Menu

Monaco: ripreso il processo contro la terrorista nera Beate Zschäpe

Venerdì scorso i tre avvocati d’ufficio dell’imputata, Beate Zschäpe, avevano chiesto la sospensione del processo per presunta ‘parzialità del giudice’ Manfred Götzl. Ieri, dopo una sospensione, la corte ha però respinto la richiesta della difesa. Continua quindi il procedimento contro la trentottenne, accusata di varie rapine, attentati e omicidi tra il 2000 e il 2007, nell’ambito delle attività del gruppo neonazista che per anni ha preso di mira indisturbata, grazie alla copertura dei servizi segreti tedeschi, le comunità immigrate. La colpevolezza della donna non sembra essere particolarmente controversa, visto che quando si è consegnata alla polizia 18 mesi fa, ha consegnato anche diversi video nei quali il gruppo terroristico di estrema destra si vantava dei suoi crimini efferati. Altri due membri della NSU, Uwe Böhnhard e Uwe Mundlos, furono ritrovati senza vita – suicidio fu la versione ufficiale – nel novembre del 2011, dopo che la Polizia era sulle loro tracce in seguito a una rapina in banca.

Ciò che interessa i tedeschi è la complicità di alcuni apparati dello stato, servizi segreti in particolare, con i neonazisti, che sono stati a lungo sostenuti economicamente e protetti dal servizio di intelligence federale nonostante i loro crimini e nonostante la polizia fosse continuamente depistata e documenti e prove distrutti. La commissione d’inchiesta creata all’interno del Parlamento federale sui crimini dell’NSU ha attribuito lunedì a un ‘fallimento senza precedenti della Polizia’ il fatto che i terroristi neri si siano potuti muovere coperti dalla più totale impunità per ben 13 anni, commettendo assassinii, rapinando banche ed esercizi commerciali, e compiendo attentati di vario tipo. Attribuiti, anche grazie ai depistaggi operati dai servizi segreti, a faide tra diverse comunità immigrate o gang criminali. In realtà il socialdemocratico Edathy, che presiede la commissione, nonostante le inchieste e le prove emerse finora non ha mai parlato di complicità dei servizi segreti o degli apparati statali con l’attività dei neonazisti, ma al massimo di una catena di errori e di una sottovalutazione della pericolosità dell’estrema destra.

Il processo contro Beate Zschäpe, iniziato pochi giorni fa, dovrebbe durare fino al gennaio del 2014, e sono circa 80 i testimoni e i periti che dovrebbero deporre in aula a Monaco. Ieri l’imputata non ha realizzato nessun tipo di dichiarazione, ed è stato uno dei suoi legali, Wolfgang Heer, ad annunciare che la sua cliente non avrebbe ”rilasciato alcuna informazione su di sé”. Obiettivo della cellula neonazista, hanno spiegato gli inquirenti, era generare un clima di insicurezza per i concittadini di origine straniera, oltre che indebolirne la fiducia nello Stato. Spiegando i capi di accusa che pendono sulla trentottenne, il procuratore Herbert Diemer ha chiarito che persone provenienti dall’Europa meridionale e orientale, preferibilmente di origine turca, ”venivano selezionate in modo arbitrario e venivano uccise” con un’arma da fuoco, come in vere e proprie esecuzioni. L’accusata Zschaepe, ha proseguito, ”prendeva parte alla pianificazione e alla preparazione” degli omicidi. In questo modo sono stati uccisi nove piccoli imprenditori turchi e un cittadino greco con una pistola di marca ‘Ceska’. Oltre agli omicidi, la cellula Nsu è accusata di aver realizzato due attentati dinamitardi a Colonia, in cui sono rimaste gravemente ferite 23 persone e diverse rapine in banca.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *