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Turchia: scontri e timori per l’economia

Gli aggiornamenti

20.00 – Il presidente turco Abdullah Gul ha approvato la legge che prevede severe restrizioni per la vendita e il consumo di alcolici nel Paese. La nuova normativa era stata approvata in via definitiva il 24 maggio dall’assemblea generale del Parlamento turco, che aveva accolto le limitazioni in fatto di alcolici proposte dal partito islamico al potere, Giustizia e Sviluppo (Akp). Il nuovo provvedimento prevede che la vendita di alcolici al dettaglio sia vietata tra le 22 e le 6 di mattina. Non é più possibile inoltre ottenere la licenza per la vendita di alcolici entro i 100 metri da scuole, dormitori per studenti, strutture edicative in genere e moschee. Inoltre le case produttrici di alcolici non potranno pubblicizzare il loro prodotto, sponsorizzare concerti o eventi sportivi. Sulle confezioni verranno apposte scritte che avvisano sulle conseguenze del consumo. Il provvedimento vieta anche di esporre in vetrina le bottiglie di alcolici e impone una tassazione più pesante sulle aziende che operano nel settore. Forti limitazioni anche alle scene in cui si consuma alcool nei film, in tv e nei video musicali, mentre ogni tipo di bevanda alcolica scomparirà dai distributori automatici. Si abbassano i limiti di alcool nel sangue per gli automobilisti, mentre crescono le multe e i mesi di sospensione della patente. Il provvedimento prevede infine sanzioni fino a 200mila lire (85mila euro) per i trasgressori.

19.00
– “Il popolo turco ha diritto all’informazione e all’uso libero di tutti i mezzi di comunicazione Twitter compreso, per esprimere le sue rivendicazioni in modo pacifico come sta facendo. I tentativi di mettere in silenzio la stampa non puo’ essere accettato in alcun modo. Il Governo turco ne prenda atto, abbandoni le azioni di repressione e liberi i numerosi giornalisti in carcere”. E’ la protesta venuta dal congresso mondiale della Federazione internazionale dei giornalisti in corso a Dublino che ha approvato all’unanimità una mozione urgente.

17.40
– C’é un altro parco nel cuore di Istanbul che rischia la distruzione e che potrebbe accendere un nuovo fronte con il governo accanto a quello di Gezi Park a Taksim, che ha dato il via alla protesta contro il premier e il suo governo. Lo riferisce Hurriyet. Gli uffici del Mufti di Istanbul hanno chiesto infatti la restituzione del terreno sul quale negli ultimi 80 anni é stato realizzato il Parco Botanico dell’Università di Istanbul, a Suleymaniye, situato su una collina della sponda europea con una eccezionale vista sul Corno d’Oro e sul Bosforo. Le autorità religiose esigono la restituzione del terreno in quanto, affermano, prima della caduta dell’impero ottomano apparteneva al Shaykh al-Islam, la piu’ alta autorità religiosa musulmana dell’epoca. Secondo Hurriyet, il timore dei difensori del parco – che ospita fra l’altro tutte le mille specie di alberi presenti in Anatolia – é che il terreno, se ceduto al Mufti, venga privatizzato e che il parco venga distrutto, come ipotizzato dal direttore dell’Associazione dei Biologi di istanbul, Ilbay Kahraman, per fare posto a un grande albergo, a un centro commerciale o a residenze di lusso. 

17.30
– L’Associazione turca dei consumatori (Thd) ha presentato un esposto contro il premier Erdogan, il ministro degli Interni, Muammer Guler, il governatore di Ankara, Alaaddin Yuksel, e il capo della polizia di Ankara, Kadir Ay, per l’uso di lacrimogeni contro i manifestanti antigovernativi nella capitale turca. Mossa simile da parte dell’Associazione degli avvocati di Ankara, che ha presentato una denuncia penale contro ignoti che si sarebbero lanciati contro la folla di manifestanti a Piazza Kizilay il 2 giugno scorso. Entrambe le denunce sono state presentate alla procura di Ankara. Il sito del quotidiano Hurriyet cita Turhan Cakar, presidente del Thd, secondo il quale un uomo di nome Irfan Tuna é morto di attacco cardiaco a causa dei lacrimogeni, che hanno anche messo in pericolo la vita di molti altri, tra i quali alcuni che non partecipavano alle proteste e si trovavano in casa propria. L’Associazione degli avvocati ha invece parlato di molti testimoni oculari pronti a testimoniare sull’auto lanciata contro i manifestanti, che ha fatto almeno tre feriti, tra i quali uno in pericolo di vita. L’Associazione ha sottolineato in particolare come l’accesso alla piazza fosse controllato e limitato dalle forze di sicurezza, che non potevano non essere al corrente dell’arrivo di un’auto.

17.00 – 
Ci sono stati momenti di forte tensione fra manifestanti e polizia a Kugulus Park, replica in formato ridotto nel centro di Ankara della cittadella degli “indignados” di Taksim a Istanbul, quando la polizia questa mattina ha intimato ai manifestanti di togliere le tende piantate nel parco, occupato da una settimana. Prima che la situazione precipitasse due deputati del Chp, il principale partito di opposizione, hanno mediato fra polizia e dimostranti. Questi ultimi hanno accettato di smontare le tende per evitare uno scontro, a condizione che tutte le loro altre strutture nel parco – striscioni, albero della libertà, mensa e biblioteca dei ‘capulcu’ (come si autodefiniscono i manifestanti su Twitter dopo essere stati apostrofati come vandali da Erdogan) – non fossero toccate. Centinaia di giovani da allora presidiano il Kugulu Park. Ogni sera in questa zona all’imbocco di Tunali migliaia di manifestanti si riuniscono da 10 giorni per chiedere le dimissioni del premier Recep Tayyip Erdogan.

15.00 – 
Il partito islamico Akp del premier turco Erdogan é dato in forte calo rispetto al 50% ottenuto alle politiche del 2011: secondo un sondaggio reso pubblico oggi, se si votasse ora otterrebbe il 38,5%. Il sondaggio dell’istituto Gezici, il primo dall’inizio della protesta anti-Erdogan, assegna il 31,8% al principale partito di opposizione, il Chp (nazionalista, repubblicano), il 19,5% ai nazionalisti del Mhp (estrema destra nazionalista) e l’8,2% al partito curdo di sinistra Bdp. Il sondaggio é stato pubblicato dal quotidiano Sozcu vicino all’opposizione.

12.00 – Altri 13 manifestanti sono stati arrestati a Adana, nella Turchia sud-orientale, durante la notte con l’accusa di avere incitato ai disordini con dei messaggi diffusi su twitter, riferisce l’agenzia Dogan. Saranno deferiti a un giudice. Martedi’ scorso 34 giovani manifestanti sotto i 20 anni erano stati arrestati con la stessa accusa a Smirne, e altri 5 a Adana venerdì, secondo la stampa turca, dopo che il premier Recep Tayyip Erdogan aveva denunciato i social network come una ”cancrena”.

11.30 – Ancora minacce ai manifestanti da prte di Erdogan che Ieri, da Ankara, nel quarto intervento sulla questione, ha detto che “verrà parlata una lingua comprensibile ai manifestanti”, il che non fa presagire nulla di buono. Intanto però a Gezi Parki la vita scorre tranquilla. Migliaia di persone, per lo più giovani e giovanissime, continuano la loro occupazione pacifica, ormai giunta all’ottavo giorno. Si susseguono assemblee, dibattiti, confronti, workshop su molti argomenti. Così come i corsi di autodifesa. Intanto le barricate che portano a piazza Taksim sono state tutte rinforzate, tranne quelle sulla Siraselviler Caddesi, rispondendo positivamente alle richieste della Prefettura di lasciare una via di accesso per fare passare eventuali mezzi di soccorso.

Il bilancio della giornata di ieri

Questa mattina, riferisce Hurriyet online, l’apertura della Borsa di Istanbul é stata rinviata, ufficialmente per motivi tecnici. Il mercato azionario di Istanbul aveva registrato un calo del 10% lunedì scorso, alla prima apertura dopo il primo week end di fortissimi scontri in tutto il paese. E di nuovo un crollo alla fine della settimana scorsa, quando in un discorso pubblico Erdogan aveva annunciato la linea dura contro proteste e manifestazioni.  Il rischio é ora che il muro contro muro deciso dai falchi dell’Akp guidati da Erdogan possa avere un impatto forte sull’economia, creando una fuga di capitali esteri e un crollo degli investimenti stranieri, di cui la Turchia ha assolutamente bisogno per finanziare i suoi faraonici programmi di sviluppo e sostenere il credito interno. Ed evitare il rischio di una disastrosa esplosione della bolla immobiliare, alla spagnola.

Ai manifestanti, che ieri durante tutta la giornata hanno nuovamente occupato le piazze ad Ankara, Istanbul e Izmir, il capo del governo ha rivolto quattro discorsi televisivi, durante i quali ha più volte usato il termine “estremisti” e ha denunciato un “complotto organizzato all’interno e all’esterno” della Turchia. Rientrato alla fine della giornata di ieri ad Ankara, Erdogan ha lasciato trapelare la sua esasperazione di fronte alla tenuta della contestazione: “Restiamo pazienti, siamo sempre pazienti, ma la nostra pazienza ha un limite”, ha minacciato. “Non siamo chiamati a dare conto a gruppi marginali ma alla nazione (…) la nazione ci ha portati al potere e sarà lei sola ma mandarci via”, ha detto il premier davanti alla folla di suoi sostenitori del partito della Giustizia e dello Sviluppo. Una folla meno consistente del previsto, visto che nelle immagini pubblicate da alcuni giornali governativi il numero di sostenitori di Erdogan è stato opportunamente aumentato con Photoshop.

Le piazze della rivolta, invece, tengono. Ieri di nuovo centinaia di migliaia di persone hanno riempito piazza Taksim ad Istanbul gridando slogan per la liberazione degli arrestati e per le dimissioni del governo. Così come la zona di Kugulu ad Ankara, la grande spianata al centro della sponda europea di Istanbul è stata invasa da decine di migliaia di tifosi delle grandi squadre turche, che si sono uniti contro il premier e la repressione superando rivalità storiche contro il premier. Forte nel fine settimana, dopo lo sciopero di 48 ore dei giorni scorsi, è stata anche la presenza dei militanti dei sindacati di sinistra Kesk e Disk. Dopo una giornata relativamente tranquilla ieri nel tardo pomeriggio centinaia di poliziotti in assetto anti-sommossa hanno di nuovo aggredito i manifestanti che marciavano pacificamente verso il palazzo dove hanno sede gli uffici del premier, cantando ‘Tayyip Istifa’ (“Erdogan dimissioni”). La polizia ha usato gas lacrimogeni e idranti per cacciare i dimostranti dalla centrale piazza Kizilay. Numerosi i feriti e gli arrestati.

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