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Cina: imprenditore USA prigioniero dei suoi operai

E’ ancora in ostaggio dei suoi lavoratori Chip Starnes, 42 anni, dirigente statunitense di un’azienda di prodotti medici usa e getta che gestisce una fabbrica a Pechino. Starnes, comproprietario della Specialty Medical Supplies, azienda di Coral Springs, in Florida, è da 5 giorni trattenuto nella sua fabbrica dai ‘suoi’ operai; ha raccontato di essere stato costretto dalle autorità locali, che sono andate a parlargli, a firmare un accordo con cui ha accettato le rivendicazioni degli operai, che chiedevano lo stesso trattamento ricevuto da 30 lavoratori destinati gradualmente al licenziamento. Un centinaio di operai che, a detta del manager non hanno perso il lavoro. Ma che probabilmente lo perderanno viste le intenzioni dell’uomo.

I lavoratori, ora, attendono il bonifico e nel frattempo bloccano le uscite della fabbrica. “Mi sento come un animale in trappola” ha raccontato attraverso la finestra del suo ufficio, sbarrata. “Credo sia disumano quello che sta succedendo”. Il dirigente, però, ha anche detto al reporter della Cbs che oggi gli ha fatto visita che potrebbe riuscire a scappare, se lo volesse, ma che così probabilmente darebbe “l’impressione sbagliata in questo momento”. Ora, è in attesa dell’arrivo del suo avvocato. L’azienda sta gradualmente trasferendo il lavoro a Mumbai, in India, e i lavoratori, preoccupati dalle indiscrezioni su una possibile chiusura totale della fabbrica, hanno giustamente chiesto lo stesso trattamento delle persone che resteranno senza lavoro.

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1 Commento


  • aldo

    E se gli operai avessero o facessero la stessa cosa in Italia per impedire alle aziende di delocalzzare altrove?
    Qui non avviene,e con la complicità della triplice le aziende vengono delocalizzate nei paesi del terzo e quarto mondo.Questt’ultimo favorito dopo la caduta del muro d’oltrecortina.

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