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La polizia turca ha finito i lacrimogeni…

La polizia turca ha lanciato una gara “d’emergenza” per l’acquisto do 100mila cartucce per lacrimogeni, 60 veicoli equipaggiati con idranti: 45 idranti blindati ‘Toma’ e 15 Shortland, una versione più piccola. Molti idranti sarebbero stati danneggiati durante le proteste afferma il quotidiano turco Milliyet. La scelta di rifornirsi velocemente di strumenti atti alla repressione delle manifestazioni è stata presa dopo l’enorme uso fatto negli ultimi 20 giorni – 130mila lacrimogeni sparati – per sedare la rivolta scoppiata a Istanbul ed estesasi a ben 77 province turche. Di fatto il governo turco ha esaurito le scorte di gas CS e ha fortemente intaccato quelle di pallottole di gomma e granate stordenti.

Il Dipartimento forniture e manutenzione della polizia ha spiegato che per comprare i lacrimogeni e i veicoli blindati, verranno utilizzati i fondi discrezionali a disposizione del primo ministro se il ministero delle Finanze non darà il via libera per motivi di budget.

Intanto l’immagine interna e internazionale del ‘sultano’ Recep Tayyip Erdogan esce parecchio ammaccata dalla dura repressione scatenata contro le manifestazioni pacifiche dei giorni scorsi. Nelle ultime ore l’intensità delle proteste è assai calata e ovunque si segnalano proteste all’insegna dell”Uomo in Piedi’. Migliaia di persone si sono fermate in piazze, strade, centri commerciali, uffici di molte città del paese, restando immobili e silenziosi, a volte anche ore, a volte con un libro in mano. Una forma di resistenza civile inaugurata domenica a Taksim dal giovane coreografo Erdem Gunduz. Alcuni degli aderenti alla protesta simbolica sono stati fermati e denunciati dalla polizia anche se poi il ministro dell’Interno ha ordinato di lasciar fare, per ora. Ma ieri notte ci sono stati di nuovo scontri sia ad Ankara sia ad Eskhisehir e nei commissariati turchi continuano gli interrogatori di alcuni dei militanti del Partito Socialista degli Oppressi e di alcuni giornalisti arrestati nella maxiretata di inizio settimana. Scrive oggi sul Manifesto il giornalista Alberto Tetta: 

“Nuovi scontri hanno trasformato in campo di battaglia martedì notte la Eskisehir città universitaria tra Istanbul e Ankara nell’ovest del paese. La polizia in serata ha attaccato un corteo di circa 5mila persone che scandivano slogan «Taksim ovunque, rivolta ovunque» chiedendo le dimissioni del governo. Dopo le prime cariche un gruppo di circa 500 studenti ha reagito erigendo una barricata su via dell’università abbattuta qualche ora dalle ruspe del comune dopo una violenta carica, ma i ragazzi hanno continuato a resistere per tutta la notte per le strade della città fino alle cinque del mattino. Intanto rimangono in manette molte delle persone arrestate in questi giorni. Ieri pomeriggio il tribunale di Istanbul si è pronunciato sull’istanza di arresto di 20 membri di Çarsi un gruppo di tifosi del Besiktas molto attivi nelle proteste di questi giorni. Cinque di loro, tra cui i leader Bülent Ergenç e Cem Yakiskan rimarranno in carcere”.

Nonostante le manifestazioni di sostegno organizzate dall’Akp sabato ad Ankara e domenica a Istanbul i consensi per il premier e per il partito islamista-liberista sono in netto calo (dal 46% al 35%). Almeno così dice un sondaggio pubblicato da Zaman. Il direttore del quotidiano turco ha denunciato ieri di avere subito ”l’ira dei circoli vicini al governo”. “Se qualcuno mi avesse detto che un giorno sarebbe stato molto coraggioso pubblicare i risultati di un sondaggio che esce ogni mese non ci avrei creduto. Ma, purtroppo, questo giorno é arrivato” ha scritto Bulent Kenes. Zaman, uno dei principali giornali del paese, é di proprietà dell’assai influente movimento capitanata dal dignitario islamico Fethullah Gulen (che vive negli USA). Fino a qualche tempo fa ha sostenuto il governo Erdogan ma poi è passato all’opposizione. Il sondaggio indicava anche che una maggioranza della popolazione ritiene il governo Erdogan sempre più autoritario e invasivo della sfera privata dei cittadini, le libertà in calo, la stampa poco libera e teme di esprimere le proprie opinioni politiche. ”La triste conclusione cui giungo” scrive Kenes ”é che i circoli governativi e i simpatizzanti Akp non si preoccupano delle libertà in questo paese e delle condizioni di vita della gente che la pensa diversamente da loro”. Né, aggiunge, ”di un minimo rispetto degli stili di vita personali, della libertà della stampa, della libertà di espressione, dei diritti politici e delle libertà individuali”.

Il governo da parte sua prepara una legge per controllare le reti sociali e internet più di quanto non faccia già. La settimana scorsa circa 50 ragazzi e ragazze sono stati arrestati a Smirne e Adana per dei tweet ritenuti ‘sediziosi’. La nuova legge, ha detto il numero due del partito di Erdogan, Huseyin Celik, dovrà impedire la diffusione di ”messaggi di insulto” o ”falsi”, che ”provocano il popolo”. Secondo documenti confidenziali pubblicati da Taraf, il governo sta anche rafforzando i poteri dei servizi segreti: il Mit avrebbe già avuto l’incarico di individuare gli imprenditori vicini all’opposizione, in modo da impedire loro di ricevere commesse statali. Il Mit avrebbe già accesso ai dati personali dei cittadini archiviati da diverse amministrazioni pubbliche e i suoi dirigenti non possono essere indagati dalla magistratura senza una precisa autorizzazione del premier. Un nuovo protocollo ora dovrebbe consentire ai servizi, scrive Taraf, di intercettare ogni tipo di comunicazioni private. ”Benvenuti nella Repubblica Turca dello Stato di Polizia” scriveva ieri sul quotidiano Hurriyet il notista Serkan Demirtas.

Intanto la ‘curiosità’ dell’opposizione parlamentare si dirige verso la figlia del premier Erdogan, Semeyye, vista più volte accanto al padre in incontri politici e visite ufficiali. Secondo il quotidiano Sozcu il vicepresidente del principale partito di opposizione, il Chp, Sezgin Tanrikulu, ha presentato una interpellanza al governo chiedendo se Sumeyye Erdogan abbia ”un incarico ufficiale nel partito Akp o nell’ufficio del primo ministro?”. Secondo Sozcu, la figlia di Erdogan avrebbe un incarico di consigliere del padre, retribuito dallo stato 52 mila lire turche (circa 24mila euro) al mese. La figlia di Erdogan ha partecipato accanto al padre la settimana scorsa a due riunioni delicate con delegazioni che rappresentavano una parte dei movimenti sociali e di opposizione.

 

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