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Desaparecidos: in Uruguay migliaia in piazza contro l’oblio

Non c’è pace in America Latina per i parenti di coloro che durante le dittature militari di estrema destra furono sequestrati, torturati e assassinati. I loro amici e familiari pretendono la verità ma si devono scontrare, nonostante il ritorno alla ‘democrazia’, con i provvedimenti legislativi e i boicottaggi tesi a impedire la punizione dei responsabili e l’emersione completa della verità.

“Nella mia patria non c’è giustizia, chi sono i responsabili?”: è stato questo lo slogan scandito da decine di migliaia di uruguayani scesi in piazza a Montevideo l’altro ieri sera in memoria dei ‘desaparecidos’ dell’ultima dittatura (1973-1985). Una marcia che si tiene ogni anno dal 1996, ma che quest’anno ha assunto un significato particolare: lo scorso febbraio infatti la Suprema corte di giustizia di Montevideo ha dichiarato incostituzionale una legge del 2011 che definiva imprescrittibili i crimini compiuti dal regime militare, scatenando lo sdegno e le critiche dei parenti delle vittime.

La più alta istanza giuridica dell’Uruguay ha dichiarato incostituzionale la legge che era stata approvata nell’ottobre 2011 dal Frente Amplio (alleanza di forze di sinistra e centrosinistra) con l’obiettivo di derogare di fatto una norma vigente dal 1986 che per anni ha frenato se non impedito i processi contro i militari accusati di gravissime violazioni dei diritti umani e applicare un verdetto della Corte interamericana dei diritti umani (Cidh) che ha ordinato a Montevideo di indagare e di processare i gerarchi del regime di estrema destra.

Nel marzo 2012, lo Stato si è assunto formalmente la responsabilità dei crimini commessi durante la dittatura, nel rispetto di un pronunciamento della Cidh per il “caso Gelman”. Un caso che riguarda la scomparsa della nipote del poeta argentino Juan Gelman, strappata nel 1976 ai genitori Marcelo Ariel Maria Claudia García Iruretagoyena e affidata illegalmente alla famiglia di un poliziotto uruguayano fedele al regime. Macarena Gelman – la bambina rapita e ormai diventata adulta – è stata rintracciata solo nel 1999; i resti di suo padre invece erano stati rinvenuti e identificati 10 anni prima, mentre continua la ricerca della madre.

Così ieri, senza bandiere né altri simboli di partito, ma portando migliaia di fotografie dei loro cari scomparsi durante la dittatura, un imponente corteo ha sfilato in silenzio fino alla centrale Plaza Libertad, dove è risuonato l’inno nazionale. “Siamo a 40 anni dal golpe e sono molto pochi i compagni ‘desaparecidos’ ritrovati. Abbiamo molte cause giudiziarie pendenti, circa 400 fra militari e civili denunciati e pochissimi detenuti” ha detto l’ex prigioniera politica Martha Passeggi ripresa dall’agenzia di stampa Misna. Che ha aggiunto: “Esiste una responsabilità dello Stato. Anche se cambiano le circostanze politiche lo Stato continua ad essere responsabile”.

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