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Atene: uno squadrista di Alba Dorata racconta

Secondo informazioni esclusive del giornale “Kathimerini”, il 34enne ha raccontato alla Polizia che dal settembre del 2012 lui stesso e altre trenta persone hanno formato una commissione con l’obiettivo di “sorvegliare” Kypseli.

“Siamo separati in gruppi di cinque persone e pattugliamo la zona dalle 19:00 fino alle 04:00″, ha dichiarato. Ha sostenuto, inoltre, che hanno formato i gruppi quando non sono riusciti ad ottenere la chiusura dei negozi degli stranieri, che si trovano nella zona. Ha nominato tre negozi, il bar Quantro in via Lemesou (quello a cui hanno dato fuoco, all’alba di martedì) e i bar Africana, in via Niovis, e Africa, in via Stavropoulou

Secondo le informazioni del giornale, l’assalto agli uffici della comunità tanzana, durante lo scorso settembre, è direttamente connesso con il funzionamento del bar Africana, che è di proprietà di una donna di cittadinanza etiope. In seguito agli ultimi eventi, una fonte della polizia, ha rilevato che la comunità tanzana è comproprietaria del bar Africana e che pochi giorni prima dell’assalto dei “residenti” agli uffici della comunità, c’era stato un assalto dello stesso gruppo al bar di via Niovis.

Il 34enne inizialmente ha ammesso che, nella notte di lunedì, aveva partecipato al gruppo che ha appiccato l’incendio nella zona vicino al bar Quantro, ma ha negato la sua partecipazione all’incendio doloso. Ha testimoniato che aveva con sé un cane, di razza pitbull, che chiama “Chrysavgì”. Nella sua testimonianza iniziale, N.P ha sostenuto che nel periodo suddetto (tra l’1:30-2:00 dell’alba di martedì) a casa sua si trovava anche l’altro 34enne accusato dell’episodio, G.P., che abita al palazzo sopra il bar Quantro.

“Siamo saliti in casa a fare i nostri bisogni. Non siamo incivili che pisciano per strada” ha detto. Nel corso delle indagini, però, ha ammesso la sua partecipazione all’incidente. Nella sua testimonianza aggiuntiva, ha sostenuto di aver incendiato il bar servendo “il bene comune”. Inoltre ha smentito che l’attacco al bar era connesso con casi di estorsione: “In nessun caso esiste un motivo economico o una questione di ‘protezione’ per il suddetto negozio”. Comunque sia, un agente di polizia competente, ha caratterizzato i fatti come “l’inizio di casi di estorsioni”, cosa confermata anche da testimonianze di residenti, in base alle quali gli autori dell’incendio doloso erano in contatto con il proprietario del bar, proveniente dal Cameroon, e molto spesso visitavano il suo negozio. Secondo alcune informazioni, l’accusato (prima di confessare) avrebbe dovuto ricevere la visita di due deputati di Alba Dorata, nella sede del dipartimento di Sicurezza della Polizia, in via Thiras. Cosa che alla fine non è mai successa. I due accusati sono stati rimessi in libertà e il processo è stato fissato per il 30 maggio.

Fonte: kathimerini

Traduzione di Atene Calling

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