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Palestina. Richard Falk non cede alle intimidazioni di USA e Israele

Tel Aviv e Washington avevano fatto pressioni nei giorni scorsi su Richard Falk, esperto Onu, perché lasciasse, accusandolo come di consueto di antisemitismo. “Non intendo dimettermi e non vedo alcuna iniziativa formale per chiedere le mie dimissioni”, ha detto ieri alla stampa Falk, 82 anni, professore emerito alla Princeton Univerisity e da anni impegnato a monitorare le violazioni dei diritti umani da parte israeliana per il Consiglio dell’Onu per i Diritti Umani.
A far (nuovamente) infuriare Israele era stata la richiesta mossa da Richard Falk lunedì durante il meeting del Consiglio, sessione boicottata dalle rappresentanze israeliana e statunitense: un’indagine internazionale sul trattamento che Israele riserva ai prigionieri palestinesi. Non solo: due giorni fa l’inviato speciale dell’Onu aveva accusato Israele di imporre contro la Striscia di Gaza e il suo milione e mezzo di abitanti forme di punizione collettiva, che rappresenta un crimine internazionale. “La vivibilità di Gaza richiede un’attenzione immediata e non può essere lasciata alla mercè dell’occupazione israeliana. Il 70% della popolazione di Gaza sopravvive grazie agli aiuti internazionali e il 90% dell’acqua non è potabile”, aveva detto Falk nel suo intervento di lunedì.

Da cui l’accusa di antisemitismo, che Falk rispedisce al mittente definendola “maligna e offensiva” e ricordando a Tel Aviv che lui stesso è ebreo: “Attaccare chi invia il messaggio è un modo per distogliere l’attenzione dal messaggio stesso. Non sono disposto a farmi intimidire. Sembra che criticare Israele significhi essere un antisemita”.

L’amministrazione statunitense è subito intervenuta al fianco di Tel Aviv per chiedere le dimissioni dell’inviato speciale dal suo incarico in Palestina, mentre ad aprile era stato il Canada a premere perché lasciasse: Falk, dopo aver sottolineato che condannava l’attacco alla maratona di Boston come terrorismo, aveva aggiunto di voler indagare sull’odio verso la politica statunitense come possibile ragione dell’attacco.

Da tempo Israele ha dei seri problemi con Falk, autorevole personalità che non ha mai taciuto di fronte alle palesi violazioni contro la popolazione palestinese, a partire dalle offensive militari contro Gaza, nel 2008 e di nuovo nel 2012. Non solo: Falk è tra i sostenitori della campagna di boicottaggio contro lo Stato di Israele.
Fonte: Nena News

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