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Turchia: rilasciato il fotoreporter italiano Daniele Stefanini


E’ stato rilasciato Daniele Stefanini, 29 anni, il fotografo free lance livornese, picchiato dalla polizia turca e poi fermato durante la durissima repressione scatenata domenica scorsa a Istanbul dalle forze di sicurezza del governo Erdogan. La notizia del rilascio del fotoreporter italiano è arrivata questa mattina dalla sorella di Stefanini, Alessia; è stato lo stesso Daniele a telefonare la notte scorsa ai familiari a Livorno per informarli dell’avvenuto rilascio. Stefanini, riferisce sempre la sorella, dovrebbe rientrare questo pomeriggio a Roma. 

Paradossali, visto ciò che è accaduto al fotografo livornese e l’impressionante repressione scatenata dal regime turco nei confronti di chi protesta pacificamente, le parole di Gianpaolo Scarante, Ambasciatore d’Italia in Turchia: “Sono molto soddisfatto per come si è risolto il caso. Devo sottolineare che da parte delle autorità turche c’è stata grande collaborazione. Stefanini è stato rilasciato appena è stato appurato che non aveva commesso nessun reato e come succede in questi casi non è neanche stata avviata una procedura di espulsione”. Naturalmente il diplomatico italiano non ha fatto cenno del pestaggio al quale Stefanini è stato sottoposto così come a quelli inferti dalla polizia ad altri giornalisti turchi e stranieri arrestati negli ultimi giorni.

Raggiunto dall’agenzia Ansa mentre stava per salire sull’aereo che lo riporterà in Italia alle 14.20, Stefanini ha raccontato: ”Quando vedi cinque uomini con gli anfibi sulla tua testa ti spaventi, io sono stato fortunato ad altri e’ andata molto peggio. Il momento più brutto e’ stato quando mi hanno letto i capi d’accusa in turco, io non capivo, é stato molto angosciante”. “Mi hanno strappato la macchina fotografica dal collo, l’hanno gettata per terra, poi hanno gettato me per terra e mi hanno malmenato”.

A spiegare in maniera più dettagliata quello che gli è accaduto era stato lo stesso Stefanini in un lungo post pubblicato sul suo profilo su facebook. Intanto un ringraziamento alle ”splendide e umane persone’ a cui deve la sua liberazione tra cui ”un ufficiale di polizia umano”. Ma anche il racconto di quello che ”é stato un vero e proprio rastrellamento”. Scrive il livornese di non essere “stato ferito, ho preso sì tante mazzate ma i feriti seri sono altri”. E poi tanti ringraziamenti, in particolare per ”i compagni e le compagne di piazza Taksim, a loro va tutto il mio rispetto e la mia solidarietà”.
Stefanini rivolge poi il suo pensiero ”a chi come me, preso in stato di fermo, é ancora in questura a mangiare pane e marmellatine”. Domani ”incontreranno il Procuratore, ha pochissime prove, il capo di accusa é per tutti (circa 500 fermi in un giorno) uno, quello di resistenza a pubblico ufficiale e lancio di bottiglie, bastoni, pietre, biglie di vetro con la fionda, carote e bambole. (Poi mi devono spiegare come non si fa a non resistere a un pubblico ufficiale che ti prende ti sbatte al muro, ti pesta, ti mette i gomiti in bocca, ti schiaffeggia ti umilia… per loro il termine resistenza ha un’accezione negativa). E’ stato un vero e proprio rastrellamento”. Infine due rettifiche, una per spiegare che non é stato ferito, annunciando che ”a breve posterò le foto” di chi lo é stato realmente: ”Vertebre schiacciate, nasi rotti, occhi tumefatti etc”. L’altra per dire che non é ”stato trovato in terra da chi sa chi e portato in qualche ospedale chi sa dove, ma come tutti i ragazzi fermati sono stato trasportato via in pullman fino alla stazione di polizia dove un po’ per necessità un po’ perché non volevo rifinire direttamente caldo caldo in un posto a me ignoto, ho recitato la parte del moribondo (tanto tale ero) e così mi ci hanno trasportato in macchina tre poliziotti (…)”.

E naturalmente Stefanini ha rivolto un caldo ringraziamento ai suoi colleghi fotoreporter che ieri pomeriggio sono andati a chiedere la sua liberazione davanti all’ambasciata turca in via Palestro a Roma. 

Alle 18.30 di ieri una ventina di fotografi e qualche sparuto giornalista hanno srotolato uno striscione che recitava “L’informazione non si arresta” davanti alla rappresentanza diplomatica di Ankara. ”I colleghi fotoreporter esprimono la massima solidarietà nei confronti del fotografo Daniele Stefanini per quanto subito e per tutto ciò che sta accadendo in queste ore contro la sua persona – avevano scritto in una nota i manifestanti -. Consideriamo quanto accaduto al collega in queste ore una gravissima violazione sia del diritto d’informazione, inteso come strumento democratico, colonna portante della libertà di pensiero e di espressione di ogni democrazia, sia dei diritti umani che sono stati vergognosamente violati. (…) Le violenze subite dal nostro collega dimostrano quanto sia poco democratica ed efferata la politica conservatrice del governo turco”.

“Quanto sta accadendo inTurchiacontro i giornalisti e i fotoreporter e’ inconcepibile” aveva denunciato nelle stesse ore la Fnsi (Federazione Nazionale della Stampa Italiana) condannando “senza riserve” quelle che definisce “azioni di repressione in corso e le violenze e gli arresti dei giornalisti”. La FNSI nella nota diffusa ieri aveva chiesto un intervento del governo italiano finalizzato “sia al rilascio del collega sia all’apertura di un filone di trattamento umanitario verso i manifestanti feriti, sia per invocare la liberazione di tutti i giornalisti arrestati al solo scopo di impedirne il loro lavoro al servizio del pubblico”. 

La Fnsi “sostiene con forza – e’ detto nel comunicato – l’attività sindacale, professionale e civile dei colleghi del Turkiye Gazeteciler Sendikasi (Tgs)” e annuncia per giovedì 20 giugno, nel pomeriggio, un incontro con la stampa davanti all’Ambasciata turca a Roma, alla quale ha già aderito l’associazione Articolo21.

Anche Reporters Senza Frontiere (Rsf) ha denunciato ieri lo ”scatenamento della violenza della polizia contro i giornalisti”. In un comunicato Rsf ha precisato che almeno otto giornalisti sono stati arrestati domenica durante le manifestazioni a Istanbul, mentre l’associazione turca dei giornalisti (Tgc) denuncia che almeno 24 cronisti sono stati feriti finora.

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