda mattinata di oggi la ragazza, sorvegliata a vista da decine di suoi concittadini, è stata avvicinata da alcuni agenti in borghese mentre in città sono arrivate varie camionette dell’Ertzaintza e un elicottero volteggiava sulla cittadina. A quel punto la ragazza Urtza è stata condotta nella piazza centrale e circondata da circa 200 persone che si sono sedute a terra intorno a lei, realizzando un vero e proprio ‘tappeto umano’. Una herri harresia, un muro popolare in lingua basca, come quello che per giorni aveva impedito alcune settimane fa l’arresto di alcuni giovani a Donostia accusati anche in quel caso di militare in un’organizzazione giovanile – Segi – messa fuori legge da Madrid con l’accusa di sostenere l’ETA.

Secondo i media baschi la polizia ha tentato inutilmente di arrestare la Alkorta, contrastata dalla resistenza passiva e dalla disobbedienza di centinaia di persone – molte delle quali hanno dormito in piazza stanotte sorvegliando e proteggendo la ‘ricercata’ – tra le quali si trovano anche molti dirigenti e deputati regionali del partito indipendentista di sinistra Sortu e della coalizione indipendentista Eh Bildu. Alcuni manifestanti sono stati identificati dalle forze dell’ordine ma il muro popolare non si è sciolto e mentre scriviamo i comandi dell’Ertzaintza, la polizia regionale agli ordini del Partito Nazionalista Basco – centristi autonomisti – ha fatto sapere, come a giustificarsi, che l’arresto sarà effettuato quando sarà ritenuto “conveniente”.
Intanto continua la mobilitazione del coordinamento Aske Gunea – “Spazio di libertà” – che sta portando avanti la campagna di solidarietà nei confronti dei giovani baschi perseguitati dalla magistratura spagnola:

Il Tribunale Superiore di giustizia spagnolo ha condannato Urtza Alkorta a 5 anni di carcere. Fu arrestata insieme ad altre sei persone nel 2010,  durante una retata compiuta nei comuni di Ondarroa, Mutriko e Gizaburuaga. Fu torturata dalla polizia autonoma basca, la Ertzaintza. Era da anni che non torturavano, ma dopo quella retata due persone furono ricoverate in ospedale. Come altri, anche Urtza denunciò di essere stata torturata e obbligata a firmare una confessione falsa. Ha passato due anni e mezzo in carcere, dopo essere stata accusata di aver collaborato con l’ETA . l’estate scorsa fu liberata dopo aver presentato ricorso.
L’8 febbraio 2013 il tribunale ha confermato la sentenza: Alkorta doveva consegnarsi entro 10 giorni alle autorità per essere incarcerata. Ma decise di non presentarsi, denunciando di non riconoscere la legalità della  sentenza che le fu imposta. A partire da quel momento è stato emesso nei suoi confronti un ordine di arresto. Martedì scorso (il 7 maggio), agenti di polizia si sono presentati a casa di Urtza per arrestarla ma non l’hanno trovata, così come è accaduto nei giorni seguenti. La ragazza è stata nascosta per alcune settimane. In un video inviato a Lea-Artibaiko Hitza (una rivista locale) ha chiesto ai cittadini di ritrovarsi sulla “Alameda”, il corso di Ondarroa ieri a mezzogiorno. Per costruire una muraglia popolare intorno a Urtza e contro la repressione.

“In un’epoca in cui dovrebbe stare svuotando le carceri, lo Stato spagnolo sta arrestando molti baschi – afferma l’appello – Vogliamo richiudere le ferite del passato. Ogni giorno siamo sempre di più ad avere chiare queste due idee: 

1) No alla tortura, nei Paesi Baschi e in qualunque altro luogo. Negli ultimi 50 anni nello stato spagnolo sono stati torturati più di 10.000 baschi dai diversi corpi di polizia. L’Unione Europea ha confermato più di una volta che nelle celle spagnole si tortura. Non possiamo accettare che le condanne si basino su testimonianze ottenute sotto tortura.
2) Tutto ciò non può più essere accettato da una popolazione che ha sofferto tanto; abbiamo sofferto per arrivare dove siamo e, per l’ennesima volta, Madrid boicotta i passi dati verso la pace. ETA ha abbandonato definitivamente la lotta armata. Perché vogliono continuare con gli arresti? Mentre in altri stati nel mondo si sta studiando e lavorando congiuntamente le conseguenze dei conflitti, prendendo misure sulle vittime, impegnandosi affinché non succeda di nuovo… il problema ancora oggi sono le leggi speciali che ci impongono. Fino a che lo stato non le annulli, il nostro atteggiamento si baserà sulla disobbedienza civile. Noi baschi meritiamo di più”.

“Il nostro messaggio è chiaro: non lasceremo che si portino via Urtza. – si conclude l’appello alla mobilitazione – Né Urtza, né nessun altro che vogliono incarcerare per questo conflitto politico. Troveranno ancora una volta una popolazione che risponde con la disobbedienza”.

Guarda il video: http://www.youtube.com/watch?v=SjJJtPdGaL8

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